Cristo non accetta le briglie

Il lungo scontro tra farisei e Gesù, in nome della legge, che il Figlio di Dio rovesciò. Il tentativo di rinchudere Cristo in una gabbia, senza riuscirci. MARCO POZZA

Lui è buono come il miele e loro ne assaporano il gusto pur senza volerlo mai assaggiare veramente: sono mosche cocchiere, si pensano generali d’armata di elevato spessore. S’attaccano a lui, son mosche sul miele: “Si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme“. 

Lui, il Maestro, è l’Uomo della nuova legge; scribi e fariseia — stimabili topi da biblioteca — sono un mausoleo ambulante e vivente della vecchia Legge, quella che “teniamo l’onore in casa”. Quella che, a dare retta a Cristo, non salva più: quando lo faceva, poi, salvava male. Non salvava affatto! La differenza tra Cristo e gli avversari, è una differenza di posizione: Cristo sta dentro ai problemi — in fondo alla scarpata, nel mezzo del dramma, dentro un marasma d’affanni, dolori —, loro stanno se ne stanno seduti a vedere cosa fanno gli altri. Per giudicare: “Perché – chiedono al loro Avversario — i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?“. Non hanno visto i corpi che prima erano sofferenti e adesso sono gaudenti, le carni spossate diventate gioiose, le membra fiacche divenute membra d’assalto. Assolutamente: i frutti dell’amore non li vogliono vedere. Vedono solo quello che fa comodo: le mani non lavate, le camice stirate male, le vesti stropicciate. 

Loro, i fotomodelli della legge, sono inappuntabili: profumati, vestito perfetto, un perpetuo intonare preghiere da quando spunta il sole a quando tramonta. Il cuore, però, è altrove. Non è per Lui, con Lui, in Lui: vorrebbero fare vedere questo, ma siccome non lo è affatto, Cristo glielo sbatte addosso. Senza il politicamente corretto, il loro riconosciuto marchio di fabbrica: “Ipocriti! Bene ha profetato Isaia di voi: Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me“. 

Detto così, pulito-pulito. Facciano quello che vogliono: nessun obbligo a seguirLo. Nessuno si azzardi ad imbrigliare Cristo: “Il vero dramma della Chiesa che ama definirsi moderna — annotava Papa Luciani, 33 giorni di stupore in accelerazione — è il tentativo di correggere lo stupore dell’evento di Cristo con delle regole”. Cristo porta negli occhi il grido della gente, l’urlo di chi ha il cuore affranto, l’emozione di chi era perduto ed è stato ritrovato. Il loro tentativo, invece, è ingabbiare Cristo dentro una formula, regolarizzare l’amore “Ipocriti!“, ribatte Cristo. Che serve lavarsi le mani, strusciarsi sui banchi, pettinarsi i capelli, recitare mille giaculatorie una dietro l’altra, viaggiare di santuario in santuario se poi il cuore non ama Dio? Va giù duro, il Cristo predicatore. Ma non molla: “Che me ne frega dell’igiene, della pulizia, di tutto il vostro galateo se poi non sapete amare? Tenetevelo!”.

Lui vuol mettere a nudo l’uomo, in ascolto di se stesso. “Spogliatevi dei preconcetti per venirmi appresso!” E’ un bellissimo modo di mettersi a nudo: “Ascoltare senza pregiudizi, distrazioni è il più grande dono che puoi fare ad un’altra persona”: è di Walt Disney, è Vangelo. Perché, sotto-sotto, a scribi e farisei Cristo vorrebbe far capire una cosetta semplice-semplice, visto che loro mettono prima il dogma del cuore, la legge prima dell’uomo: le persone che hanno pregiudizi all’inferno finiranno tutte assieme, nel medesimo posto. In un luogo comune. Lui, i suoi, li ha ammaestrati all’assalto dei cuori, non a pettinare le bambole: l’auto-lavaggio è il lusso di chi ha tempo da perdere. “Salvate il cuore: tutto il resto si salverà di conseguenza” chiosa Cristo agli amici dopo aver manganellato gli altri, venuti per auto proporsi: “Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando nell’uomo, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro” (cfr Mc 7,1-23).

A Cristo preme assai l’estirpazione del male; a loro preme l’igiene esteriore, quello che fa star buona la legge-scaduta. Le regole annoiano, Cristo è nato per provocare bruschi risvegli. Tra Cristo e gli avversari la differenza è minima. Loro aspettano che le cose accadano, Lui le fa accadere. La storia Gli darà ragione: lavare mani e posate è questione di galateo, sporcarsele è questione d’amore.

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