Nell’ultimo numero del 2018 il Financial Times ha pubblicato un mosaico di grafici sul tema “un mondo diviso”. La mappa elettorale italiana – mai come oggi sovrapponibile ai divari socioeconomici fra il nord e il sud della penisola – spiccava vicino al digital divide fra la Gran Bretagna urbana e quella rurale. Sempre nel Regno Unito, il 50% delle donne lavora in aziende dove il pay gap tocca il9%. L’India ha superato la Cina nella graduatoria dei paesi con l’aria più inquinata, ma in entrambe le Tigri asiatiche oltre il 98% della popolazione vive con standard di respirabilità non compatibili con quelli fissati dall’Organizzazione mondiale per la sanità. E così via: per “polarizzazioni”, ha annotato il quotidiano della City, preoccupato per la crescente “ingovernabilità” del pianeta.
Papa Francesco – che nel messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace ha rivolto l’ennesimo richiamo ai governanti – evita da sempre il gergo da ufficio studi e usa invece una parola semplice e inequivocabile: “diseguaglianza” tra uomini di uno stesso mondo. È la diseguaglianza crescente la condizione critica dell’umanità odierna: il Pontefice lo ripete dal suo primo giorno. Anche nell’anno appena concluso non ha mai perso occasione di indicare il contrasto alle diseguaglianze come priorità umana – prima che politica – in un mondo scosso, instabile.
Il premier italiano Conte, alla sua prima udienza a metà dicembre, ha raccontato che il Papa gli ha parlato di questo (e ha ribadito il concetto nei giorni di Natale a proposito della situazione di Roma, la sua diocesi). Nella lunga intervista rilasciata in settembre al quotidiano economico Sole 24 Ore – una “quasi enciclica” – l’idea-forza è stata: “Serve un nuovo ordine economico e la riduzione delle diseguaglianze”. “La democrazia non si coniuga con la plutocrazia”, in un mondo fratturato fra pochi ricchi e molti poveri: così Francesco in autunno alla Pontificia Accademia delle Scienze.
Una globalità sempre più diseguale mette a rischio i beni più alti: la libertà e quindi la pace. Il nesso è chiaro evidente nella lunga serie di denunce-raccomandazioni nel messaggio di Capodanno: “Corruzione – nelle sue molteplici forme di appropriazione indebita dei beni pubblici o di strumentalizzazione delle persone – negazione del diritto, non rispetto delle regole comunitarie, l’arricchimento illegale, la giustificazione del potere mediante la forza o col pretesto arbitrario della ‘ragion di Stato’, la tendenza a perpetuarsi nel potere, la xenofobia e il razzismo, il rifiuto di prendersi cura della Terra, lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali in ragione del profitto immediato”. Non può esserci alcuna “buona politica” se non nel perseguimento realistico e attivo del bene comune, cioè nella riduzione delle diseguaglianze.
L’enciclica Laudato si’ compirà in giugno quattro anni di annuncio pastorale e il successivo 1 settembre si celebrerà una nuova edizione della Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, appositamente istituita da Papa Francesco. Il quale, se ne può star certi, ripeterà che il Creato è di tutti e per tutti. Uguali.