“Orderrrr!”. Non sembra un caso che questo grido dello speaker della Camera dei comuni, che si è sentito durante i recenti dibattiti sulla Brexit e sulla mozione di sfiducia a Theresa May, sia diventato un fenomeno virale. Il video con le grida dell’eccentrico John Bercow, che cerca di mettere ordine nei dibattiti, ha ricevuto decine di migliaia di clic. È paradossale che ciò che più interessa del Regno Unito sui social network, in un momento in cui i politici del Paese sembrano determinati a consumare un suicidio di ispirazione nazionalista, sia l’episodio di un personaggio che cerca di far andare avanti un dibattito.
Non sembra nemmeno un caso che l’altro personaggio del momento sia Marie Kondo, la consulente giapponese che, attraverso la sua serie su Nextflix, ci consiglia come mantenere la nostra casa e, di conseguenza la nostra vita, in ordine. La #10yearschallenge (l’ultima sfida sui social network che consiste nel pubblicare una foto attuale e un’altra di dieci anni fa per vedere le differenze) ci ha colti tutti più desiderosi di ordine rispetto al 2008. Perché capiamo sempre meno il mondo e perché, in molte occasioni, puntiamo a difenderci da esso, a trovare una “opzione rifugio” che possa metterci al sicuro dai nuovi barbari.
Le conseguenze nefaste di ricercare una “opzione di rifugio” a tutti i costi sono sotto gli occhi di tutti nel Regno Unito. La Brexit, che avrebbe trasformato la Gran Bretagna in un’oasi, la sta facendo diventare un labirinto diabolico. È difficile che la May possa presentare il 29 gennaio un nuovo piano di uscita dall’Unione europea che abbia sufficiente sostegno. E il mese di aprile, con la disastrosa possibilità di una Brexit senza accordo, si sta avvicinando. Fortunatamente, l’Unione europea si mantiene ferma, non cambia le condizioni e pone il nazionalismo britannico di fronte alle sue stesse contraddizioni. I politici britannici non si rendono conto che ci sono solo tre opzioni: una Brexit brutale senza un accordo che li lascerebbe assolutamente soli e molto indifesi in un mondo globalizzato, accettare l’accordo di transizione (che significa non lasciare l’Unione del tutto, ma anche non avere i suoi vantaggi) raggiunto con Bruxelles o tornare indietro, indire un altro referendum e rimanere nell’Unione.
Politici laburisti e conservatori, sembra anche una parte importante della società britannica, sono soggiogati dallo spirito della reazione. Forse anche molti spettatori di Marie Kondo. Da ogni parte proliferano coloro che, di fronte alla confusione, chiedono un ritorno ai principi e ai valori della tradizione, all’ordine.
Questo spirito della reazione non è qualcosa di nuovo ed è molto simile allo spirito della rivoluzione. Uno vuole fermare la storia, un altro vuole accelerarla. I reazionari non sono conservatori, sono radicali quanto i rivoluzionari. Sono ossessionati dalla decadenza dei tempi bui che hanno distrutto un passato in cui tutto era a posto, dove le persone conoscevano il loro posto nel mondo. Lo spirito reazionario non riconosce nelle circostanze presenti un’occasione e una vocazione, vede solo rovine. È dominato dalla nostalgia, cosa che rende il reazionario una figura assolutamente moderna e non tradizionale. La nostalgia interpreta ogni evento come un argomento inconfutabile del fatto che la luce degli altri momenti è scomparsa e tutto è nelle tenebre. Ogni cosa nuova è pericolosa, minaccia le essenze che stanno per scomparire. Per questo occorre mettersi al sicuro.
La nostalgia non può mai essere smentita perché è rimasta senza tempo, non è mai disposta a fare un esercizio di discernimento razionale su ciò che sta accadendo. La nostalgia ha già deciso che non può accadere nulla di nuovo, che non c’è nessuna provocazione da attendere. Non è solo il male dei Brexiters, ma è anche quello dei nazionalisti indù, degli ebrei ortodossi, degli islamisti, di una corrente sempre più importante tra i protestanti e i cattolici.
Per lo spirito reazionario la storia ha cessato di essere una vocazione, la storia è ciò da cui si deve fuggire per ricostruire il “mondo che abbiamo perso”. È il sogno di ripercorrere la strada al contrario, di tornare a un bivio che è stato lasciato alle spalle e di prendere “il percorso che non abbiamo intrapreso”. Che la storia faccia il suo corso, noi – raccomanda lo spirito reazionario – correggeremo le decisioni prese da una modernità smarrita. Correggiamo la libertà sbagliata nel momento in cui si è verificato l’errore per recuperare il disegno divino sulla storia. Il problema dello spirito reazionario è che ha una visione molto moderna, molto razionalista, della libertà di Dio e della libertà dell’uomo.
Sant’Agostino in parte scrisse “La città di Dio” per coloro che credevano che la caduta di Roma fosse una conseguenza del “sentiero non preso”, del “mondo che si era perso” abbandonando gli dei della tradizione. E ai suoi lettori ha ricordato che la divina provvidenza è quella che fonda i regni della terra. I regni del presente, non quelli del passato.