La settimana scorsa i titoli di molti giornali sono stati concordi nel dire che “è stato scoperto un pianeta che non dovrebbe esistere”. In questo modo la stampa ha riportato il contenuto di un articolo pubblicato sulla rivista Science da un gruppo di astronomi spagnoli e tedeschi. Gli scienziati, dopo aver studiato i sistemi solari delle nane rosse, erano rimasti sorpresi dalla presenza di un corpo celeste, il GJ 3512b. A “solo” 30 anni luce da noi, questo pianeta, per dimensioni e massa, non dovrebbe essere dove si trova. “Non coincide con i modelli teorici” finora utilizzati, spiega l’articolo. Il modello stabilisce che “attorno a una piccola stella, si formano numerosi piccoli pianeti, in ogni caso delle dimensioni della Terra”, ma non un pianeta gigante. Ora si sta lavorando per riformulare il modello.
La relativa facilità con cui un nuovo oggetto celeste trasforma il sistema complessivo degli astronomi contrasta con le resistenze che si verificano nel campo della convivenza, della vita in comune, della politica o del diritto, nell’accettare nuovi fenomeni. Nella politica e nella vita sociale c’è spesso la prevalenza dell’idea sulla realtà.
È stata proprio l’astronomia moderna, e in particolare il metodo teorizzato da Galileo a imporre, secondo Finkielkraut, il dominio della “ragione come sperimentazione sulla ragione come esperienza”. Quella di Galileo era “nientemeno che una tesi generale sull’essere e una riforma della conoscenza. Con essa nasce un nuovo concetto di scienza (…) ed è il Tutto ciò che dovrebbe essere letto come un libro di matematica”. Il mondo matematico ideale, il modello, viene quindi considerato come l’unico mondo reale. Tutto questo è cambiato sostanzialmente. Il pluralismo dei metodi è stato imposto nella comunità scientifica (non nelle scienze sociali). È più facile che abbia più spazio la ragione dell’esperienza.
Due eventi, accaduti quasi contemporaneamente alla pubblicazione dell’articolo di Science, mostrano la mancanza di flessibilità nel trovare, in altri ambiti, nuovi modi per riconoscere i “pianeti” che non dovrebbero esistere. Il primo è stato la nuova sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (Cgue) sul cosiddetto diritto all’oblio e il secondo la posizione del nuovo partito, Más País, che parteciperà alle elezioni politiche spagnole di novembre.
Nel 2014, la Cgue aveva emesso una sentenza pionieristica, in risposta a un ricorso spagnolo contro Google, in cui si chiedeva alla società statunitense di eliminare l’accesso a determinati dati di persone fisiche. La sentenza assicurava il diritto di rettifica e la cancellazione o il blocco dei dati personali non solo quando “i dati sono inesatti”, ma anche quando “inadeguati, non pertinenti ed eccessivi”.
Compaiono due nuovi “pianeti”: una società in grado di fornire informazioni globali, che non è nei vecchi modelli dello Stato-nazione, e un nuovo diritto. La soluzione che è stata arbitrata nel 2014 è stata parziale e insoddisfacente perché è Google che, da allora, ha deciso quali richieste di cancellazione soddisfare. La sentenza della Cgue della scorsa settimana limita ancora una volta il diritto all’oblio di fronte a un reclamo di Google. Assicura che la cancellazione può essere effettiva quando si accede ai dati tramite un motore di ricerca europeo. La Cgue sostiene di avere competenze solo in questa regione del mondo e che nelle altre vigono altri diritti. Sicuramente la Corte non aveva altra possibilità, ma la sentenza documenta la sua impotenza. È sufficiente utilizzare un motore di ricerca esterno all’Ue per accedere ai dati. Una sovranità nazionale o regionale, un diritto per un modello superato, con soggetti giganti e globali come Google, non funziona più.
In Spagna, il ritorno al voto per la quarta volta in quattro anni è stato conseguenza dell’incapacità dei leader dei cinque partiti nazionali di raggiungere un accordo. Il sistema bipartitico ha subito un “collasso gravitazionale”. E chi aveva la massima responsabilità di formare il governo, Pedro Sánchez, non ha trovato altra soluzione se non quella di chiedere agli elettori un risultato più rotondo per evitare altri blocchi. Gli spagnoli questa volta devono votare bene in modo che il risultato si adatti al vecchio modello.
A complicare le cose, la scorsa settimana è apparso un sesto partito, Más País, con la possibilità di ottenere una rappresentanza parlamentare se non importante almeno in grado di rendere ancora più difficile la formazione di una maggioranza. Más Madrid, lista nata da una scissione di Podemos e che guiderà Más País, si presenta come una formazione che va oltre la tradizionale divisione tra sinistra e destra. Ma il suo leader, Iñigo Errejón, prima di presentare il programma, ha già annunciato che metterà il veto a qualsiasi accordo che includa i partiti di destra. Veto che arriva quando, secondo tutti i sondaggi, né il blocco a destra, né quello a sinistra avranno la maggioranza e quando sarebbe più che mai necessaria una vera trasversalità.
In questo caso, a differenza di quanto è accaduto con il GJ 3512b, poiché il “pianeta” non dovrebbe esistere, semplicemente non esiste. Il modello, la ragione sociale vigente, si impone sull’esperienza. E non restiamo senza possibilità di conoscere l’universo di quanti abbiamo più vicino.