La presentazione che abbiamo fatto giovedì scorso a Napoli del Manifesto “Cambia, Cresce, Merita. Un nuovo Sud in una nuova Europa” ha portato in primo piano il lavoro quotidiano e ostinato di quanti, di fronte ai problemi e ai drammi che vive il Mezzogiorno d’Italia, non si rassegnano ma operano concretamente per costruire un futuro migliore per sé e per le proprie comunità. È il Sud di cui l’Italia ha bisogno, il Sud protagonista della ricostruzione economica, civile, morale del nostro Paese, il Sud che, rinnovando prima di tutto se stesso, chiede uno sforzo corale di tutta la comunità nazionale per un nuovo impegno straordinario per il Mezzogiorno.

Così, nell’Aula Magna della Federico II a San Giovanni a Teduccio, abbiamo ascoltato per prima la scrittrice Viola Ardone che ci ha raccontato dei bambini napoletani che nel ’46, trasferendosi per qualche mese presso famiglie del Nord Italia, poterono vivere un’esperienza di crescita difficile ma vitale che avvicinava Sud e Nord.

E poi Margherita Federico, giovane imprenditrice agricola di Rossano Calabro, che con altre donne imprenditrici ha costituito una rete di produzioni di qualità sfidando ostacoli burocratici e carenze infrastrutturali.

Stefano Consiglio ci ha raccontato l’esperienza concreta di progetti di rigenerazione urbana attraverso formazione e cultura in quartieri difficili, mentre Giovanni Sgambati ha portato la lotta dei lavoratori per far ripartire le imprese in crisi e non perdere realtà produttive fondamentali per il Meridione.

E poi Cesare Moreno, che ci ha fatto toccare con mano cosa significhi ricostruire percorsi scolastici con bambini, ragazzi e adulti in situazioni estreme di povertà e deprivazione, mentre Gaetano Manfredi ha testimoniato i risultati che si possono ottenere impegnandosi a rinnovare l’università per portarla a traguardi di eccellenza didattica e scientifica su cui pochi credevano.

Siamo così arrivati al confronto tra tre piani diversi del rinnovamento del Sud: quello, con Laura Valente, dei beni culturali e del ruolo che possono giocare per la qualità della vita dei quartieri e per la crescita culturale e sociale dei giovani; quello delle Ict e dell’innovazione tecnologica, dove Giorgio Ventre ci ha introdotti nel mondo dei nuovi mestieri e delle loro ricadute sullo sviluppo del territorio; quello, con Vincenzo Boccia, dell’industria, della sua centralità come motore della crescita produttiva e occupazionale, del valore del lavoro come fattore di identità personale e di riscatto sociale.

Per concludere poi con Cristina Donadio che, accompagnata da Marco Zurzolo al sassofono, ci ha recitato un brano di Enzo Moscato sulla rivoluzione napoletana del 1799, un momento di grande generosità che, pur nel suo epilogo tragico, ci parla delle energie di cambiamento che il Mezzogiorno esprime e su cui anche oggi dobbiamo far leva.

Un Sud in movimento, questo quello che abbiamo voluto dire con il Manifesto: certo, il Mezzogiorno ha bisogno del contributo della comunità nazionale in termini di maggiori investimenti pubblici e privati, ma sa anche che esso stesso deve rinnovarsi, superando i canali tradizionali che hanno fatto un cattivo uso delle risorse, per costruire istituzioni che si pongano a sostegno, non a ostacolo, delle energie vive della società meridionale.

Il Manifesto vuole contribuire a dare voce a un Sud che non ama l’assistenzialismo, al contrario vuole essere protagonista del futuro d’Italia e d’Europa. L’associazione “Merita – Meridione Italia”, che lo ha promosso, ha l’obiettivo di offrire un luogo di discussione e di proposta a tutti coloro che, al Sud come al Nord, sono convinti che l’Italia, per crescere e progredire, ha bisogno di riscoprire i motivi profondi – culturali, sociali, economici – del suo essere comunità nazionale.