NEW YORK — Prima che il sessantotto ribaltasse la coscienza ed i criteri di conoscenza di tutti noi teenagers, gli americani erano “buoni”. Lo erano perché, oltre ad aver combattuto per la loro indipendenza ed essersi lanciati in un “coast to coast” a dir poco avventuroso alla scoperta di una terra ignota, avevano liberato il nostro paese da fascisti e nazisti e lo avevano salvato dai comunisti. Inoltre con l’European Recovery Plan (il cosiddetto Piano Marshall, dal nome del segretario di Stato al tempo della presidenza Truman) avevano dato l’abbrivio alla ricostruzione post bellica passandoci tra una Lucky Strike, una CocaCola e una gomma da masticare, un modo di intendere e vivere l’economia tutto proteso alla ricerca del benessere. Cosa che, dopo la seconda guerra mondiale, appariva come un sogno. Ed anche se questi americani avevano avuto i loro momenti (storici) di cattiveria, come con i popoli nativi, gli “Indiani”, e con gli schiavi dell’Africa, poi era arrivato Lincoln – uno “buono” – a rimettere le cose a posto.
Adesso il sessantotto non c’è più. Neanche Lincoln né Truman ci sono più, e le Lucky Strike non se la cavano bene proprio per niente. Adesso c’è Trump e l’America è tornata ad essere “cattiva”, cattiva come non mai. L’elenco dei misfatti (veri o presunti) imputabili al presidente, il documento della sua cattiveria, si allunga di giorno in giorno. Al punto che siamo arrivati al tentativo da parte dei Democratici di incriminarlo. L’impeachment. E le azioni legali volano copiosamente anche tra i fedelissimi di Donald ed i loro collaboratori. Intendo quei quattro gatti rimasti nella squadra che Trump continua a rimaneggiare, tra uscite volontarie ed espulsioni a calci nel sedere.
Adesso sembra essere il turno di Rudy Giuliani, il repubblicano di ferro che persino i liberalissimi e democraticissimi newyorchesi avevano amato. Settimana scorsa la magistratura ha preso per il collo Lev Parnas e Igor Fruman, due stretti collaboratori dell’ex sindaco di New York ed ora legale di fiducia di Donald Trump. Accusa, “Violating campaign finance laws”, violazione di norme finanziarie inerenti campagne elettorali, manovre sporche con l’Ucraina per spargere fango sui Democratici.
Ma l’Ucraina è solo l’ultima manifestazione della “cattiveria” montante. Pensiamo alla drammaticità della questione immigrazione, alla volontà trumpiana di erigere un muro per tenere le distanze con chi questo paese – secondo lui – non se lo merita. Pensiamo alle recrudescenze razziali, alla totale mancanza di interesse rispetto alle problematiche ambientali. E da ultimo all’abbandono di quelli che erano stati probabilmente gli alleati più fedeli nella lotta all’Isis, i curdi. I curdi, lasciati incomprensibilmente in pasto ai governanti turchi, che in qualunque angolo della storia si vada a guardare son sempre stati “cattivi”. Incomprensibilmente per noi, ma probabilmente non per Trump ed Erdogan. Tra “cattivi” ci si intende, o quantomeno ci si capisce. Ma la gente comune no, la gente comune questa storia dell’abbandono dei curdi non l’ha proprio capita. Penso che farà più danni all’amministrazione questo tradimento piuttosto che il presunto tentativo di corruzione del presidente ucraino. Impeachment o meno. Perché tradendo i curdi per i turchi l’America decide di schierarsi ufficialmente con i “cattivi”.
“Cattivi”, cioè prigionieri. Del resto la parola “cattivo” non ha altri significati.
The Land of the Free, la terra dei liberi diventa prigioniera di se stessa, asservita a logiche di potere, al tornaconto ed agli interessi di alcuni (dell’1%, direbbe Sanders).
Peccato. E certamente la “cattiveria” di Trump non è di aiuto.
La grandezza di questo paese è sempre stata nell’insaziabile desiderio di scoprire, di andare avanti, di raggiungere la luna. Con la certezza che non c’è strada verso la felicità senza libertà.
God Bless America!