Continuare a creare opportunità di incontro tra imprese; far partire le Zes, zone di sviluppo speciale di tipo sussidiario, già istituite, ma bloccate da lacci e lacciuoli burocratici; creare borse di studio per giovani della sponda sud del Mediterraneo per specializzarsi nelle grandi e prestigiose università meridionali. Sono queste alcune proposte emerse dalla manifestazione “i Giorni del Sud. Il Mezzogiorno incontra il Marocco”, che martedì e mercoledì di questa settimana ha radunato istituzioni (erano presenti tra gli altri i ministri Vincenzo Amendola e Paola De Micheli e alcuni esponenti dell’Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà), imprenditori del territorio campano e del Marocco, amministratori di infrastrutture e agenzie di interscambio, e altre personalità della cultura e della società, con lo scopo di dare impulso a un partenariato forte tra le regioni del Mezzogiorno e i Paesi del Sud del Mediterraneo, perché le comunità che ne fanno parte continuino a crescere economicamente e culturalmente.

La due giorni, promossa dalle Confindustrie di Napoli e Caserta e dalla Fondazione per la Sussidiarietà, ha avuto un risvolto anche operativo, ospitando incontri tra imprese, stakeholder e operatori commerciali e culturali marocchini e italiani.

Parlare di sviluppo dell’Italia significa essenzialmente parlare dello sviluppo del suo Meridione. Lo si è detto più volte su queste pagine, sottolineando anche che non esiste un Sud, ma che ci sono tanti Sud. Aree più o meno sviluppate, con vocazione agricola piuttosto che turistica; con spirito imprenditoriale innovativo, o più legato a economie tradizionali. Ci sono provincie più effervescenti come Napoli, Bari, Palermo, e altre che sono meno dinamiche. Oltre a esserci diversi Sud, esistono anche più idee di Sud. C’è chi lo vuole tutelato dall’alto, assistito; c’è chi invece ne vede tutte le potenzialità perché torni a ridare impulso al suo sviluppo. È giusto parlare di “vedere”, perché questa immagine di Meridione nasce da un realistico andare a guardare, indagare, accorgersi, come è successo con “i Giorni del Sud”.

Nessuno si nasconde i gravi problemi del nostro Meridione, a partire dal suo spopolamento, come ha sottolineato Adriano Giannola, presidente della Svimez, ragionando sull’esodo di “cervelli” giovani e preparati verso il Nord Italia. È vero anche che, come ha sottolineato in ministro Amendola, l’Europa, spaventata dall’estremismo di alcuni settori del mondo arabo, ha “alzato la sua cintura” ritirandosi dal Mediterraneo.

E poi, come dare soldi a giovani extracomunitari quando mancano ai nostri? Occorre capire che formando le classi dirigenti di paesi in via di sviluppo con il 50 per cento della popolazione sotto i 50 anni, si diventa, nel tempo, loro partner privilegiati sul piano economico e politico, come era già avvenuto negli anni ‘60 e ‘70. Del resto, questo è ciò che faceva, negli anni del dopoguerra, Giordano Dell’Amore, presidente della Cariplo a Milano con il Finafrica, e che facevano, nel loro piccolo fino a dieci anni fa con la Scuola Euromediterranea, Altis dell’Università Cattolica e la Fondazione per la Sussidiarietà insieme alle Camere di Commercio di Milano e Napoli.

Ora è arrivato il momento favorevole perché il Sud, da periferia di Bruxelles e di Roma, ritrovi la sua vocazione di protagonista in questa vasta area. Innanzitutto perché il raddoppio del canale di Suez ha fatto sì che zone rese marginali tornassero al centro dei commerci mondiali. Oltre che per i commerci, il Sud può diventare il cuore di un nuovo processo di sviluppo, anche nel settore dell’energia. Pensiamo agli oleodotti che attraversano il Mediterraneo, o alle energie alternative, che vedono le regioni meridionali sfruttare al massimo le loro caratteristiche ambientali, come il sole, il vento o il mare. O pensiamo al turismo con risorse naturali, di arte e cultura uniche al mondo. In tutto ciò non bisogna dimenticare la vitalità commerciale e tecnologica di molte imprese campane e al balzo in avanti sulla via dello sviluppo di paesi, come ad esempio il Marocco.

I Giorni del Sud ha accolto questa prospettiva mettendosi in controtendenza, in un clima di grande irresponsabilità e pressapochismo, quando si riesce al massimo a invocare aiuti di Stato.