L’incontro dell’Angelo con le donne, il mattino di Pasqua, ha avuto un impatto così forte nell’immaginario del popolo di Dio da ritagliarsi un giorno ad hoc in cui essere ricordato. Pasquetta è il momento in cui l’evento della Resurrezione comincia a lasciare spazio alla riflessione, al dialogo, tra coloro che di quell’inaudito fatto si ritrovarono ad essere testimoni.
Ma qual è il senso di questa festa? Che cosa colsero le donne e i discepoli nei dialoghi con l’Angelo che prima non avevano mai colto? È difficile dirlo con gli strumenti della ricerca scientifica, ma è possibile – ovviamente senza alcuna pretesa di verità – ipotizzare qualcosa di più, tentando la via dell’immedesimazione, del paragone fra la loro esperienza e il nostro cammino quotidiano.
Dopo la sorpresa della Resurrezione, quello che evidentemente accadde fu la percezione di trovarsi davanti a ben di più di un “ritorno in vita” di una persona cara: essi cominciarono quel mattino a percepire che qualcosa che avevano sempre creduto e compreso in un certo modo non era così, si faceva largo in loro una conoscenza e una coscienza nuova. Ma riguardo a cosa?
Il tema, evidentemente, era quello della fine, della morte. Da sempre erano stati abituati che tutto aveva una fine, una data di scadenza. La morte, insomma, era il fato della vita, il suo destino, e nessuno osava pensare che l’amore, l’amicizia, la passione e l’impegno ne fossero esenti. L’uomo vero è colui che ben sa che tutto ha una durata, che anche la cosa più nobile e bella sarà inesorabilmente segnata dallo scorrere del tempo che – impietoso – la porterà a compimento.
Ebbene, quella mattina le donne e i discepoli sperimentarono l’esistenza di un’energia, di una forza, per la quale la morte non era la fine, bensì il confine dell’esistenza. Per la prima volta dovettero familiarizzare con la possibilità che, nel rapporto con quello strano Mistero, il loro matrimonio, il loro lavoro, la loro amicizia, la loro stessa comunità (!) aveva un’altra possibilità. C’era qualcosa più grande della morte e questa cosa più grande era Dio. In un attimo fu lampante che questa grande Presenza ribaltava tutte le gerarchie con cui erano abituati a guardare le cose: Dio smetteva di essere una causa cui dedicarsi, un ideale con cui plasmare il mondo, un modello da applicare o un censore esigente da seguire. Improvvisamente Dio diventava una priorità affettiva: era l’amicizia con Lui a trasmettere e a donare una forza di eternità ai desideri dell’uomo, era il rapporto con Lui a introdurre nel tempo la Grazia, un dono gratuito per il quale – senza che nessuno ne avesse merito – la realtà non era condannata ad essere inghiottita da un buco nero, ma aveva una seconda possibilità.
Questo però, e quel mattino neanche tale dettaglio dovette sfuggire, diceva una verità ancora più sconvolgente: il fatto che, agli occhi di Dio, quello che loro avevano fatto, quello che avevano costruito, le cose che avevano intessuto e amato, avessero valore. Per Dio l’umano contava qualcosa, talmente tanto che Egli non voleva lasciarlo perdere, non voleva che andasse perduto.
Da quel colloquio con l’Angelo, la mattina di Pasqua, le donne e gli apostoli intuirono tanto, ma forse ciò che li colpì di più fu la percezione netta della dignità che aveva agli occhi di Dio non solo il loro desiderio, ma anche il fragile tentativo di risposta che avevano iniziato a perseguire. D’un tratto si resero conto che non era vero che quello che avevano sofferto o pianto non contasse niente, ma che esisteva Uno per cui quello era tutto, così tutto da valere il sacrificio della propria vita.
Gesù era morto perché i loro ironici tentativi di vita non cadessero nel nulla. E adesso la palla, come un fulmine a ciel sereno, passava di nuovo a loro: erano disposti a farsi afferrare da quell’Uomo? Erano disponibili a fidarsi di Lui?
A ben vedere, di ritorno dal sepolcro, la gioia della scoperta fatta apriva in realtà un nuovo fronte nella loro vita: quello imprevisto di dover scegliere se andare davvero dietro a quell’Uomo. Oppure lasciare perdere tutto e tornare a casa. Quasi fosse stata un’illusione, quasi fosse stata una cosa così vera – e desiderabile – da sembrare in fondo impossibile. Che Pasquetta amici! E noi che pensavamo di cavarcela con gli avanzi della festa o una bella gita… avevamo fatto i conti con tutto, ma non con Uno che – dalla notte di Pasqua in poi – ha scelto semplicemente di esserci.