Domenica si terranno le elezioni in Spagna, che rappresentano una prima volta per diversi aspetti. La prima volta con cinque partiti nazionali che possono ottenere più del 10% dei voti. La prima volta dopo un serio tentativo di secessione di una parte del territorio (Catalogna). La seconda volta in cui a una settimana dal voto c’è una percentuale di indecisi tra il 25% e il 30%. Tutto ciò a causa di una sorta di “curvatura nel tempo e nello spazio” elettorale. Il voto che identifica gli elettori con un certo partito per via dei loro valori o delle loro istanze è scomparso. Se vogliamo raggiungere determinati scopi con il nostro voto, in uno scenario di cinque formazioni, con un alto tasso di indecisi, il tempo e il luogo in cui si sceglie il voto sono sempre più importanti. Quanto più tardi e con più informazioni disponibili, tanto sarà meglio. In questo contesto è anche determinante la circoscrizione elettorale in cui si vota (il sistema elettorale spagnolo è quasi un maggioritario puro nelle piccole circoscrizioni e quasi un proporzionale puro in quelle grandi).
Facciamo un tentativo di simulazione tenendo conto degli obiettivi di un determinato elettore e dei dati disponibili. Prendiamo un elettore il cui primo criterio sia ridurre la crescente polarizzazione nella vita politica spagnola, riducendo il peso degli estremi. Con il suo voto vorrebbe dare meno spazio all’etica che si nutre di un’unica questione (antifascismo, cambiamento climatico o femminismo come il tema in cima a tutti gli altri), limitare la tendenza al marcare i nostri segni identitari con l’esclusione, perché la democrazia è incompatibile con la nozione di nemico. Questo elettore riconosce che l’intreccio dei destini collettivi ci impedisce di definire il nostro bene come il rovescio del male degli altri. È preoccupato dalla scomparsa del noi comune e dalla possibilità che, nel medio o lungo termine, la crescita dell’indipendentismo in Catalogna provochi una secessione. Vuole un processo di reintegrazione della maggior parte dei catalani in un quadro comune, con un consenso tra i costituzionalisti e allo stesso tempo è disposto a dare un’interpretazione flessibile del testo costituzionale per mantenere un consenso di base.
Il nostro elettore ha visto con preoccupazione il fatto che il Psoe, durante gli otto mesi in cui ha governato, contro la sua migliore tradizione, ha flirtato con l’indipendentismo per portare avanti il suo progetto di bilancio. Apprezza i socialisti come un freno importante all’ascesa del populismo che è aumentato in Europa, ma è preoccupato dal loro statalismo e si trova a disagio con il loro uso della memoria storica. Ha alcuni dubbi sulla loro capacità di gestire una nuova crisi economica (dopo l’esperienza di Zapatero).
Questo elettore è preoccupato anche del crollo del Pp come partito essenziale nel sistema democratico. È profondamente scandalizzato dalla corruzione di cui è stato protagonista, dal suo profilo eccessivamente tecnocratico, dalla sua mancanza di apertura alla società. Pensa che abbia gestito in modo positivo, ma anche grigio, la crisi (un salvataggio solo parziale, focalizzato sul sistema finanziario, in una Spagna in cui sono cresciute le disuguaglianze). L’elettore tipo valorizza l’emergere di Ciudadanos come partito cerniera che potrebbe temperare gli estremi, ma è preoccupato dalla sua inconsistenza ideologica e sospetta che la sua strategia di confronto in Catalogna non serva a risolvere il problema.
Il nostro elettore ama la libertà (economica, educativa e di qualsiasi tipo), l’iniziativa sociale, riconosce che il suo sistema di credenze non può essere garantito da nessun partito o governo, condivide il consenso socialdemocratico-liberale nella politica economica, è europeista, rifiuta la stigmatizzazione dell’immigrato ed è consapevole che la Spagna ha bisogno di un ampio piano di riforme.
Cosa può fare il nostro elettore tipo? Le informazioni di cui dispone non lo aiutano. Le proiezioni parlano di un possibile blocco. Le probabilità di una maggioranza di destra (Pp, Ciudadanos e Vox) sono basse: 17%. I voti per Vox nelle circoscrizioni con meno di cinque deputati non gli danno seggi, ma li tolgono al Pp (fattore temporale). La probabilità di una maggioranza della sinistra senza indipendentisti (Psoe, Podemos, Coalizione Canaria e Pnv) è bassa, ma non tanto: 35%. Le probabilità di una maggioranza del Psoe con Podemos e gli indipendentisti sono alte: 75%. Le possibilità teoriche di una maggioranza Psoe-Ciudadanos sono alte, ma Ciudadanos ha promesso che non ci sarà alcun accordo con questo Psoe (c’è da supporre che lo farebbe con uno Psoe pienamente costituzionale).
Se il nostro elettore votasse il Psoe sosterrebbe l’opzione al momento vincente, quella dei socialisti con gli indipendentisti. Votando socialista metterebbe da parte i suoi obiettivi. Potrebbe optare per Vox in circoscrizioni grandi, sapendo che aumenterebbe la polarizzazione. In realtà non si tratterebbe di un’opzione molto conveniente per il nostro elettore. Come non lo sarebbe Podemos. Se il nostro elettore optasse per il Pp, in linea di principio (secondo i sondaggi), deciderebbe di sostenere un partito che non ha possibilità di governare. Il suo voto potrebbe forse impedire al Pp di affondare drasticamente come partito di opposizione.
Non può esserci un altro voto? Che possibilità ci sono che il voto per il Pp sia per un partito di governo? Quale percentuale di indecisi potrebbe cambiare il proprio voto in questi giorni e rendere il Pp un’opzione vincente? Abbiamo pochi dati su questo. Un mese fa, il 12% era diviso tra Pp e Ciudadanos, il 3% tra Pp e Vox e un 2% tra Vox e Ciudadanos. Questi indecisi non cambiano nulla perché votano lo stesso blocco di destra. C’è solo un 7% che è in dubbio tra Pp e Psoe. Se tutti scegliessero il Pp, ci sarebbe una sorpresa.
Il nostro elettore potrebbe optare per Ciudadanos, in modo che possa restituire i socialisti all’ala costituzionalista. Le decisioni in questo caso sarebbero prese da due partiti che lascerebbero fuori gli estremi, ma l’elettore si assumerebbe il rischio di consacrare un partito con poca definizione come cardine e di poter dar vita a una situazione di blocco (Ciudadanos ha promesso di non accordarsi con Sánchez). Quest’ultima opzione in Catalogna aumenterebbe la polarizzazione (fattore territoriale). In Catalogna, un voto ai socialisti catalani incoraggerebbe l’esplorazione di una terza via (potrebbe essere conveniente), toglierebbe voti all’indipendentismo, ma rafforzerebbe Sánchez.
Il nostro elettore ha molti fattori su cui riflettere. C’è tempo, manca una settimana. A partire da lunedì prossimo ci sarà tutto un lavoro da fare.