A Giuseppe Guzzetti – che si accinge a lasciare la guida della Fondazione Cariplo e dell’Acri – è giunta “la gratitudine della Repubblica” dalla viva voce del presidente Sergio Mattarella. E il Capo dello Stato – hanno preso a riferire ambienti istituzionali – avrebbe in animo il titolo di Senatore a vita per l’avvocato lombardo: che a palazzo Madama è già entrato come parlamentare eletto, dopo aver presieduto la sua Regione e prima di pilotare la stagione fondativa delle Fondazioni di origine bancaria.

Decine, centinaia di migliaia di italiani potranno rammentare in questi giorni il momento particolare nel quale sono stati in relazione con Guzzetti, con la Cariplo, con le Fondazioni italiane. Nella larghissima maggioranza dei casi saranno ricordi legati a iniziative di sussidarietà, solidarietà, vitalità della società civile e sviluppo economico dei territori lungo l’intera penisola italiana. Agli annali rimangono anche certamente gli interventi – sempre determinanti – di Guzzetti nel riassetto del sistema bancario nazionale o nel suo sostegno nella fasi recenti e più difficili. Al presidente uscente dell’Acri – dopo più di vent’anni – possono essere ricondotti tanto l’ingresso delle Fondazioni bancarie nella Cassa depositi e prestiti quanto la nascita della Fondazione con il Sud; tanto la crescita dell’housing sociale in Italia quanto l’affermazione del nuovo Fondo nazionale per il contrasto alla povertà giovanile; oppure un hub per l’imprenditoria innovativa e giovanile come Cariplo Factory. E molto altro, senza indulgere in nomi o cifre.

La Fondazione per la Sussidiarietà si è trovata fianco a fianco con Guzzetti in un passaggio critico e decisivo: quando le Fondazioni – ancora giovani e appena identificate prima dalla legge Amato-Carli e poi dalla legge Ciampi – furono oggetto di un tentativo di contro-riforma. Era in discussione il loro ruolo di soggetti-capisaldo non solo dell’evoluzione del sistema bancario privatizzato in direzione dell’euro, ma di una maturazione complessiva della democrazia italiana. Al termine di un lungo confronto, le Fondazioni furono definitivamente riconosciute dalla Corte costituzionale come “paradigmi nell’organizzazione delle libertà sociali”, cioè esemplari di un orizzonte democratico aggiornato – proprio in quegli anni – dall’introduzione nella Carta del principio di sussidiarietà, con un profondo ripensamento del rapporto fra pubblico e privato, fra Stato, mercato e società.

Le Fondazioni che Guzzetti lascia in eredità – quella delle Province Lombarde anzitutto – rimangono quindi architrave reale di un’Italia ancora da costruire: in cui lo Stato non sia più egemone, la politica – non più prodotta dai partiti – sia alimentata sempre di più dalla società e dai suoi corpi intermedi; in cui la diversità dei territori non sia mai divisione ma sempre dinamismo di un Paese unito.

Quella condotta da Guzzetti è stata – anche e soprattutto in quell’occasione – una battaglia civile condotta perché l’Italia entrasse nel nuovo millennio con più libertà nel suo sistema democratico. Una battaglia vinta: fra le più importanti.