Se basta un gelato a cambiare l’economia

Dagli Stati Uniti arrivano esempi di società cosiddette benefit, presenti anche in altri paesi e che sarebbe bene fossero promosse dallo Stato

C’è un’azienda nell’area metropolitana di New York che dal 1982 produce biscotti, ha un fatturato annuo di oltre venti milioni di dollari, impiega 130 dipendenti e ha creato opportunità di lavoro per oltre 3.500 persone. Niente di strano, se non fosse che individui ai margini come senzatetto, ex detenuti e disabili possono bussare alla porta della Greyston Bakery e, senza seguire i lunghi iter che spetterebbe a questo tipo di lavoratori, frequentare un corso di formazione ed essere assunti non appena si libera un posto.

Una volta assunti, li aspetta un salario superiore alla media nazionale (10.50$ l’ora), copertura di spese mediche per sé e i propri familiari e la disponibilità di ore di formazione. L’azienda inoltre dà piccole percentuali dell’utile aziendale ai propri lavoratori al fine di migliorarne le condizioni di vita della famiglia. Come se non bastasse, la Greyston Bakery è impegnata in attività di supporto alla comunità di zona con programmi di riqualificazione degli spazi pubblici, corsi di formazione per giovani, iniziative di social housing, che offrono a senzatetto o persone con bassi redditi un posto dove dormire. Ogni anno, con il suo lavoro dà aiuto a circa 5.000 persone.

Un’altra impresa alimentare, anch’essa proveniente dalla patria del capitalismo mondiale, guarda alla sua responsabilità a tutto tondo: nei confronti dei lavoratori, di tutti i soggetti che a vario titolo sono coinvolti nei processi di approvvigionamento, produzione e distribuzione, e dell’ambiente. È la Ben&Jerry’s, quarta società produttrice di gelato negli Stati Uniti, nota anche in Italia. Oltre a utilizzare latte e creme prodotte da famiglie di agricoltori che non trattano le mucche con ormoni, l’azienda promuove corsi di formazione e aggiornamento a produttori di latte, partecipa a una rete di attori che include imprese, organizzazioni non-profit ed enti governativi, attraverso cui propone programmi di volontariato, attività di supporto a senzatetto, mense per i poveri e riqualificazione dei giardini pubblici. Ad esempio, in tale ambito Ben&Jerry’s ha strutturato e finanziato una partnership con Migrant Justice, una Ong con lo scopo di formare migranti e assumerli nelle cooperative agricole nello stato del Vermont offrendo in questo modo il proprio contributo diretto alla loro integrazione e al riconoscimento dei diritti dei migranti nelle comunità locali.

In questa breve presentazione di casi di società cosiddette “benefit”, ovvero prevalentemente orientate alla generazione del profitto, ma allo stesso tempo interessate a generare un beneficio per la società, si trova anche la Redwoods Group, assicurazione che offre servizi di consulenza e brokeraggio su pacchetti assicurativi rivolti a organizzazioni che mirano a migliorare le condizioni di vita della comunità. Questi clienti permettono di arrivare ai bisogni delle persone che questi partner aggregano, e provvedere non solo con servizi assicurativi ma con un’assistenza omnicomprensiva.

Redwoods si è negli anni contraddistinta per un orientamento alla comunità locale e alle organizzazioni sotto-servite facenti parte della stessa. I principali target sono diventati così i centri per minori, centri religiosi, gruppi di assistenza a donne abusate e altri. I servizi sono di analisi di dati e reportistica nonché percorsi di formazione ed educazione su sicurezza e salute. Redwoods ha anche creato un centro di crisi per assistere bambini, giovani e adulti nei momenti di gravi shock. Questo centro supporta persone che non hanno bisogno solo di un rimborso derivante dal servizio assicurativo, ma di una persona accanto e di un rapporto dal quale ripartire dopo la morte dei genitori, o l’incendio della propria piccola impresa, oppure un periodo di tossicodipendenza.

Esempi di imprese come queste si trovano in ogni Paese. Alcune hanno forma giuridica espressamente non profit, altre sono profit e altre miste, ma in tutte l’obiettivo economico è tenuto insieme a quello sociale. Questo tipo di imprese non sono certo una novità, ma stanno riscuotendo sempre più attenzione perché la crisi ha favorito un progressivo assottigliamento delle risorse finanziarie a disposizione dei Governi, fenomeno che, unito all’acuirsi dei tassi di disoccupazione, al crescere delle disuguaglianze di reddito e sociali, a una più alta quota della popolazione in condizioni di difficoltà economica e al progressivo invecchiamento della popolazione ha portato a una progressiva crisi degli esistenti sistemi di welfare nazionali.

Le dinamiche economiche mondiali hanno bisogno, con tutta probabilità, di essere modificate. Mentre vengono apportati i dovuti correttivi, che cosa impedisce a uno Stato di promuovere iniziative come quelle descritte?

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