Il senso di grande smarrimento che la politica nazionale sta riservando in questi giorni al Paese ha come contraltare la perdita di ogni questione di merito come elemento di distinzione tra le diverse forze politiche. Pare a tutti che ognuno degli attori sia costretto, e disponibile, a perdere parte della propria identità se vuole sopravvivere a questa fase convulsa. Nel mezzo restano le questioni di fondo che ancora non sono risolte e che hanno da tempo un posto nelle prime file tra le necessità del Paese. I valori, la comunità di persone, l’idea stessa che ci si aggreghi sul piano delle idee e dei progetti lasciando da parte le convenienze occasionali paiono elementi lontani dalla politica e dalla società. Eppure restano il sale della terra, il collante vero con cui legare mondi ed esperienze diverse, unite dalla volontà di evitare che il tempo fuggevole produca un aggravarsi delle diverse crisi che come fiumi carsici, ingrossati dalle piogge dell’immobilismo,  riemergono periodicamente con forza maggiore. 



Da tempo l’idea stessa di mettere assieme per davvero mondi e luoghi distanti pare in controtendenza alla spinta isolazionistica ed autoreferenziale che pervade la società e la politica. I problemi del nord del Paese paiono risolvibili solo tramite le autonomie esasperate, al Mezzogiorno si riserva una strada solitaria di declino foderata di spesa sociale improduttiva ed il rapporto con il Mediterraneo è ridotto ad un tentativo spasmodico di creare un vuoto pneumatico sopra il mare che impedisca fisicamente ogni tipo di contatto. 



Isolare e risolvere i problemi ognuno da sé, sembra questa la soluzione.

Questa visione tranquillizzante, da castellani del nuovo millennio, in concreto non ha prodotto risultati tangibili. Anzi. Il Nord resta aggrappato alla locomotiva tedesca che pare rallentare e, con o senza autonomia, rischia la recessione di riflusso, il Mezzogiorno offre ai suoi abitanti come unica soluzione o l’abbandono o la spesa pubblica (fatta di stipendi statali o di sussidi poco importa) ed i paesi del Sud mediterraneo restano in bilico tra una spinta riformista e la tentazione della radicalizzazione senza vedere appoggi in quell’Europa che mai come oggi è così lontana e così vicina.



Spezzare questa catena di visioni parzializzate è un’intuizione che tenta di invertire il rapporto e la percezione delle diverse criticità viste invece come epifenomeni della medesima crisi. Aver rotto la solidarietà nazionale ed aver abbandonato il multilateralismo nel Mediterraneo hanno prodotto la crisi che viviamo oggi. Gli studi autorevoli di Svimez da una parte e le analisi di diversi osservatori internazionali insegnano che quando le parti “forti” abbandonano le parti deboli al loro destino si avvia una spirale di decrescita collettiva tale da rendere incolmabile, a lungo andare, il vuoto che si crea.

Se il Nord ha continuato a crescere di poco, la recessione del Sud produce, per somma algebrica, un effetto zero sulla crescita del Paese e questo si traduce in una sostanziale impossibilità di dare risposte concrete ai temi del debito pubblico, della pressione fiscale ed in generale della crescita.

Al contempo, se non si riavvia un partenariato forte con i Paesi del Sud del Mediterraneo, le crisi avranno sempre più riflesso sull’area europea, e sui paesi che nel Mediterraneo vivono, e si produrranno ondate di migrazione e radicalizzazione del tutto nocive per quei singoli paesi e per l’Europa.

In questi giorni, al Meeting di Rimini si parlerà di tutto questo e si lancerà l’idea che si possa partire dal costruire ponti e dialogo rimettendo al centro il Sud come punto cardinale dello sviluppo futuro.

Ricostruire il rapporto solidaristico e responsabile tra il Nord ed il Sud del Paese e guardare al Sud del Mediterraneo come opportunità reciproca di crescita per provare che, partendo dal fare e dalle comunità, si possa invertire la rotta. Questo sarà l’oggetto della riflessione.

“I giorni del Sud” saranno celebrati con questo spirito a Napoli e Caserta il 12 e 13 novembre, promossi dalla Fondazione per la Sussidiarietà, dall’Unione Industriali di Napoli e da Confindustria di Caserta, il tutto avendo come media partner Ilsussidiario.net. In quell’occasione verrà ospitata un’autorevole delegazione di imprese ed agenzie per lo sviluppo del Regno del Marocco che, come primo Paese ospitato, sarà presente con i suoi rappresentanti. Un appuntamento che sarà nelle intenzioni periodico e che ospiterà ogni volta un diverso paese del Sud del Mediterraneo. Imprese, imprenditori, attori dello sviluppo e della cultura del Nord e del Sud Italia e del Sud del Mediterraneo che proveranno a costruire ponti sul terreno comune della solidarietà e dell’impresa, del fare e del lavoro, per cercare in concreto di superare la crisi di questi tempi guardandola  per la prima volta con un taglio di luce diverso. 

Se questo complesso periodo, infatti, non ha trovato ancora risposte concrete forse è perché troppi hanno guardato a settentrione sperando nelle salvifiche capacità della finanza tedesca e in pochi si sono accorti che il Mezzogiorno è un bacino di opportunità e sviluppo con la potenzialità di trainare il Paese e l’Europa. Solo se ci saranno nel futuro tanti Giorni del Sud avremo forse una risposta da dare alla crisi ed una via nuova che facendo crescere assieme il Paese ed il Mediterraneo porti sviluppo, dialogo e crescita nell’interesse dei popoli.