Capitano scoperte straordinarie nel girare l’Italia facendosi guidare da chi ama i luoghi in cui vive. È quello che mi è accaduto viaggiando con un gruppo di amici nel cuore della Sicilia, su strade poco “mainstreaming”, salendo le Madonie e raggiungendo poi Tindari e Messina. Capita di scoprire un paese stupendo come Polizzi Generosa, dove un vecchio operaio con competenza insospettabile ti guida a scoprire un grande trittico fiammingo arrivato chissà come tra quelle montagne. Capita di essere accompagnati da un insegnante di quelli che tutti vorrebbero per i propri figli, sulla tomba di Adelasia, la moglie di Ruggero I, che per dieci anni alla morte del marito tenne le redini del regno integrando in modo mirabile e geniale la cultura araba dentro il nuovo ordine normanno.

Capita soprattutto di fare incontri con persone capaci di regalare genialità e poesia stando nella periferia dell’Italia di oggi. È stato quello stesso amico insegnante, Alessandro Greco, a portarci a casa di Francesco Saporito, un uomo malato di Sla, che parla, nel vero senso del termine, con gli occhi. E con gli occhi ha scritto, cioè ha dettato grazie ad uno strumento chiamato Etran, delle stupende poesie che sono state raccolte in due libretti.  Nella sua casa, piena della luce generosa della Sicilia, abbiamo conosciuto Francesco, che nel passato era stato anche assessore a Patti e che oggi pur nelle sue condizioni sfodera la stessa intelligenza politica ed ironia.

Ma soprattutto in quella casa abbiamo scoperto le sue poesie, lette ad alta voce dall’amico trascrittore, perché sono poesie che chiedono di essere sentite prima ancora che meditate. Leggendole si avverte tutta la bellezza e la forza della lingua in cui sono state scritte (il siciliano che si parla a Patti: l’Italia è una miniera impareggiabile anche sotto questo punto di vista).

Sono poesie sorprendentemente straripanti di vita; e di vita intesa come gusto, come esperienza di pienezza. Lo stesso fatto di essere scritte in quella lingua magnifica è riprova di un attaccamento alle cose e alla realtà, che la durezza della prova non ha intaccato. Sentite il finale di questa poesia intitolata “Na cosa sèmplici” (la riporto in siciliano perché comprensibilissimo): “Mentri sta ballannu nta stu spaziu senza quadri, nu spazio sémplici, arrivammu a soluzioni: a vita na complicammu nui, ma u giru du to ballu u scrivi chiarimenti ca è na storia sèmplici”. “Il giro del tuo ballo lo scrive chiaramente che è una storia semplice”.

Una delle poesie è nata quasi per gioco con l’amico trascrittore, ed è stata messa in appendice al volume. Si intitola “Caso e destino” ed è in italiano. È un esercizio in cui intelligenza e cuore si rimbalzano di continuo, alimentandosi l’un l’altro. “Guardare è un caso, vedere è un destino… Il lei è un caso, il tu è un destino. È sempre il caso ad aprire la strada al destino. Il caso è aggrovigliato, il destino è lineare…”.

Ce n’è di che esser grati…

Con il libro, intitolato “Marco Polo, 78” Francesco è riuscito anche raccogliere i fondi per far costruire un terrazzo ad uso dei pazienti nel centro della Maugeri dove è curato a Mistretta. Chi volesse procurarselo può contattare su Facebook “Slanci di Francesco Saporito”