Quando Paolo Savona ha citato l’ammontare degli investimenti italiani all’estero – ancora superiori al famigerato debito pubblico nazionale – la gente del Meeting ha capito al volo. È stato preciso all’ultima cifra, il presidente della Consob formatosi alla scuola Bankitalia di Guido Carli, ma è stato evidente a tutti che non stava parlando di un modello o di un parametro, ma del risparmio degli italiani: della vita di uomini e donne, padri e figli, anno dopo anno.
Un Paese storicamente grande risparmiatore – più degli Usa ma anche più di Francia e Germania – finanzia tuttora in modo massiccio le economie di altri Paesi, benché si ritrovi costantemente alla sbarra come grande debitore: non è davvero possibile provare a richiamare il risparmio degli italiani sullo sviluppo sull’Azienda-Italia? La platea dell’auditorium di Rimini ha seguito l’economista anche quando si è addentrato in qualche tecnicalità: l’introduzione di titoli di debito pubblico con doppia garanzia (europea e italiana) che – anzitutto – possano rianimare i circuiti inariditi della fiducia. Lontano dal gergo tecnocratico o mediatico, un tecnocrate-banchiere con sessant’anni di curriculum internazionale ha trovato al Meeting uno sguardo diverso. E l’ha subito ricambiato.
Lo sguardo della “Meetingomics” è quello di Massimiliano Monetti, leader della Confcooperative dell’Abruzzo. A Rimini è venuto a raccontare “Ajavde’’”: un patto politico-economico maturato su una sfida. “Vediamo un po’ cosa siete capaci di fare”: dicevano così, in dialetto appenninico, gli anziani di Pizzoferrato sull’iniziativa di un gruppo di giovani che volevano provare a fare impresa. Quello che passava il territorio erano sempre i prodotti dell’agricoltura di montagna, ma a partire da lì – da quel marchio-sfida fatto proprio – tutti ben presto “hanno visto” un network cooperativo che ha contribuito a rilanciare l’offerta turistica in un vero e proprio distretto, con esperimenti riusciti di economia circolare. E dall’Abruzzo alla Campania il passo è breve in quel “Sud-qui-e-non-ancora”.
“Per fermare l’eutanasia del Paese- ha detto al Meeting il presidente dello Svimez, Adriano Giannola – il Nord deve capire che, solo recuperando il Sud e il suo mercato interno, può recuperare esso stesso. Il Sud è il Mediterraneo, è la globalizzazione, è la logistica dei porti, è tutto quello che serve perché l’Italia sia un Paese dignitoso. Certo, costa. Ma il Nord deve esserne cosciente e partecipe”.
Altre case-history di “economia civile” sono state testimoniate al Meeting da un gruppo di giovani imprenditori, già incamminati verso il grande appuntamento “The Economy of Francesco” fissato ad Assisi per il marzo 2020. “A Rimini abbiamo potuto svolgere una preziosa prova generale – ha detto l’economista Luigino Bruni – il Papa ci ha raccomandato i giovani perché il cambiamento del pensiero e delle azioni in campo economico potrà’ maturare principalmente attraverso di loro”. Ma il “nuovo sguardo” di Papa Francesco sull’economia sostenibile è stato riflesso – a Rimini – anche dagli occhi di Carlo Pertini: che con il Pontefice sta scrivendo un libro che contribuisca a tener viva la grande “vision” di un’economia sostenibile disegnata dall’enciclica “Laudato Si”. Che è – una volta di più – un cambiamento radicale di sguardo: la vita dell’uomo non è e non può essere consumo, delle risorse dell’uomo e della sua Terra.