La Tav Napoli-Bari, il rilancio del progetto Banca per il Sud, un nuovo pacchetto di “interventi straordinari per il Mezzogiorno”, più modernamente virati sull’uso dell’incentivo fiscale all’iniziativa privata, soprattutto all’imprenditoria giovanile. Il premier Giuseppe Conte vuol far ripartire il Sud e attorno a esso l’intera Azienda Paese. Lo ha detto con chiarezza alla Fiera del Levante, in quella che è stata la prima uscita pubblica di peso alla guida del nuovo Governo “giallorosso”. Lo ha affermato senza timore si sfidare a viso aperto alcune reazioni scettiche sulla nascita di un esecutivo non poco connotato dall’Italia centromeridionale: per le costituency elettorali dei due partner di maggioranza e – in parte – per la squadra ministeriale.

Certamente Conte ha mostrato – forse ha potuto mostrare solo ora – un’attenzione al rilancio deciso del dibattito sul futuro del Sud, in corso da anni lontano dalla demagogia dei luoghi comuni. Non ultimo, il dodicesimo Rapporto annuale della Fondazione per la Sussidiarietà – pubblicato a cavallo del voto 2018 sotto il titolo “Sussidiarietà e…giovani al Sud” – ha ritratto e proposito un Sud niente affatto lontano e tanto meno condannato a un’eterna “diversità”. La “questione meridionale” esiste ancora, ma non è più quella raccontata e codificata dai meridionalisti del secolo scorso e tanto meno quella affrontata nel dopoguerra con il primo intervento straordinario. È un luogo socioeconomico – il Meridione – in cui risaltano ancora un’alta disoccupazione giovanile e una continua fuga di cervelli (che però continuano a nascervi e a esservi educati). Ma in un Sud “che non ti aspetti” spiccano a mosaico distretti vecchi e nuovi capaci di trend poliennali di sviluppo superiori alle medie su tanti versanti: Pil, export, start-up. È’ il Sud che, mentre Conte parlava a Bari, si è respirato a Oliveto Licitra, dove si è tenuta le cerimonia finale della 35esima edizione del Premio Sele d’Oro, che ravviva la memoria di un grande giornalista “italiano-del-Sud” come Michele Tito.

Sul Mezzogiorno “c’è bisogno di cambiare metodo”, suggeriva con determinazione il Rapporto più di un anno fa. “L’immagine di un Sud tutto assistenzialismo e immobilismo clientelare non corrisponde alla realtà. Il desiderio di crescere e imboccare le vide dello sviluppo è presente in molti e diffusi sono i tentativi di costruzione sociale, culturale, economica da guardare con attenzione”. C’è un Sud in fondo non così disomogeneo rispetto alle altre macro-aree del Paese: insidiato da tendenze demografiche deboli e in debito d’ossigeno sul fronte dell’education, cioè dei veri investimenti strutturali sui giovani e quindi sull’economia della conoscenza. E c’è un Sud peculiare nel suo status centrale di piattaforma europea nel Mediterraneo.

La stessa strategia cinese One Belt One Road – che suscita tanti interessi quante diffidenze – guarda al Sud italiano come a una direttrice principale. E non sono che due fra molti macrofenomeni che meritano una nuova griglia di categorie d’analisi e d’intervento. Tre “s”: sviluppo, sostenibilità, sussidiarietà. E tre “m”: policy multisettore (dall’education alla ricerca, all’impresa); multiattore (pubblico, privato, sussidiario); multiscala (dal locale al sovranazionale). Con una premessa: “La fiducia precede il Pil e lo determina, probabilmente ancora più di quanto i modelli economici e i dati rilevati generalmente suggeriscano”.

Certo, la crisi dell’Ilva deve essere portata a definitiva soluzione e un’infrastruttura “pesante” come la Tav va avviata senza è a questi interventi che l’Ue è pronta a sostenere in margini più flessibili della finanza pubblica. La politica industriale e delle grandi opere è sicuramente necessaria per sgombrare il dibattito politico dalle posizioni “decliniste”. Ma resta capitale umano – più di quello finanziario – la risorsa critica a medio termine, l’infrastruttura debole su cui è necessario investire al Sud.

Il metodo Conte, in ogni caso, lo ha esplicitamente incluso nella sua “ripartenza dal Sud”: sono i giovani i destinatari veri di un “Intervento straordinario 2.0” per ora solo abbozzato. Saranno loro i protagonisti di una scommessa-Paese che però non appare affatto un azzardo politico.