Una scossa di terremoto che dall’Umbria si è propagata in tutto il centro Italia, raggiungendo le coste del Mare Adriatico di Abruzzo e Marche e facendo oscillare qualche lampadario alla periferia di Roma.

Una faglia attiva di cui già la scorsa settimana avevamo parlato. Scosse che incutono timore, che non lasciano tranquilli per il prossimo futuro. Non quello lontano e imponderabile, ma che lasciano con il fiato sospeso ora dopo ora.

Una similitudine impressionante a quanto sta accadendo in Italia. Il ribaltone politico delle scorse settimane ha rappresentato un terremoto, non solo politico. Le propagazioni si sono avvertite nelle case degli italiani, che hanno cominciato ad avere timore del futuro. Non quello lontano e imponderabile, ma quello del giorno dopo giorno.

I cittadini del Centro Italia attendono ancora proposte concrete, atti capaci di dare una svolta al processo di ricostruzione. Qualche briciola i presidenti di Regione sono riusciti a farla inserire con la conversione in legge del Decreto sblocca cantieri. Successivamente il premier Conte, quello che governava con la Lega di Salvini, aveva promesso nuovi interventi, finanziamenti e dotazioni di personale agli uffici della ricostruzione capaci di sveltire le procedure, l’apertura dei cantieri.

Nel paese gli italiani stavano attendendo proposte concrete. Qualche cosa si cominciava a intravedere con il governo gialloverde. Piccoli segnali tesi a dare sicurezza agli italiani che ogni giorno vivono con il timore dell’insicurezza, della microcriminalità, di perdere il lavoro o di non trovarlo. Adesso le scosse continuano per la formazione di un nuovo Governo. Gli italiani vivono nell’incertezza, nell’insicurezza e nel timore di ogni possibile effetto di una seppur minima scossa.

Trema la terra dell’Italia Centrale e trema l’Italia. Sul terremoto causato dalla natura si può solo pregare e sperare che il destino sia benevolo. Sulla ricomposizione dell’Italia, sulla speranza di un sentimento italico forte gli italiani sono bloccati. Da una parte la pressione di un’Europa che ha sfiduciato il paese con manovre oggi osteggiate dalla maggioranza della popolazione. Dall’altra una nuova maggioranza politica cui tocca un’agenda estremamente impegnativa, con scosse telluriche sul fronte dell’economia e soprattutto nel portafoglio degli italiani verso cui non saranno utili le preghiere o il destino.

Che sia il terremoto del Centro Italia, che sia il terremoto della politica al centro ci sono gli italiani, i cittadini, le famiglie, le persone. Individui che hanno bisogno di un forte aiuto per rinascere, per la ricostruzione personale, fisica e morale. La sera si chiudono gli occhi con la speranza di un qualcosa di diverso, gli italiani sono ottimisti per natura, lo hanno dimostrato nel dopoguerra, quando ognuno si impegnava per un domani migliore. Oggi la speranza di molti è lasciata a se stessa, con un’attesa verso qualcuno che faccia qualcosa. Ma non siamo nel deserto dei Tartari.