La pandemia ha colpito duramente l’intero sistema e anche chi si occupa di tecnologia e di processi ha dovuto fare i conti con una realtà stravolta dagli eventi con una necessità urgente di riorganizzazione in tutti gli ambiti.
Come ingegnere biomedico ho seguito un percorso professionale più che ventennale occupandomi di analisi e progettazione di processi e soluzioni innovative per la sanità, nella convinzione che l’Information technology debba favorire non solo la parte strumentale della medicina, ma anche l’approccio programmatico allo sviluppo di un sistema sanitario e socio-sanitario efficiente ed efficace.
Integrazione, comunicazione e informazione, rapidità di azione, standardizzazione delle procedure erano i termini che mi attraversavano la mente nella prima ondata pandemica e quando ho visto, a inizio aprile, la possibilità di realizzare, in collaborazione con Pgmd Consulting, Accura e Gpi, un servizio di telesorveglianza e telemonitoraggio Covid-19 per tutto il territorio regionale lombardo ho pensato che tale sistema potesse andare proprio in quella direzione.
Obiettivo primario, garantire l’assistenza agli assistiti isolati a domicilio: soggetti positivi senza sintomatologia grave, ma anche soggetti da isolare in via precauzionale, perché sospetti Covid o fragili a causa di importanti patologie croniche pregresse. Requisito fondamentale, fornire ai medici di famiglia un supporto per il contatto e controllo dei propri assistiti, una modalità aggiuntiva che li potesse aiutare nel proprio operato in un momento critico di gestione a distanza dei pazienti. Ma anche offrire ai medici ospedalieri la possibilità di ricorrere a “dimissioni protette” per i pazienti la cui ospedalizzazione non fosse più (o ancora) strettamente necessaria.
Una piattaforma di Telemedicina Regionale Certificata e una Centrale operativa dotata di operatori che chiamano quotidianamente i pazienti per monitorarne lo stato di salute. Per i pazienti che necessitano della rilevazione di parametri clinici tramite dispositivo medicale, è stata allestita, anch’essa creata dal nulla, una Centrale tecnologica in grado di assemblare e distribuire centinaia di kit di varie tipologie, dal semplice saturimetro o termometro digitale all’aggiunta dello sfigmomanometro per la misurazione della pressione arteriosa, per finire con dispositivi evoluti come un cerotto da applicare al petto in grado di rilevare una serie di parametri vitali quali la temperatura, il battito cardiaco, la frequenza respiratoria e perfino un tracciato Ecg in tempo reale. Tutti dati trasmessi automaticamente in tempo reale alla Centrale, dove un sistema di allerta permette agli operatori specializzati di innescare l’intervento opportuno: dall’invio di una segnalazione al proprio medico di famiglia o agli specialisti ospedalieri, fino alla richiesta di intervento del 112.
Il sistema implementato interconnette tutti gli attori del sistema, dal medico di famiglia alle Ats, alle Usca, ai medici specialisti, al sistema di emergenza urgenza; permette l’utilizzo della televisita e del teleconsulto; consente di collegare e coordinare diverse centrali operative: quella regionale, quelle allestite dalle cooperative dei medici di medicina generale, quella di Areu e perfino quelle dei centri di volontariato.
Da aprile a settembre, pochi medici di medicina generale (Mmg), poche Ats, poche Asst avevano utilizzato tale servizio, forse per mancanza di una comunicazione corretta da parte delle istituzioni o forse per l’illusione che la pandemia stesse scemando: 900 i pazienti totali seguiti in telesorveglianza e telemonitoraggio.
Il messaggio di attenzione e di allarme che abbiamo lanciato alle istituzioni non è mai cambiato: la pandemia non guarda in faccia a nessuno, è un concetto scientifico, sono numeri correlati da fattori di contagio, i numeri si possono calcolare e anche prevedere, bisogna agire, non si può attendere per poi subire. Finché non ci sarà una cura definitiva o un vaccino bisogna essere direttivi e bisogna utilizzare strumenti in grado di informare, contattare e monitorare tutti i cittadini coinvolti. Non possiamo permetterci di lasciare i pazienti a casa, isolati, soli e spaventati.
La seconda ondata e la maturata consapevolezza di non riuscire a gestire l’elevato numero di pazienti positivi solo con i sistemi locali ha determinato la svolta e la decisione, da parte della Regione, di utilizzare massivamente il sistema centrale già pronto e in grado di monitorare un numero potenzialmente infinito di pazienti: alcune Ats e molte cooperative di Mmg hanno così iniziato a utilizzare massivamente a pieno regime il sistema che la Regione aveva già realizzato per loro. Anche Areu si è inserita nel sistema, realizzando a tempo di record una propria Centrale medica per interconnettere le centrali territoriali del 112 e utilizzando la piattaforma di monitoraggio per gestire i pazienti che non hanno una reale necessità di recarsi al pronto soccorso e che possono essere gestiti tranquillamente a domicilio in sorveglianza.
Nel giro di 2-3 settimane si è passati da 900 a più di 30mila cittadini telesorvegliati: quasi 5mila telemonitorati con dispositivi medici che automaticamente rilevavano i parametri vitali; centinaia di migliaia di telefonate effettuate per controllare l’evoluzione dei sintomi clinici, per garantire supporto socio-sanitario, per prenotare gli appuntamenti per l’esecuzione dei tamponi. Oltre ad offrire il sostegno necessario alla popolazione colpita dalla pandemia, questo sistema centralizzato ha permesso di disporre di una mole di dati di grande valore per l’avanzamento degli studi epidemiologici, per la realizzazione di algoritmi di intelligenza artificiale, per la messa a punto di modelli predittivi.
Il medesimo impianto tecnologico e organizzativo è stato adottato anche in altri territori italiani come l’intera Regione Sardegna, l’Ats di Teramo e alcune altre province.
L’esperienza ha dimostrato che un buon sistema tecnologico, supportato da una buona struttura organizzativa, può gestire efficacemente i numeri della pandemia, può essere utilizzato anche a regime per i pazienti cronici, e quei termini che mi balenavano nel cervello ad aprile – integrazione, comunicazione ed informazione, rapidità di azione, standardizzazione delle procedure – possono rappresentare la base su cui costruire il percorso evolutivo che porta a un sistema sanitario efficiente ed efficace così come in altri paesi è già stato fatto.
Ma l’esperienza maturata ci deve anche insegnare che si possono gettare le fondamenta per fare in modo che mai più ci siano pazienti che rimangono soli, spaventati e senza nessun contatto da parte di un sistema sanitario universalistico che tanto ci è caro.