È davvero da seguire con attenzione il nuovo ciclo di catechesi di papa Francesco dedicato al discorso delle Beatitudini iniziato con l’udienza di mercoledì scorso: anche in questo caso Bergoglio conferma quella sua speciale capacità di aderire alla concretezza del testo evangelico, così da farci apparire sorprendenti e “inedite” pagine che abbiamo ascoltato o letto chissà quante volte.



Ad esempio Francesco pone molta attenzione al “come” maturò l’idea di questo discorso. Dice Matteo, in un inciso, che Gesù si decise a parlare “vedendo le folle che lo seguivano”. Gesù parla chiamando i discepoli a sé, ma all’orizzonte, dice il papa, “ci sono le folle, cioè tutta l’umanità”.

Sempre Matteo sottolinea che Gesù era salito su un monte, che si affacciava sul lago di Galilea, probabilmente per permettere di essere meglio ascoltato. Sempre Matteo aggiunge però un dettaglio che appare secondario e quasi contradditorio rispetto all’obiettivo di essere ascoltato: per parlare infatti Gesù “si sedette”.



Bellissimo dettaglio, però: perché ci dice che Gesù non sta facendo prediche, né tanto meno ha atteggiamenti tribunizi (“Gesù non impone niente, ma svela la via della felicità, la sua via”, sottolinea infatti Francesco). Gesù si siede come se dovesse dire delle cose ai suoi amici, gli apostoli che in effetti si erano radunati attorno a lui. E le folle allora, cosa potevano ascoltare e capire?

C’è un grande artista contemporaneo, David Hockney, che è rimasto incuriosito proprio da questa incongruenza e ha provato a dipingere la scena (ispirandosi per altro a un quadro di Claude Lorrain, artista francese del 600). Hockney ha immaginato Gesù su un cucuzzolo, ovviamente seduto e circondato dai discepoli. Ma il  punto di vista dell’artista è quello della folla sottostante dispersa ai piedi del monte. Folla di semplici, tutti con lo sguardo puntato in alto: cosa possono sentire o capire delle parole di Gesù?



Hockney dà una riposta sorprendente: una grande sensazione di dolcezza. Quasi che il messaggio di Gesù si comunicasse per semplice attrattiva umana. “Il Discorso della Montagna è un quadro sulla possibilità di guardare verso l’alto”, ha spiegato Hockney che ha voluto intitolare la sua opera “A bigger message”.

Ma torniamo alla lettura di papa Francesco. Analizzando il Discorso di Gesù il papa ha evidenziato come ogni Beatitudine si componga di tre parti. C’è la parola “beati”, poi viene la situazione presente in cui i beati si trovano e infine “c’è il motivo della beatitudine, introdotto dalla congiunzione perché”. Il motivo della beatitudine non è quindi la condizione presente ma la nuova condizione ricevuta da Dio.

E qui Francesco inserisce una sottolineatura decisiva e preziosa: “Nel terzo elemento, che è appunto il motivo della felicità, Gesù usa spesso un futuro passivo: ‘saranno consolati’, ‘riceveranno in eredità la terra’, ‘saranno saziati’, ‘saranno perdonati’, ‘saranno chiamati figli di Dio’”. La beatitudine quindi è ben di più che una meccanica ricompensa per una condizione patita in vita. La beatitudine è data dal fatto che il Signore entra in azione e ridisegna il destino: perciò beati sono gli uomini semplici, che si sono messi nella condizione di lasciare agire il Signore, cioè, per dirla con le parole di Francesco, coloro che “progrediscono sulla strada di Dio, nella pazienza, nella povertà, nel servizio agli altri”.