A mano a mano che l’emergenza coronavirus è andata in escalation, IlSussidiario.net è stato investito dalla preoccupazione più intensa e visibile delle imprese: soprattutto di quelle più piccole. Che non sono meno importanti delle più grandi nel sostenere produzione industriale, export, occupazione. E che forse più di tutte sono infrastruttura sociale, tenendo coeso un Paese ormai tutto in quarantena.
Abbiamo registrato in homepage due voci qualificate dalla responsabilità di vertice associativo: il presidente dell’Ucimu, Massimo Carboniero e quello di Federmacchine, Giuseppe Lesce. Hanno detto in modo chiaro quale emergenza stanno già affrontando loro, i loro associati, le aziende fornitrici e clienti dei distretti: una crisi finanziaria improvvisamente indotta dal forzato blocco delle fatturazioni (anzitutto all’estero). Imprese sane sotto il profilo industriale – con prodotti pronti da consegnare e portafoglio ordini da mettere in produzione – rischiano di dover mettere in cassa integrazione i dipendenti non riuscendo a pagar loro le retribuzioni oppure le forniture.
Queste imprese, per ora, sono chiamate a pagare regolarmente tutte le scadenze fiscali e previdenziali: tutto ciò che in gergo viene chiamato “F24”. Sono giorni che dai 4 milioni di imprese italiane – a tutti i livelli – stanno lanciando un appello: congelate gli F24. Tutti e subito. Almeno fino al 30 giugno. E con la certezza – fin d’ora – che i pagamenti saranno onorati in seguito con un piano rateale.
Il Governo e in particolare il Mef mantengono su questo un silenzio specifico all’interno di un generale stand by della politica finanziaria, in attesa – evidentemente – di orientamenti da parte della Ue. Ma di attese, rinvii, passi incerti e ritardati, letteralmente si può morire: lo si è visto anche nello stop-and-go dei provvedimenti di contrasto all’emergenza sanitaria. Lo si sta vedendo – drammaticamente – nei reparti di terapia intensiva a corto di respiratori.
Le imprese italiane non possono ammalarsi per mancanza di ossigeno finanziario. Non possono finire in rianimazione. Non possono morire: nel qual caso il gettito fiscale finora generato da loro rischia di inaridirsi per sempre. Assieme al Pil, assieme ai posti di lavoro.
Il governo congeli gli F24: tutti e subito. Si aprirà, certo, un buco temporaneo nei conti pubblici. Ma una voce affidabile come quella di Carlo Cottarelli – l’alto funzionario del Fmi che nel maggio 2018 fu premier incaricato per un giorno dal Presidente della Repubblica – non ha avuto timore di affermare, ieri mattina, che l’Italia ha bisogno subito di almeno 36 miliardi di ossigeno supplementare, che può essere trovato con indebitamento straordinario garantito dalla Ue stessa.
Agire si può. E si deve. Ora.