Stanno per chiudere le chiese-sorgenti mentre il popolo arde dalla sete. Anche Dio, che fra poco chiuderanno dentro, ha tanta sete. E’ buffa questa storia: gli uomini si bevono il cervello e così muoiono di sete. Dio, in caso di sete, ha imparato a chiedere da bere: “Chiedere è lecito, figliolo mio, rispondere è buona cortesia!” Gli avrà insegnato Maria mentre sciacquava le stoviglie. Chiedete, vi sarà dato: «Una voce di donna sulla soglia del deserto – scrive Antonio Borgese – ha il suono straordinariamente fresco. Come una fontana. Mette sete».
Capita che una donna metta sete a Iddio: «Dammi da bere», donna. Sfacciato? No, è Dio-assetato. C’è un pozzo, attorno al pozzo un muretto di sassi, tutt’intorno è gioco di sguardi: è una trama d’amore, sotto il solleone di Samaria. Semplice, dunque: quando ti dicono che quella cosa è semplice come se tu bevessi un bicchier d’acqua. Il fatto è che tu, a volte, non hai proprio sete. Che farsene dell’acqua?
E’ bene sapere che il bicchiere serve per bere: il male è che non sappiamo a che cosa serva la sete. E’ bene sapere che la chiesa è la residenza ufficiale di Cristo: male è non percepirne la presenza finché non appare la mancanza.
C’è della stranezza nell’uomo: è così assetato che, certe volte, si dimentica persino di aver sete. Mistero, di quelli che non sono «un’umiliazione dell’intelligenza, ma uno spazio immenso che Dio offre alla nostra sete di verità» (A. Saint-Exupéry).
Dio, seduto sul muretto, ammette di avere sete. Lo confida ad una donna che, senza saperlo, ha una sete-cane pure lei. E fu così che il Di(o)amante mise la donna con il cuore al muro. Aveva avuto cinque mariti: «Va’ a chiamare tuo marito». La sua, finora, è stata tutta una vita di lino e di lenzuola: che importa al Cristo cacciatore-di-anime? Tutto vero: cinque ne ha avuti, con il sesto si sta frequentando adesso per vedere se sono fatti l’uno per l’altro.
L’Assetato non la biasima. Attende, fruga, scalpita: «Hai detto bene (…). In questo hai detto il vero». Nel mercimonio del corpo scopre la verginità del cuore e glielo dice, anche a costo d’essere frainteso. Di correre il rischio che qualcuno dica che Lui ha perso la testa per lei. Il fatto è che per sedurle il cuore, non teme di dover sgomitare tra decine di amanti: «Si fa spazio a poco a poco nel cuore di lei» ha scritto Agostino d’Ippona.
Eccola la sete di Cristo: non ha sete dell’acqua ma ha sete della sete di quella donna. Vuol farle ardere il cuore di mancanza, come la gola quando ha sete: Dio assetato, ora pro nobis! Senza più sete, dissetaci tu.
Prima che sia tardi, dissetami di te, donna. Lascia che mi disseti della sete che hai: chi aspetta di essere malato per curarsi, è come chi si mette a scavare un pozzo mentre è tormentato dalla sete.
Adesso è lei ad avere sete: “Signore, dove vado a messa domenica che tutte le chiese sono chiuse? La guardo nella tv, in streaming, sul profilo Fb del vescovo?”. Non teme le domande, non tarda la risposta: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e Verità». Dunque, Signore? “Nell’emergenza, adorami dentro te, donna! Dammi un bicchiere della tua sete: muoio dalla sete della tua sete”. Il Dio-assetato è un Dio apparentemente impotente. E’ l’acqua, stavolta, ad avere sete più che a dissetare: prima di versare acqua a caso, vuol misurare la sete di chi la chiede. Non si gioca con l’acqua nel tempo della siccità, della scarsità d’acqua: «So che deve arrivare il Messia (…) Sono io, che ti parlo». Cin-cin!
Aveva sete d’acqua la donna: in realtà aveva sete d’Amore, senza manco saperlo. Cristo, gran seduttore di cuori, l’aveva fiutato: per questo s’avvicinò, fece finta d’aver sete e mentre tentava di far scendere nel pozzo il secchio, scese nel cuore di lei. Che, brividi sulla pelle, s’accorse d’essere impazzita per Uno che le parlava come la conoscesse da sempre: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia il Messia?» (cfr Gv 4,1-42). Andata al pozzo per prendere una brocca d’acqua, rincasò con l’intera Sorgente. In tempo di chiese-chiuse, è ancora Dio ad avere sete. Della nostra sete.