La lonza mediatica, il leone giudiziario e la lupa politica

Accuse, denunce, divisione politica: il frutto del coronavirus? No, ci sono le testimonianze di tanta solidarietà e generosità

Non solo virus. Tre fiere si aggirano nei Palazzi del potere e come a Dante fanno ostacolo al cammino del popolo. Sono la lonza mediatica, il leone giudiziario e la lupa politica.

Senza assolutamente fare di ogni erba un fascio (e cambiando l’ordine dantesco), le osserviamo in azione.

La lonza mediatica è la lussuria fraudolenta della mala informazione. Diffusa a macchia di leopardo nei mass-media tradizionali, specie televisivi (dai social Dio ci scampi e liberi), agisce com’è nella sua natura per adescamento:  propina prodotti afrodisiaci mescolando informazione e spettacolo, fatti e si dice, scienziati di fama e veline opinioniste. E questa è lussuria. Alla fine producendo disorientamento e confusione, e questa è frode.



Il leone giudiziario è la superbia virulenta degli onesti. Sulle impegnatissime e provatissime strutture sanitarie e assistenziali, alle prese con un’emergenza colossale e imprevista, sono state attivate  le Procure di mezza Italia (con particolare attenzione alle Regioni del Nord e ai dirigenti in quota centro-destra). Ma perché, se non c’è flagranza di reato, dobbiamo “dargli all’untore” anziché lavorare per trarre da eventuali errori o insufficienze elementi per un progresso? E poi: basterebbe dare ascolto al pm più pensante di Mani Pulite, Gherardo Colombo, per convincersi che la via giudiziaria, certo talvolta necessaria, non cambia in meglio la società.



La lupa della politica è l’avidità famelica e incontinente per il potere. E’ bastato credere di intravvedere una tenue e malcerta lucina in fondo al tunnel dell’emergenza pandemica perché il Palazzo abbandonasse ogni spirito collaborativo e bi-partisan per il bene comune e ripiombasse nell’orrida sua consuetudine: la rissa per il particulare. Così conciati, cosa speriamo di concludere per il bene della gente?

Dunque occorre tenere altro viaggio, lasciarci guidare dalla saggezza di Virgilio, che è il desiderio che abbiamo in fondo al cuore. Il cammino deve ricominciare dal basso, sarà quasi giocoforza più lungo e faticoso.  Guardare a ciò che di positivo fa da contrappunto alle tre fiere, dargli credito, sostegno e prospettiva.



All’esibizione di avidità egoistica di tanti inquilini dei palazzi della politica fa come da contraltare lo spirito altruistico e solidale manifestato, in mille modi, da realtà locali, associazioni di volontariato, famiglie, vicini di casa, imprese e lavoratori. Aiuti alimentari, sussidi economici, servizio di spesa per anziani e infermi, gente che in ferie forzate si offre gratis per fare quel che serve. Come in occasione, per esempio, della Colletta alimentare nazionale, si scopre il giacimento di buon ethos popolare, pur violentemente aggredito e quasi sepolto da decenni di egemonia ego-nichilista. Un altruismo che non compete ma collabora, non calcola interessi ma si dona, non chiude ma si apre e fa rete. Una feritoia di speranza, per usare la geniale espressione di papa Francesco. Questo spirito non è da sottovalutare come puramente marginale.

Esso, ove inscritto in orizzonti ideali,  è diventato esperienza sociale culturalmente consapevole, e sostenuto da guide autorevoli, ha fatto la storia sussidiaria del movimento cattolico e del movimenUESTAto socialista. E, grazie ai grandi statisti (cristiani) del dopoguerra ha trasformato carbone e acciaio da causa del conflitto e risorsa condivisa, i nazionalismi armati in un’Europa di pace.

Poi abbiamo tutti sotto gli occhi la dedizione, fino a rimetterci la vita, di medici e infermieri, una dedizione clamorosa e commovente nel lavoro, e in condizioni di lavoro disagevolissime.  Un intero servizio sanitario nazionale si è trovato a combattere una battaglia contro un nemico potentissimo, globale e imprevisto. Possono essere stati commessi degli errori? Ci sono state carenze, lacune, nuove misure da mettere in atto? Certamente sì. Ma è più che naturale. L’azione conseguente è, nei tempi necessari, una precisa comprensione dei fenomeni e delle procedure, che impegni le competenze scientifiche e amministrative a fare, insieme, passi avanti. Dalle crisi e dagli errori occorre trarre elementi per un progresso. Dall’esperienza del disastro della nube tossica dell’Icmesa di Seveso, nel 1976,  è nata da questo spirito – esperienze di solidarietà di base, azione politica premurosa, ricerca scientifica, una strategia inedita e avanzata, italiana ed europea, per la difesa dell’ambiente.

Infine, mirabile sorpresa: vincitore dell’audience e dello share in tv è stato il regnante pontefice Francesco. Cifre record impressionanti, perché, diciamolo, Santa era sì la Settimana, ma laica l’Italia, nella sua straripante maggioranza. Spieghino i sociologi il perché e il per come di questi scherzi del senso religioso. A noi sembra che la gente, quando si sente bisognosa e smarrita,  mendica speranza. La intravvede nello spettacolo di drammatica umile bellezza di quell’anziano vestito di bianco, provato e indomito. Egli non mente e non promette magie. Non propone se stesso: riflette, incarna e testimonia la Grande Presenza che abbraccia le ferite (non solo da virus) e le trasforma in “feritoie di speranza”. Per questo è affidabile.

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