Le priorità della “nuova” normalità

La pandemia ci costringe a guardare all’essenziale e cambia le priorità in vista della Nuova normalità. Con una maggiore “congruenza” tra ciò che desideriamo e ciò che viviamo

Giovanni (nome di fantasia) trascorreva molto tempo fuori casa. Prima dell’epidemia doveva affrontare un trasferimento di tre ore per partecipare a una riunione di un’ora o prendere un treno per partecipare a un evento, passando tutto il tempo nel traffico, lontano dalla sua famiglia. Il 12 marzo, nello stesso giorno in cui l’Oms ha dichiarato il Covid-19 una pandemia, l’ufficio di Giovanni è stato chiuso e lui ha iniziato a lavorare da casa. Adesso incontra i clienti e si collega con i colleghi via web, trascorre più tempo a sistemare la casa, a cucinare e a pulire il giardino, si sente più vicino ai propri cari: le videochiamate sono diventate un appuntamento normale della sua routine lavorativa, cosa impensabile fino a quattro mesi fa. Questo cambiamento ha ricalibrato le sue priorità. “Questa esperienza ha davvero confermato il mio desiderio di cambiare carriera”.



Il Covid-19 sta cambiando tutte le nostre vite e ci costringe a guardare all’essenziale.

L’idea di poter gestire il tempo che passiamo in linea con i nostri valori non è nuova: esperti e medici comportamentali la studiano da tempo e Clay Christensen ne ha scritto parlando di “congruenza” tra valori personali, azioni e ambiente di lavoro. Ciò che è nuovo in questo periodo di lockdown, tuttavia, è quanto a livello generale questa enfasi sulla riflessione e rivalutazione delle esigenze personali sia sempre più attuale e comune.



Paola (sempre nome di fantasia), designer di esperienza che vive in Inghilterra, lo esprime meglio: “Il Covid-19 ci costringe a guardare ciò che è essenziale e cosa non lo è”.

Ho raccolto tante testimonianze di amici in giro per il mondo e ad accomunarli tutti non è la debolezza in questo momento di difficoltà, ma il risveglio dell’io, un nuovo battito del cuore per le cose essenziali che interessano veramente. Senza tutta la nebbia in cui hanno cercato di avvolgerci, ora stiamo tornando a vedere il sole, da cui possiamo essere scaldati o accecati.

Provo a definire alcuni punti comuni di questa riscoperta di ciò che è importante.



Approfondire le relazioni personali

Molte persone affermano che le loro massime priorità sono sempre state la famiglia e i propri cari, ma non sempre questo desiderio si è tradotto nel concreto, nel modo in cui sono costretti a trascorrere il tempo. La pandemia sta incidendo su questo: adesso si fa largo la ricerca di congruenza tra quello che affermiamo e quello che viviamo nel tempo.

Rivalutare ciò che è essenziale per la felicità

Per chi non deve lottare contro una situazione economica pesante, la pandemia ha generato un ritmo di vita e di lavoro diverso: le persone rivalutano il fatto che reddito e risultati professionali devono accompagnarsi alla ricerca della felicità e al raggiungimento di obiettivi più personali.

Abbracciare la salute prima di tutto

La buona salute è importante per le persone: in ogni situazione, a qualsiasi livello socio-economico appartengano e di qualunque fascia di età siano. I cambiamenti positivi a lungo termine nella vita sono salute, salute e solo salute. Non importa quanto siamo impegnati, ora vediamo davvero quanto sia importante prendersi un po’ di tempo libero per la nostra salute fisica e mentale.

Pensando al nostro lavoro, cosa implica tutto ciò?

Il nuovo compromesso

I datori di lavoro devono essere consapevoli del fatto che le classiche nozioni su come motivare e ispirare le persone potrebbero non essere più valide dopo la pandemia, perché gli obiettivi dei lavoratori stanno cambiando, disponibili come sono a scambiare retribuzione con flessibilità, tragitti più brevi o ritmi di lavoro meno asfissianti.

L’equilibrio tra “lavoro e vita privata” è stato per molto tempo un mantra della retorica aziendale. Ora le imprese che non saranno capaci di renderlo un punto fermo della realtà aziendale potrebbero ben presto essere lasciate indietro e perdere i veri talenti del futuro. E dal punto di vista commerciale, la lezione sarà forse ancora più severa. Sam Walton, fondatore di Walmart, una volta disse: “C’è un solo capo. Il cliente. E può licenziare tutti i membri dell’azienda, dal presidente in giù, semplicemente spendendo i suoi soldi altrove”. In tal senso, le aziende stanno per avere – forse – un sacco di “nuovi capi”. I comportamenti dei clienti che le aziende pensavano di aver capito stanno per essere sostituiti da qualcosa di nuovo, che dovrà essere valutato e a cui si dovrà rispondere il più rapidamente possibile.

Roberta (altro nome di fantasia) lavora come responsabile vendite e vivere la pandemia le ha completamente cambiato le prospettive: “Ho imparato che la salute è la cosa più importante”.

Dobbiamo, dunque, al più presto imparare a guardare tutto questo, iniziando a capire quali fattori potranno modellare le scelte che le persone faranno con l’arrivo della Nuova normalità.

Assai improbabile che tutto ritorni come prima, e questa è la vera sfida, la grande occasione. Occorre rispondere al cuore, che si fa spazio nella nebbia per vedere il sole.

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