Le critiche a caldo al Decreto agosto – poca attenzione all’impresa e focalizzata soltanto sul Meridione – non hanno convinto il vicepresidente di Confindustria Vito Grassi: che in un’intervista (al Messaggero, non linkabile) ha ripreso alcuni degli argomenti che avevano suggerito al Sussidiario di sostenere la fiscalità di vantaggio, poi prevista dal Governo alla vigilia della “battaglia autunnale”.



L’industriale campano non promuove a pieni voti una manovra inequivocabilmente “prodotta dall’emergenza, con misure frammentate”. E sul piano dell’impostazione complessiva della politica economica per la Fase 3 avverte il sistema-Stato che nessuna strategia di Ricostruzione appare realizzabile – in tutto il Paese – se la burocrazia continua a pesare sull’economia con le sue “lungaggini”. Per superarle un salto di qualità appare obbligato: eventualmente anche con “poteri di surroga da parte dei ministeri e delle agenzie nazionali”. 



Anche sul merito di un avvio di politica industriale orientata al Sud, Grassi non si entusiasma a priori: “Partire dal Mezzogiorno? È sempre facile dichiararlo. Altra cosa è produrre progetti credibili, subito eseguibili, con costi e tempi certi”. E piani credibili – su questo l’ingegnere napoletano non mostra dubbi – sono quelli radicati in una “consapevolezza” articolata. Primo: “Rilanciare il Sud significa trascinare l’intera Azienda-Paese”.  Secondo: “Per anni il centronord ha in un certo senso rappresentato la locomotiva: un riferimento per tutte le regioni, che devono ambire a quella qualità di servizi”. 



La prospettiva è dunque chiara e niente affatto banale: lo stimolo a colmare i gap – “in un’Italia oggi chiaramente a due velocità” – è all’Azienda-Sud perché insegua e raggiunga il Centronord: con la manifattura, naturalmente, in prima fila. Perché dal Sud – ricorda Grassi – viene un importante contributo all’export Made in Italy, nonché alla formazione di alto livello nell’innovazione digitale. E senza dimenticare la portualità meridionale per dare contenuto specifico alla sfida del rilancio infrastrutturale. Perché, sia chiaro, gli industriali del Sud non hanno esitazioni: “Un grande piano infrastrutturale rimane la migliore opportunità di riconversione del lavoro” nell’incerto inizio dell’era post-Covid.

Ha ragione Bankitalia quando avverte che Cig e divieto di licenziare sono misure di politica sociale a breve termine, non possono esserlo di politica economica. Mentre hanno torto quelli che denunciano sentimenti di ostilità preconcetta verso  le imprese settentrionali.