Se il Mezzogiorno diventa un Eldorado per il Nord

Il ministro Provenzano intende spingere la crescita economica del Sud puntando sul mercato interno. Come? Mediante la decontribuzione sul lavoro. Una scelta lungimirante

Nella confusione che toglie riferimenti e rende tutto incerto si fa fatica a trovare la rotta, come in una mattina nebbiosa in mare. Senza riferimenti e navigando a vista si rischia di prendere direzioni non volute, ci si affida all’inerzia del moto o all’improvvisazione, spesso non riflettendo abbastanza su quale sia il percorso migliore. Conoscere la navigazione cartografica e saper fare un punto nave sono competenze necessarie se non si vuole perdersi negli oceani o finire sugli scogli. 

La coltre di incertezze che circonda il Paese viene da lontano e impone un’analisi. 

La fine della mitologica illusione del mondo come unica casa per chi avesse competenze e sapesse l’inglese è ormai evidente. Quello che gli anni 90 avevano portato di nuovo sotto la presidenza Clinton, una società aperta e senza confini, dopo le Torri Gemelle e l’iperliberismo, che ha aiutato le multinazionali a diventare apolidi ed i paesi emergenti a vendere le loro merci sottocosto approfittando dell’assoluta assenza di stato sociale, è ormai accantonato. La Brexit ci ha privato dello sfogatoio per tanti che “meglio fare il cameriere a Chelsea” ed il mondo ha scoperto che l’andare a vivere o comprare altrove non è più la soluzione per ogni problema.

Ci dobbiamo occupare di noi stessi e dei nostri limiti, come società e come Paese – ci dice la pandemia – e dare la priorità alla risoluzione dei problemi che ci trasciniamo, non potendo più ignorarli, costretti a vivere nei nostri confini, umani e geografici, questa nuova fase.

Per anni la scelta di non affrontare la questione della coesione territoriale tra Nord e Mezzogiorno è apparsa come una conseguenza diretta delle opportunità offerte dai tanti “altrove” che ci si aprivano davanti agli occhi. Meglio andare a vivere a Londra piuttosto che pretendere un Mezzogiorno produttivo, meglio aprire in Cina piuttosto che a Cosenza.

Ora che queste opzioni sono più lontane, ci si accorge che il Mezzogiorno è un Eldorado di opportunità per il Nord, a saperle cogliere. La potenziale crescita delle Pil è da doppia cifra, per ogni 10 euro investiti a Catania 4 vanno a Treviso. Un moltiplicatore di occasioni che non ha paragoni con altri territori limitrofi.

Su questo il ministro Provenzano ha scommesso ed ha messo il primo tassello importante. La decontribuzione decennale (in forme progressive) sul lavoro (tutto, anche quello in essere) per una valore pari al 30% di quanto pagato normalmente dalle imprese. A questo ha aggiunto la sua adesione al progetto di rientro di imprese e capitale umano che verranno incentivate per ripopolare il Mezzogiorno di nuova linfa.

Ha compreso, Provenzano, che la crescita del Paese può riprendere dal Mezzogiorno e trainare le imprese del Nord, che saranno le prime a giocarsi appalti, commesse e occasioni di crescita che gli investimenti nel meridione porteranno.

L’interdipendenza tra Nord e Sud del Paese è talmente diretta che se cresce il Pil del Mezzogiorno cresce moltiplicato quello del Nord. E gli interventi sulla tassazione differenziata per attrarre i nuovi investimenti dei privati sono all’ordine del giorno assieme all’avvio degli investimenti pubblici.

Non è detto che tutto vada come previsto e molto dipenderà dalla costanza e dalla dedizione che si metterà per completare il progetto di fare del Mezzogiorno un territorio attrattivo assieme alla necessità di contrastare senza quartiere le consorterie mafiose. Ma è certo che la strada della coesione avvicina e rende più credibile il progetto del Governo di creare un nuovo corso e dare argomenti allo sviluppo del Paese.

Spingere la crescita economica partendo dal mercato interno è una strada che può dare risultati importanti e offrire una rilettura anche alle finte contrapposizioni che servono solo a generare confusione.

L’occasione di avviare una stagione nuova di crescita per il Paese e per la società può essere colta partendo dalla consapevolezza della fine di un periodo storico. Ricostruire un rapporto coerente e corretto tra le diverse aree del Paese è un presupposto metodologico per occuparsi anche della crescita delle aree del Mediterraneo, per rilanciare in una prospettiva positiva il rapporto con l’Europa e guardare al mondo sapendo che abbiamo qualcosa da offrire e delle occasioni da cogliere e non solo un territorio da cui prendere talenti da esportare forzatamente causa inoccupazione o in cui vedere merci sottocosto che desertificano il tessuto produttivo.

A questo serve vincere  la sfida per il Mezzogiorno. Avere un Paese più coeso e più forte che sappia navigare nei prossimi anni seguendo una rotta precisa anche quando attorno cala la nebbia. E approfittare della safety car che è entrata in pista rallentando tutti i competitor. Se avremo lo scatto giusto potremmo  arrivare al traguardo del post-pandemia tra i primi. Come le Ferrari di una volta.

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