Il lungo anno appena iniziato porterà alla spiaggia della nostra vita ancora ripetute ondate, alcune veri tsunami. È difficile pensare che, prima che finisca il 2021, la vaccinazione in Europa produrrà l’immunità di gregge e ci aspetta un lungo cammino prima di veder trasformato il Covid-19 in un semplice raffreddore. Il vantaggio è che, finalmente, c’è una strada da seguire. Le ondate sanitarie saranno accompagnate da ondate psichiatriche, con le differenti forme di stress post-traumatico collettivo che stiamo subendo. Priamo, re di Troia, chiese ad Achille il corpo di suo figlio Ettore per piangerlo per dodici giorni e separarsene. Molte delle oltre due milioni di vittime della pandemia nel mondo sembrano essersi volatilizzate senza che i loro familiari possano inginocchiarsi davanti a un qualche eroe acheo.



Lo stress è personale, ma anche della società nel suo insieme. Il Fondo monetario internazionale ha a suo tempo analizzato le agitazioni sociali causate da malattie come Sars, ebola o zika, rilevando che il picco si verificava al quattordicesimo mese. Ci stiamo avvicinando a questo momento. Come evidenzia il professor Víctor Lapuente, lo stress sociale o politico si può misurare con alcuni indicatori come la stagnazione delle retribuzioni, l’incremento della disuguaglianza o un elevato debito pubblico prolungato per molto tempo. Il debito pubblico è sempre una fattura che il passato lascia al presente, i vecchi ai giovani.



Purtroppo, noi di disuguaglianza ne sappiamo parecchio. Spagna e Italia sono due dei sette Paesi dell’Ue con almeno un quinto dei loro cittadini a rischio di povertà. Gli altri cinque sono tutti Paesi che sono passati sotto regime comunista. I Paesi del Sud (Spagna, Italia, Grecia e Portogallo) sono anche tra quelli in Europa con maggiore disuguaglianza. In Spagna ha caratteristiche croniche, nel Regno Unito e in Italia è un fenomeno più recente.

Questa disuguaglianza indica che è essenziale un utilizzo intelligente del denaro messo a disposizione dal Next Generation Eu. A differenza di quanto successo nel 2008, questa volta non vi sono solo risorse per una politica monetaria, ma anche denaro, molto denaro, per fare politica economica e politica sociale. Se gli aiuti del Next Generation Eu non vengono usati per una ristrutturazione del tessuto produttivo e per ricollocare e formare i tanti lavoratori che non potranno tornare al loro vecchio impiego, si sarà sprecata una grande opportunità. Soprattutto il Sud dell’Europa ha bisogno di una trasformazione della sua struttura economica, di una nuova formazione per il lavoro. Se tutto, o buona parte, del denaro europeo viene impiegato nella spesa corrente, la disuguaglianza non verrà ridotta e la crisi politica potrebbe manifestarsi in qualsiasi momento.



Le susseguenti ondate di contagio ci hanno dimostrato come il nostro sistema sanitario fosse più fragile di quanto pensassimo. La debolezza del sistema sociale o politico è più difficile da riconoscere, però esiste e ha a che vedere con l’evoluzione che si è prodotta sia nella destra che nella sinistra. Semplificando, diciamo che la destra fino a qualche anno fa, forse decenni, incarnava la difesa del trascendente in politica. Ci rimane la Merkel, ma a settembre se ne andrà. La destra classica, pronta ad affermare alcuni valori essenziali, ha virato verso le concezioni più liberali, per le quali individuo e mercato sono tutto.

Continuando con le semplificazioni, possiamo dire che la sinistra puntava su soluzioni collettive, sottolineando il protagonismo dello Stato. Questo, però, qualche anno, qualche decennio fa: ora i socialisti sono un’altra cosa. L’attuale Presidente del governo spagnolo, Pedro Sánchez, nel suo discorso di investitura ha utilizzato 35 volte la parola “diritti”. È il compito di una socialdemocrazia che non promuove più un progetto comune, ma si limita a garantire e a creare nuovi diritti soggettivi.

Questi nuovi diritti rispondono alle richieste di gruppi che rappresentano interessi particolari, aumentando la frammentazione sociale. È la logica del consumo applicata al modo di essere cittadino. Il concetto di comune scompare. Sinistra e destra sono diventate individualiste. Diciamo che lo scenario tende a essere dominato da una specie di fusione e che abbiamo una sorta di socialdemocrazia liberale o un liberalismo socialdemocratico.

C’è chi, per vincere questa mancanza di tensione ideale, torna a parlare con le grandi parole che usavano un tempo i vecchi partiti della destra e della sinistra, chi innalza le bandiere dei valori, della Patria, della nazione, di ciò che è comune.  In questo senso abbiamo le voci che arrivano da alcuni Paesi come l’Ungheria o ciò che viene difeso da alcuni partiti in Spagna e Italia. Tuttavia, questo ha molto poco a vedere con il rafforzamento di cui necessita la vita politica per far fronte allo stress che ci viene addosso. Queste bandiere hanno poco a che vedere con la politica, hanno a che vedere più con la religione, con la vecchia religione. La presenza dell’ideale si distingue perché genera unità, ma queste bandiere aumentano la polarizzazione. È un vecchio fenomeno. Quanto più forte è l’ateismo pratico, tanto più mancano i riferimenti ideali in politica e questa diventa più messianica, più teologica e più clericale. Le bandiere innalzate da alcuni chiedono che venga sacralizzato l’imperatore. È il sintomo più grande di debolezza.