Mario Draghi presenta così una parte del suo programma: “Il governo dovrà proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori, ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente”. Un esempio di impresa da sostenere è quella apparsa qualche giorno fa su alcuni quotidiani. La Camozzi Group ha trasferito la sua sede legale da Brescia a via Rubattino di Milano nell’area Innse, cioè nella vecchia e storica Innocenti nella zona di Lambrate, alla periferia della grande città.
Per comprendere il significato di quanto sta accadendo, occorre soffermarsi sulle due realtà di questo evento: il Gruppo Camozzi e la storica vecchia area dell’Innocenti, di cui si possono ancora vedere gli antichi capannoni abbandonati, testimonianza nostalgica di una grande Milano e di un’Italia in pieno sviluppo economico e industriale.
In effetti, per chi ha un ricordo della grande espansione economica del nostro Paese, l’area dell’Innocenti, finora dismessa, rappresenta un simbolo di prima grandezza e di un grande passato di riscatto dopo la tragedia della seconda guerra mondiale.
Il registro storico dell’Innocenti spiega: “Sul finire degli anni Cinquanta a Lambrate ha sede una delle più importanti aziende italiane: la Innocenti. Nonostante fosse stata messa in ginocchio dalla seconda guerra mondiale, la Innocenti era riuscita a risollevarsi grazie alla linea di produzione della Lambretta”.
“Lambretta”, un mito e un ricordo storico per i giovani del dopoguerra.
Le risorse accumulate con la produzione e la messa sul mercato di quel “piccolo mito” permettono presto all’Innocenti di passare al settore automobilistico. Dal 1959, nell’ordine, escono dalla fabbrica di Lambrate l’Austin 40, l’Innocenti 950 e poi la Mini, una macchina che era stata inventata dalla Cooper inglese e che trasferita in Italia divenne un’eccellenza per il mercato giovanile dell’epoca.
È anche per queste ragioni che la storia industriale dell’Innocenti si intreccia alla storia del modo di vivere italiano dell’epoca. Forse molti ricorderanno un celebre film di Mario Monicelli, Romanzo popolare. Dai cancelli della fabbrica di Lambrate usciva un operaio, milanista e attivista sindacale. Due grandi interpreti, Ugo Tognazzi e Ornella Muti. La trama del film è scandita da una stupenda e triste canzone di Enzo Jannacci, Vincenzina e la fabbrica, che condensava l’amore-odio di quel periodo storico per la fabbrica, vissuta sia come sede di un riscatto sociale, sia come lotta per avere più giuste condizioni di vita.
Ma tutto questo è un mondo, ricco di speranze e contraddizioni, che va in crisi in un arco limitato di anni, come molto altro nel resto d’Italia.
Ci sono, per l’Innocenti, crisi e passaggi di proprietà fino al 31 marzo 1993, quando i mille lavoratori rimasti lasciano definitivamente i capannoni di via Rubattino. Il nucleo centrale, l’area Insee, quella con la caratteristica torre piezometrica resta per 30 anni desolatamente vuota. In questo caso, fortunatamente, non si dà vita all’ennesima speculazione edilizia.
A questo punto si inserisce il secondo protagonista. Il Gruppo Camozzi di Brescia rappresenta una delle tante storie che hanno contribuito allo sviluppo del nostro Paese. Nel 1964 Attilio Camozzi lascia il lavoro di tornitore e, insieme ai fratelli Luigi e Geronimo, fonda la “Camozzi” per produrre componenti pneumatici per l’automazione industriale.
L’azienda cresce e si afferma nel giro di pochi anni, anche a livello internazionale, nel campo delle macchine utensili soprattutto nei settori aerospaziale, difesa, trasporti, settore energetico e industrie pesanti.
Subentra al fondatore il figlio Ludovico e, a differenza di tante altre imprese italiane, non conosce declino e crisi. Nasce presto un “centro ricerche” e si giunge alla svolta dell’Industria 4.0, con un modello di gestione della produzione basato sulla connessione tra sistemi fisici e digitali, con in più analisi complesse di big data.
Così il gruppo si aggiudica la gara internazionale per produrre, assemblare e testare parti del Giant Magellan Telescope (GMG) che, dal 2029, all’interno dell’Osservatorio “Las Campanas” in Cile, scruterà tutti i pianeti esterni al sistema solare.
Perché la Camozzi, pur lasciando a Brescia molti degli impianti produttivi, si sta appunto insediando nell’area ex Innocenti, portandovi la sede, il “centro ricerche”, un incubatore di ricerca, laboratori e processi unici al mondo quali quelli della lavorazione del titanio per grandissime dimensioni?
Lo dice lo stesso Ludovico in una intervista a Brescia oggi ricordando la centralità di Milano nel panorama produttivo e commerciale internazionale, ma soprattutto le possibilità date dall’area Insee di attrarre nuovi talenti tra i 190mila studenti universitari milanesi e di sviluppare sinergie strette con realtà quali il Politecnico di Milano e l’Istituto di Tecnologia di Genova per innovare continuamente reggendo la concorrenza internazionale.
Il gruppo si insedia nell’area ex Innocenti volendo correre il rischio del continuo cambiamento. La Camozzi è una di quelle 4.656 imprese italiane che, secondo una recente ricerca, “Controvento” di Nomisma, hanno saputo cogliere la “trasformazione tecnologica 4.0”. Innovazione e qualità dei loro prodotti le hanno rese protagoniste della rivoluzione che sta trasformando la manifattura globale e che può rilanciare lo sviluppo industriale del Paese e soprattutto l’occupazione.
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