Morire per un posto auto, tenuto fermo da tre complici mentre il quarto ti accoltella non può essere la sorte che un Paese riserva ad uno dei sui cittadini. Non è tollerabile che un gruppo armato entri in un bivacco di braccianti nelle campagne di Foggia terrorizzando gli ultimi tra gli ultimi. Non possono essere fatti che si perdono nelle polemiche per stabilire l’ora del coprifuoco e non possono essere fatti meno importanti di come investire i denari del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

La massa di finanziamenti in arrivo ha come suo obiettivo il rilancio del Pil e la definitiva uscita dalla stagnazione normativa e regolamentare degli ultimi vent’anni. Un mix di riforme e soldi che, nelle intenzioni, farà crescere il Paese e metterà l’economia in movimento. È di certo la parte di rinascita di Paese che collettivamente sembra più urgente, perché tocca nel vivo la quotidianità, le abitudini, le speranze di ciascuno. Avere risorse economiche è la prima preoccupazione da togliere alle famiglie. Ma morire come Maurizio Cerrato, in un parcheggio, è disumano, come è disumano terrorizzare i braccianti di Foggia.

Per troppi anni l’aneddotica docile con il Mezzogiorno ha dato la colpa alla collettività delle condotte devianti e, spesso, la narrazione del disagio sociale ha giustificato, anche non implicitamente, una certa bestialità violenta, quasi che la mancanza di educazione alla vita, di per sé colpa dello Stato, non potesse che ricade sullo Stato stesso, a cui chiedere di più.

Serve, questa narrazione, a giustificare la richiesta di servizi, risorse, posti di lavoro nel Mezzogiorno, come se un popolo in balìa di se stesso non avesse altra strada che scivolare verso sopraffazione e violenza. O ci date da mangiare o ci prendiamo quel che serve. La regola civile non vale più, ognuno si attrezza come può, si fa giustizia da solo o si attiva per avere ciò che desidera. Senza più limiti. Saltando la fila per i vaccini, aggredendo chi si oppone, taglieggiando negozianti e imponendo una legge naturale del più forte o del più furbo che si giustifica sempre con la debolezza dello Stato.

Ora lo Stato con il Pnrr ha più forza e maggiore autorevolezza; con gli investimenti e le riforme programmate, pagate da soldi di tutti gli europei, il Mezzogiorno avrà comunque di più e quindi dovrà dare di più. Dovrà farlo abbandonando per sempre la retorica della giustificazione di ogni condotta con il retaggio storico proto-borbonico, smettendo i panni del brutto anatroccolo, della narrazione del passato come fardello che impedisce la modernità. Dovrà farlo e costerà tanta fatica. E dovrà fare i conti con la constatazione che molte delle abitudini furbesche e delle devianze sociali sono il male assoluto contro cui combattere senza singoli eroi ma collettivamente. E dovrà farlo anche perché, approvato il Pnrr, non avrà più scuse, non ci saranno più giustificazioni. È finita la storia del meridionalismo piangente, deve iniziare quella del riscatto, della severità etica, della modernità. Partendo dal presupposto che la violenza per un parcheggio, i raid contro i braccianti non sono colpa dello Stato assente ma di inumani aggressori da fermare. Iniziando a denunciare, testimoniare, raccontare. Perché il Mezzogiorno non finisca come un corpo riverso nel piazzale di un parcheggio senza che, come al solito, nessuno abbia visto niente.

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