Il Pnrr è un punto di partenza e non di arrivo. E commette un errore grave chi guarda ai 248 miliardi – meritati all’Italia dalla credibilità personale di Mario Draghi – come a un “tesoretto” da spendere. “Il Pnrr è una leva per attrarre e mobilitare investimenti privati, nazionali e internazionali”, ha voluto sottolineato subito il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini: il primo membro dell’esecutivo a guardare immediatamente oltre il cruciale passaggio del Recovery italiano nel fine settimana in Consiglio dei ministri e quindi della due giorni parlamentare del Premier.
“Un Paese che investe su se stesso e un Paese che non può non attrarre investimenti privati”, ha insistito Giovannini in un’intervista. Il riferimento è parso chiaro alla montagna di risparmi – oltre 1.700 miliardi – che le famiglie italiane stanno trattenendo liquide nei conti correnti bancari e postali. Atteggiamento del tutto comprensibile quando le incertezze da Covid sono ancora altissime. Ma i fondi europei – ha ricordato in termini franchi Giovannini – sono “debito da ripagare”. Compito del governo sarà realizzare la dottrina del “debito buono” ormai chiaramente enunciata da Draghi e infusa nel Pnrr già in viaggio per Bruxelles: e che impegneranno in modo speciale il Mit guidato da Giovannini.
“Ripagare il debito” – debito pubblico – sarà invece responsabilità ultima degli italiani: e questo sarà possibile grazie a un sistema fiscale e previdenziale più efficiente ed equo, a una Pa più produttiva, a una giustizia civile amica delle imprese (tutte riforme specifiche che Draghi ha garantito alla Commissione Ue). Un’Italia avviata su un terreno di ripresa migliorerà di per sé i parametri economico-finanziari. E un’Italia “riformata” ha più chance di convincere i risparmiatori italiani e gli investitori internazionali dell’affidabilità del debito della Repubblica ma soprattutto sulle opportunità dell’Azienda Italia.
Ma la transizione digitale e quella energetica/ambientale chiamano in via strategica fondi pubblici e capitali privati a essere partner. E lo sviluppo della Rete Unica da parte di Tim è già un dossier-pilota su questo terreno. Nessuno può dimenticare che anche la crescita della Cassa depositi e prestiti nel finanziamento delle grandi opere è fondato su un giacimento di risparmio delle famiglie, che altri Paesi non possiedono. È una risorsa strategica che – con una strumentazione finanziaria in evoluzione – può e deve tornare a scaldare anche i motori grandi e piccoli dell’impresa privata.
Giovannini ha rassicurato che il Pnrr non è fatto soltanto per produrre appalti pubblici con debito pubblico: è stato varato per risvegliare i capitali privati e la fiducia dei mercati finanziari su una “macchina da Pil” che in almeno due passaggi-chiave (il dopoguerra e gli anni ’80) ha dimostrato di saper nascere e rinascere da se stessa.
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