Il 15 agosto come ogni anno sarà grande festa alla Cappella di Ronchamp, in Francia. La Cappella è intitolata a Nôtre Dame de Haut, dove “haut” (alto) sta a sottolineare la posizione, sulla cima di una collina che domina il paesino, ma suggerisce anche l’idea di Maria Assunta in cielo. La Cappella è celebre per via di chi l’ha progettata, vale a dire Le Corbusier, il più grande architetto del 900, che ha curato tutti i dettagli, compresa la grande porta d’ingresso sulla quale lui stesso ha dipinto la sagoma rossa simboleggiante Maria, con le mani tese verso il cielo.
Domenica 15 la messa si svolgerà come ogni anno dall’altare all’aperto, perfettamente studiato da Le Corbu, davanti ad un anfiteatro naturale in grado di accogliere oltre 2mila persone, con un’acustica tale che permette al celebrante di essere sentito senza microfono. In prima fila ci saranno le suore clarisse che dal 2011 hanno deciso di trasferirsi da Besançon sulla collina, ai piedi della Cappella, in un monastero bellissimo e molto discreto progettato da Renzo Piano.
Era tanto tempo che non tornavo a Nôtre Dame de Haut, un luogo che non si può non amare ma di cui si pensa di conoscere tutto, tanto è stato visto in mille fotografie e su ogni manuale di architettura. È stato bello innanzitutto percepire quanta vita vibri attorno a quel capolavoro, che così è sfuggito al rischio di museificazione. Ma è stato bello soprattutto constatare come la sorpresa, nel momento in cui la sagoma ben nota sbuca davanti ai nostri occhi, sia ancora la sorpresa della prima volta. Ronchamp è un luogo speciale, perché la somma dei fattori che stanno alle radici della sua storia non ne spiegano la bellezza. Il suo creatore veniva da una famiglia protestante e non aveva mai voluto neanche lontanamente impegnarsi su progetti che avessero a che fare con la chiesa. La Chiesa, intesa come istituzione, da parte sua in tutto il 900 si era rivelata incapace di aprire relazioni con i grandi artisti, architetti o pittori che fossero. A Ronchamp invece avviene una sorta di miracolo: la diocesi di Besançon, nella persona del suo vescovo, aveva cercato il grande architetto e il grande architetto a sorpresa, dopo un primo rifiuto, aveva detto di sì a quel progetto così periferico (in nome di sua madre “donna di fede”, avrebbe spiegato).
Il risultato è quello che ogni volta fiorisce davanti ai nostri occhi: un organismo meraviglioso, con quella punta di prua che lievita verso il cielo. Un organismo ultimamente semplice, stupefacente eppure essenziale, dove ogni dettaglio è pensato per essere segno visibile del mistero. Come le vetrate della facciata rivolta a sud, sulle quali Le Corbu ha voluto scrivere di suo pugno alcune litanie mariane; o come la cappellina che riceve la prima luce del mattino, il cui rivestimento è colorato di un rosso intenso: Gesù che ogni giorno prende corpo…
Ronchamp è davvero un “miracolo”, come aveva detto quello straordinario propugnatore del dialogo tra chiesa e artisti che era stato il padre domenicano Marie-Alain Couturier. Un miracolo che non a caso continua a commuovere e a parlare al cuore sorpreso dei tantissimi che arrivano a vedere la Cappella per una semplice curiosità culturale e che restano silenziosi e ammirati a guardare.
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