È sufficiente scorrere la rassegna stampa del Meeting 2021 – che si conclude oggi – per comprendere come la declinazione concreta del “coraggio di dire Io” sia stata una sfida aperta sul terreno del lavoro. L’Io di Rimini – “fondato sul lavoro” dal 1980 – rimane proteso al lavoro, soprattutto: alla creazione di lavoro. A offrirlo a chi lo chiede, aiutando tutti a promuoverlo e valorizzarlo fra Stato e mercato. A porlo al centro della strategia Recovery di un Paese-membro della Ue che rimane “fondato sul lavoro” dall’incipit della sua Costituzione.
“Il vostro è un io che vuol diventare costruttore”, ha detto il Capo dello Stato ,Sergio Mattarella, nel suo indirizzo inaugurale al Meeting. Nel suo messaggio – centrato sull’eccezionale fase storica determinata dalla pandemia – la parola “lavoro” è stata significativamente associata al reticolo prezioso della “mansioni sociali”: appena dopo il riconoscimento dell'”opera dei medici e del personale sanitario”; appena prima della preoccupazione per l'”impegno di rilanciare il tessuto economico”. Nell’Italia del 2021, la “responsabilità” – espressa nei “comportamenti di ciascuno di noi” – è fare bene il proprio lavoro; è includere tutti nel lavoro quotidiano di un Paese che deve “comprendere di doversi mettere in gioco”. Lavorare è oggi, per ogni italiano, il diritto-dovere di essere in prima persona sussidiario al Pnrr lanciato dal Governo Draghi.
Il percorso-talk “Il lavoro che verrà” – promosso al Meeting dalla Fondazione per la Sussidiarietà – ha affrontato la sfida-lavoro a viso aperto, di petto. Ha offerto al Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, la possibilità di discutere con franchezza dell’incrocio cruciale fra politica vaccinale e lavoro in fabbrica; e anche dell’ipotesi dibattuta di orientare la politica industriale in direzione anti-delocalizzativa. Ma la stessa finestra del “parlar chiaro” è stata aperta al ministro del Lavoro Andrea Orlando; a quello dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti; al titolare della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, a quello dell’Istruzione Patrizio Bianchi, al Segretario generale della Cisl Luigi Sbarra e al presidente dell’Istat, Giancarlo Blangiardo. È un “lavoro” peculiare anche quello della civile e dei suoi corpi intermedi come il Meeting: anch’esso va reso resiliente al Covid.
“Il lavoro che verrà” più importante resta tuttavia quello che c’è già: che è stato costruito con lo spirito del Meeting. Quello che il Meeting ha voluto raccontare – un nome fra tutti – attraverso il Progetto Quid: promosso da una cooperativa sociale di Verona che mette a frutto il dono delle rimanenze di tessuti presso alcune case di fashion per offrire un’opportunità a donne fragili. Un’opportunità di lavoro. Perché è nel lavoro che “l’io avverte la propria responsabilità di riconoscere gli altri per comporre il noi della comunità” (copyright Sergio Mattarella).
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