Nei primi bagliori del nuovo anno scolastico delle superiori si chiudono i conti con quello vecchio e i dati che emergono non sono affatto rassicuranti: alle prove d’esame di fine estate, per determinare il voto su cui i prof. hanno sospeso il giudizio a giugno, aumentano coloro che non si presentano, che scelgono deliberatamente di essere bocciati, ed aumentano i bocciati in sé, con istituti che mettono a segno un poco esaltante +50% sul 2019, l’anno prima della grande sanatoria Covid.
E forse anche in queste montagne russe, dove un anno si promuove chiunque e l’anno dopo si boccia senza pietà, dove un mese si esce dalle lezioni alle 16 per ordine della prefettura e il mese dopo neanche si entra a scuola, forse anche in queste montagne russe – si diceva – va cercato quel malcontento serpeggiante che affiora qua e là nel paese, nelle proteste come nella politica, sui social come nei giudizi dozzinali sulle tante realtà complesse del nostro tempo: un malcontento che si esprime in un non-detto che – in realtà – urla forte il fatto che in tanti hanno perso la voglia di tutto, non hanno più voglia di niente, nemmeno di ricominciare. Chi ha voglia di ricominciare a studiare? Chi ha voglia di ripartire con la vita di sempre? Chi ha voglia di mettersi in gioco e di metterci del proprio?
In questi ultimi due anni siamo stati così piegati dalle circostanze, e soprattutto dalla narrazione altalenante e non chiara delle circostanze, che ciò che si è andato affermando è la perdita della voglia del vivere, la perdita della voglia di ripartire. Proprio come dopo un’indicibile delusione in un matrimonio, in un’amicizia o in una società, anche in questo caso “la tempesta” ha rimpicciolito i desideri, fatto cattive le parole, resi violenti i sentimenti.
In tutto questo chi potrà ripartire? Quali insegnanti potranno accogliere questa rabbia? Quale marito o moglie? Quale politico? Quale amico? Chi ci farà tornare la voglia di vivere?
Mai come in questo caso non ci possono essere risposte, ma solo desiderate e sospirate sorprese. Di cui il Cielo sa quanto tutti quanti abbiamo davvero bisogno. La sorpresa non è una categoria irrazionale solo perché è imprevedibile, la sorpresa è ciò per cui tutti noi siamo fatti. A ben vedere, di questi tempi, è la migliore amica della speranza. L’importante è non essere così presi da se stessi da perderla di vista.
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