Lo spazio sopra le nostre teste ha un valore immenso. È il vero eldorado delle prossime generazioni. Risorse e possibilità si concentrano in un luogo che per ora non appartiene a nessuno e che sta incitando grandi capitali ad investire nella space economy. Chi arriverà per prima avrà tutto il premio e sarà in vantaggio strategico sugli altri per i prossimi decenni. Per conquistarlo serve un misto di competenze e capitali tale da generare un’esplosione di occasioni e di possibilità che prenderà corpo nei prossimi decenni. L’Italia è un piccolo Paese, pensiamo sempre, e dovrà rincorrere i sogni degli altri. Ed in questo futuro lo spazio, per le aree più depresse, sembra a diverse unità astronomiche dal poter cogliere questa opportunità.
Ed invece no. In Campania ha sede il più avanzato centro di ricerche italiano, e forse dell’Europa continentale, su spazio e avionica. Ha un acronimo mediterraneo, Cira, che sta per Centro italiano di ricerche aerospaziali, ha al suo interno laboratori, aziende e competenze raggruppate in forma di consorzio e da decenni produce componenti per le stazioni spaziali internazionali e per i nuovi aerei da trasporto e combattimento.
E qui, a Capua in Campania, sembra stia guardano un tale Bezos, sì, proprio quello di Amazon, che avrebbe avviato i contatti informali per valutare se piazzare in Campania il pezzo più rilevante della sua strategia di crescita nella space economy. Che sia una cosa concreta lo confermano diverse fonti, che si faccia è auspicabile e non solo possibile, quanto addirittura probabile. In sostanza ci sarebbe molto di più di una fascinazione. A breve gli sherpa parleranno di cose concrete e si vedranno per capire se e come è possibile fare un percorso, ma la notizia in sé è di tale stranezza da rendere sempre più complicato risolvere l’enigma del Mezzogiorno.
Il tutto nel mezzo di decine di migliaia di redditi di cittadinanza, a pochi chilometri da aree a forte infiltrazione della malavita.
Potremmo crogiolarci nella buona notizia e vedere tutto rosa per la ripresa, ma dal Sud più lontano, dalla terra dell’antica colonia romana di Brindisium, fatta dai romani a dispetto della greca Taranto, un’azienda trevigiana con un suo comunicato aggiunge un altro elemento all’enigma Mezzogiorno. La Scanduzzi, azienda metalmeccanica che ha in quelle terre dei siti produttivi, è disperata. Cerca cinquanta operai con diverse qualifiche, offre formazione, inquadramento e stipendio ma non trova gente. Una provincia con un tasso di disoccupazione al 35%, con circa 7mila percettori del reddito di cittadinanza nella provincia, di cui 240 recentemente denunciati per indebita percezione, non si trovano 50 operai. E non vale dire che manca la formazione, che l’azienda offre, ci tiene a precisare, o che siano lavoretti. Un impiego stabile, per mansioni professionalmente qualificate, non trova candidati. Mentre nelle campagne di quella provincia imperversa il caporalato sugli immigrati irregolari, con inchieste che denunciano che in quelle terre si pagano gli immigrati 3 euro l’ora per le fatiche sotto il sole e sotto le intemperie della natura.
Insomma, che enigma è il Mezzogiorno. Un territorio che non trova una sua soluzione applicando le ricette dell’economia. Anche quando arriva lo sviluppo, anche quando le eccellenze si rivolgono al territorio restano incrostati pezzi di società che non intercettano alcuna modernità. Che non si riconoscono in nessuna delle categorie dell’economia. Non semplici disoccupati a cui basta offrire un lavoro, ma neppure territori condannati a non emergere e a non eccellere mai.
Cosa manca nella ricetta per risolvere l’enigma, se si verificano tutte le condizioni per dare un futuro, è quello sui cui riflettere.
Forse manca, tra le varie cose, un scelta radicale di lotta alla cultura di una parte del Mezzogiorno che ancora si aggrappa alla logica del sussidio, del lavoro nero, della vita scandita da abitudini e riti barbari come il caporalato e la criminalità organizzata, cultura viva e non retaggi, una lotta fatta con, e non contro, le eccellenze che in quei territori sopravvivono.
Un lotta ai cialtroni, direbbero De Luca e Borrelli, fatta assieme a chi riconosce le eccellenze e comprende la natura strategica del Mezzogiorno per il Paese e l’Europa. Una lotta fatta senza usarla per negare al meridione del Paese i fondi e le risorse. Perché la prima ha bisogno della seconda.
Si può eradicare la povertà culturale se si offre un’alternativa. E si può concedere un reddito di cittadinanza, ad esempio, se ci s’impone di capire perché dei 7mila percettori di reddito di cittadinanza a Brindisi nessuno sia stato proposto alla Scanduzzi. Chiedendo ai navigator di Di Maio che cosa abbiano fatto per soddisfare la richiesta, interrogando le parti sociali, le istituzioni su dove siano i giovani che cercano lavoro, oltre che nelle statistiche sbandierate spesso solo per recitare la litania del lamento. E si può sconfiggere tappando al bocca a chi non conosce il Cira di Capua, che pontifica sull’irrimediabile stato comatoso di quelle terre e ignora che a Bezos, che di affari se ne intende, è venuta a curiosare per capire come poter far affari lì, a Sud di Roma.
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