Ma dov’è finito Gesù Bambino?

Ora che Gesù Bambino è nato, con l’anno nuovo rischiamo di dimenticarcene. O di perderlo. Ma se perdiamo Lui, smarriamo anche noi stessi

Dove è finito Gesù Bambino? È andato via insieme all’anno vecchio? Insieme al 2021 che, cominciato tra tante speranze, negli ultimi giorni non ha esitato a far fuori  progetti di feste, di cene, di viaggi e di vacanze?  Me lo chiedevo questi giorni, quando le statuine del presepio cominciano ad essere già un po’ ricoperte di polvere, quando i buoni propositi con i quali avevamo pure invitato a pranzo il parente sgradito hanno lasciato il posto all’ennesima litigata familiare, quando per il quinto giorno di fila abbiamo sguardato con l’occhio socchiuso il film da White Christmas propinato dalla maggior parte delle reti tv, quando le luminarie cittadine hanno smesso di farci dire “wow” perché ci passiamo sotto tutti i giorni, quando insomma “il Natale è passato”; dove è finito Gesù Bambino?

Chissà se c’è stato un attimo in cui lo abbiamo visto? Perché se veramente ci fosse stato, quell’attimo ce lo ricorderemmo. “Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi”. Lo dice Pavese nel Mestiere di vivere ed è difficile dargli torto. È l’attimo che ti scalfisce l’animo, è in un istante che ti innamori, sono sempre istanti quelli in cui la libertà, anche dopo tante riflessioni, si pone e decide. Sono attimi quelli che ti fanno dire “È Natale! Ecco Gesù Bambino!” Attimi in cui la persona che hai vicino, che incontri, si svela con un tratto di umanità che ti colpisce, ti attrae. Come scrive Julián Carrón nella lettera inviata al Corriere della Sera il 24 dicembre: il Natale “è un fatto umano, reale, sfida i nostri pensieri, la nostra confusione, e ci prende con l’attrattiva di una presenza umana eccezionale. Dio fatto uomo ci viene incontro attraverso persone che sono presenze così affettivamente attraenti da liberarci dalle gabbie in cui ci rinchiudiamo per sopportare gli urti della vita”.

La questione non è se queste presenze esistono, ma, ancora una volta, se ce ne siamo accorti. Oltre a chiederci “dove è finito Gesù Bambino?”, all’inizio di questo 2022 possiamo anche chiederci “dove siamo finiti noi in queste vacanze natalizie?” Forse mai così complicate, così contradditorie, così piene di incertezze. Tampone che va, vaccino che viene. Isolamento che inizia, quarantena che finisce. Impianti sulla neve che si aprono, aeroporti  che si chiudono. Vacanze che si prenotano, alberghi che si disdicono. Discoteche che si chiudono e scuole che attendono. Ripresa economica che era venuta e che ora forse sta rallentando. E noi sempre più sfiduciati, sempre più arrabbiati, alla ricerca dei colpevoli. E sicuramente sempre meno disposti a dare credito agli altri,  alla politica, alle istituzioni.

Queste settimane di cosiddetta pausa natalizia sono una sorta di spartiacque, perché in questo tempo si giocano tante partite, quella della lotta al virus, quella della scuola con le scadenze che la attendono, quella dell’economia, e, non ultima, quella del Quirinale. Ma forse la partita più seria è contenuta in quelle due domande: “Dov’è finito Gesù Bambino?” e “dove siamo finiti noi?”.

Da Betlemme, proprio nella notte di Gesù Bambino, il patriarca latino di Gerusalemme monsignor Pizzaballa ci diceva qualcosa che c’entra con queste domande. “In questa Babilonia di annunci, dichiarazioni e moderne profezie, abbiamo bisogno di ritrovare la via che ci porta a Gesù e alla salvezza, che allarghi i cuori alla speranza. Abbiamo bisogno di testimoni di cui ci fidiamo, che ci aiutino ad aprirci al futuro con fiducia, che sappiano vedere e farci vedere il bene che cresce e non solo il male e il dolore. Abbiamo bisogno di ricostruire la fiducia tra noi, fiducia nel futuro, fiducia nella possibilità di un cambiamento in meglio”.

Monsignor Pizzaballa proseguiva citando i testimoni  incontrati nelle sue terre, a Cipro, a Gaza, in Giordania, in Israele, in Palestina. Raccontava di “persone che sanno essere attive e costruttive e che non cessano di credere che si possa fare qualcosa di bello per sé e per gli altri”.

Gesù Bambino dev’essere proprio finito tra persone come quelle! E sicuramente di persone così ce ne sono anche vicino a noi. Ma noi siamo finiti in mezzo a loro?

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