Il disordine che fa funzionare tutto

Oggi sembra esserci troppa insicurezza, non si riescono a prendere decisioni. Non bisogna avere paura di usare la libertà, né del tempo

È utile allenarsi. Se fai già 10.000 passi, è utile fare uno di quei work out da 20 minuti al giorno che ci sono su YouTube, con un po’ di esercizi cardio, di core-training, e un po’ di addominali. Se non sei allenato, ti viene un po’ di paura. La paura, per esempio, che arriva con l’insicurezza: se non sei allenato non sai distinguere in tempo, devi fermarti a pensare molto, non hai riflessi, devi consultare gli esperti, quelli che sanno, e allora cominciano i problemi. Non sei sicuro e ogni volta cerchi più consigli e ogni volta hai bisogno di maggior aiuto per fare un salto, per cominciare a correre, perfino per fare un passo. Tutto diventa confuso e cominci a desiderare che qualcuno lo faccia per te, che qualcuno ti dica con fermezza dov’è il tuo posto nella gara.

No, non è inutile. Allenarsi non è inutile, amico mio. Allenare la vista, l’udito, il corpo, il tatto e l’anima per dire con determinatezza: come mi piace questa donna! Allenare il gusto per dire senza dubbi, senza tentennamenti: questo vino è buono oppure questo vino è cattivo. Se devi cercare su Wikipedia se il vino che stai bevendo è buono o cattivo sei perduto. Ci sarà sempre un intellettuale, o un chierico, o un buon amico disposto a spiegarti come avvicinare il naso al bicchiere, quanto lungo o corto deve essere il sorso, come valutare il secondo, e poi il retrogusto. Occorre essere ben allenati per dire: questo vino è buono o è cattivo; per allenarsi, bisogna bere. Questo è facile. Dopotutto, siamo ancora nel periodo delle feste. Il difficile è prima sentire, poi pensare e alla fine dire: questo vino è pessimo o questo vino è eccellente. Ed essere convinti, sapere che ciò che abbiamo sentito, pensato e detto è la verità e che non ci sarà né intellettuale, né chierico, algoritmo o gestore di social network che possa smentirlo.

C’è chi vuole mettere ordine. In nome proprio o di altri. È logico, amico mio. È un periodo confuso. E c’è chi pensa che si sia perso ogni limite, che tutte le bussole abbiano perso l’orientamento. Quando le bussole indicavano chiaramente il nord e il sud si poteva lasciare che gli uomini decidessero, desiderassero, cercassero, dicessero “questo vino è buono e questo è cattivo”, “questa donna mi piace e quest’altra no”. Ora non è possibile. Ora bisogna mettere ordine. Dire alle persone quello che devono fare perché ci sia armonia in famiglia, nel club di calcio, nella città. È logico, amico mio. Questo è un tempo confuso. Quelli che vogliono mettere ordine hanno dimenticato, non gli si può dare la colpa, che non vi è mai armonia in famiglia, nel club di calcio o nella città, senza un disordine basilare. Sembra contraddittorio, ma non lo è. Senza questo disordine di base nel quale ognuno dice “questa donna mi piace” o “questo vino è buono” non c’è mai ordine. C’è l’ordine dei burocrati che costruiscono deserti, che prosciugano le sorgenti, che hanno troppa fretta. Occorre un disordine di base perché ognuno, in un momento che né tu né io sappiamo, dica: mi piace questa donna, questo vino è buono. Solo con questo disordine fondamentale c’è ordine, solo con questo disordine ci sono amici, fratelli, vicini.

Per questo, amico mio, bisogna sempre mettersi d’accordo con il Grande Inquisitore. Rileggere più volte le pagine già ingiallite dei Fratelli Karamazov. Il Grande Inquisitore, se ci pensiamo bene, aveva una sua logica. Era un uomo efficiente, aveva fretta di lasciare tutto in armonia. Perciò, voleva spiegare, chiarire, rendere tutto più semplice. E per fare tutto più semplice era conveniente che gli uomini non dovessero soffrire questa fatica, questa sofferenza, questa vertigine che implica dire “questa donna mi piace”, “questo vino è buono”. È meglio non rischiare in tempi di confusione, sosteneva già il Grande Inquisitore, il grande gestore del momento. Non lasciarsi trasportare da inclinazioni personali, non affezionarsi troppo alla donna che piace veramente. Poi vedremo cosa fare con i deserti umani costruiti dai burocrati.

Tuttavia, amico mio, non c’è da avere paura né della libertà, né del tempo. Non bisogna avere fretta. Basta che uno, forse due, nella famiglia, nel club calcistico o nella città, siano fondamentalmente disordinati. Allora tutto funziona. Spesso non si sa chi è. A volte è colui che non fa nulla, che non fa letteralmente niente, quello che è a letto ammalato. O chi fa molto, ma lo fa male. Tuttavia, sono loro, i fondamentalmente disordinati, quelli che tengono tutto in piedi, quando tutto sembra crollare.

Non bisogna aver paura del tempo, il tempo mette sempre le cose al loro posto. Perché il tempo ha sopra, sotto, dietro, davanti l’eternità. Un’eternità fatta di tutti i presenti. Non bisogna aver paura nemmeno di ciò che verrà. Non c’è niente, e quando dico niente è niente, amico, che ci possa lasciare soli.

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