Molti Sud per un (nuovo) ministro

Dal Sud produttivo a quello parassitario, ai giovani da formare e su cui investire: le sfide (e l'identikit) del nuovo ministro per il Sud

La lista dei ministri che Giorgia Meloni presenterà a Mattarella nei prossimi giorni, se tornerà il sereno con Berlusconi, avrà molte caselle delicate da occupare. I ministeri più pesanti, dall’Economia alle Infrastrutture, attirano le attenzioni di molti esponenti di prima fascia e sarà probabile un innesto significativo di tecnici in ruoli di governo.

In questa lista si spera di trovare uomini e donne che sappiano dare una svolta in delicati settori dell’economia e della società, consapevoli che i tempi che abbiamo di fronte non permettono immobilismo e scelte rimandate. In alcuni ruoli è probabile avere già le foto dei candidati; per altri ruoli si parla ancora poco di chi potrebbe occuparsene. In particolare manca ancora un’idea precisa di chi potrà succedere alla Carfagna nella delicata gestione della delega per il Mezzogiorno.

Il ruolo non è semplice. Per un verso i predecessori del prossimo ministro, Provenzano e Carfagna, hanno dato prova di buona volontà ma hanno portato scarsi risultati nel mettere in pratica le idee. Sia i loro partiti, che la Meloni, non hanno ricevuto consensi importanti nel Mezzogiorno, dove buona parte del voto popolare è andato a Conte, che nel Sud intende costruire le proprie fortune. Il nuovo ministro, assieme al nuovo Governo, dovrà decidere se aggredire, ed in che modo, i problemi del Mezzogiorno e per farlo avrà bisogno di alcune competenze tecniche e di soft skills ancora più importanti.

La lettura della società meridionale è ancora un rebus difficile per la macchina governativa. A ben vedere ci sono diversi target a cui ci si può rivolgere ed a cui indirizzare le politiche per promuovere la coesione tra Nord e Sud del Paese.

Esiste in quelle terre un ceto produttivo dinamico che riesce a cogliere la modernità, che mira a competere in mercati globali ed ha una vocazione internazionale forte. Comparti come la meccanica di precisone, l’agroalimentare, la moda, l’aerospazio sono popolati nel Sud da vere eccellenze, cosi come lo sono molte delle strutture ricettive del turismo e una discreta parte del ceto professionale e dei servizi.

A questi attori collocati nel Mezzogiorno serve avere infrastrutture fisiche (porti, ferrovie, autostrade) ed immateriali (istruzione, reti di comunicazione, rapporti con la Pa) di rango europeo con la maggiore rapidità possibile. Accelerare le opere del Pnrr può aiutare a superare questi gap infrastrutturali e a dare impulso all’economia. Il ministro che verrà dovrà avere una ottima capacità di coordinamento con le Regioni e gli enti locali per far dialogare su questi temi il Governo in maniera efficace, facendo comprendere i veri bisogni da soddisfare.

Accanto al ceto produttivo avanzato vi è poi una larga fetta di piccola borghesia impiegatizia e di piccoli commercianti a cui la crisi darà filo da torcere. In generale avranno bisogno di sostegno al reddito, come altri nel Paese, per non scivolare verso la povertà.

Il timore di questi è soprattutto come nei prossimi mesi superare inflazione e caro bollette ed in prospettiva cosa fare per le nuove generazioni, a cui si spalanca per l’ennesima volta la via dell’emigrazione. I giovani figli di queste famiglie che vivono di lavoro sono a rischio di prendere i treni per il Nord come i loro fratelli maggiori e di impoverire culturalmente le loro terre di origine. Per loro, per i giovani del Mezzogiorno, ci vogliono programmi di formazione che siano legati alle esigenze delle imprese del meridione ed occasioni di impiego che ne valorizzino l’aspetto di capitale umano in modo da renderli protagonisti in futuro della rinascita delle loro terre.

Infine, accanto a questi vive un ampio popolo di percettori di reddito di cittadinanza e sussidi vari che alberga da generazioni in uno stato di semi-indigenza, sempre in bilico tra la povertà e l’arte di arrangiarsi. Un popolo a cui restituire dignità con il lavoro ed a cui somministrare la ricetta di una formazione importante (anche civica attraverso l’impegno) per evitare che diventi un peso insostenibile sulle spalle degli altri.

Dialogare con questi diversi pezzi della società meridionale, tutti assieme ammorbati dalle minacce della criminalità organizzata da combattere, costruendo dei link che li connettano in senso positivo attraverso la formazione, le infrastrutture, la crescita economica e sociale è un compito per cui serve duttilità e visione, unite ad una cultura di impresa ed alla sensibilità sociale spiccata per evitare di avere una fotografia in bianco e nero di una realtà invece multiforme e piena di sfumature.

Serve dunque un ministro per il Mezzogiorno, non del Mezzogiorno, che ne sia il primo conoscitore ma anche il primo promotore, avendo a mente che spesso essere solo nati a sud di Roma non è la dote principale per poter ricoprire il ruolo. Solo così si potrà affrontare la sfida della coesione territoriale e della modernità tamponando la crisi incipiente e fornendo al contempo una risposta di sistema alle diverse parti della società del Sud che attendono un interlocutore unico a cui affidare le loro sorti, il loro destino, il loro consenso elettorale.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI

Ti potrebbe interessare anche

Ultime notizie

Ben Tornato!

Accedi al tuo account

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

Recupera la tua password

Inserisci il tuo nome utente o indirizzo email per reimpostare la password.