Infezioni, non solo Covid

La Fondazione per la Sussidiarietà in collaborazione con l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma sta sviluppando una ricerca sulle infezioni ospedaliere

La Fondazione per la Sussidiarietà in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma sta sviluppando una ricerca sulle infezioni ospedaliere. Il progetto dal titolo “Le Infezioni Correlate all’Assistenza: studio etiologico dei patogeni e delle sepsi, loro distribuzione territoriale, valutazione dei fattori e dei costi correlati” è stato finanziato e supportafo in tutti i suoi aspetti dall’Ente bilaterale ONBSI (Organismo Nazionale Bilaterale Servizi Integrati) che ha sede a Roma.

Si tratta di un lavoro che mira ad analizzare il nesso tra spese per pulizie e igiene e infezioni correlate all’assistenza (ICA) sulla base dei bilanci degli ospedali e le schede di dimissioni ospedaliere.
Il ministero della Salute definisce Ica quelle infezioni acquisite in tutti gli ambiti assistenziali: ricoveri per acuti, day-hospital/day-surgery, lungodegenze, ecc).

Le ICA sono l’effetto del crescente utilizzo di tecnologie sanitarie mini-invasive che possono consentire l’ingresso dei microrganismi causando malattie severe o addirittura la morte. L’emergenza di ceppi batterici resistenti agli antibiotici complica ulteriormente il decorso di molte ICA. Tra le condizioni che aumentano la suscettibilità alle infezioni ci sono l’età (neonati e anziani), altre infezioni o gravi patologie concomitanti, malnutrizione, traumi, ustioni, esposizioni a particolari tecniche assistenziali invasive (cateteri, interventi chirurgici, endoscopie). Le ICA più frequenti sono le infezioni urinarie, che da sole rappresentano il 35-40% di tutte le infezioni ospedaliere.

In Europa, le ICA provocano ogni anno 16 milioni di giornate aggiuntive di degenza, 37mila decessi attribuibili e 110mila decessi per i quali l’infezione rappresenta una concausa. I costi vengono stimati approssimativamente in 7 miliardi di euro, includendo solo i costi diretti (es. trattamenti clinici aggiuntivi, risarcimento sinistri sanitari).

Studi scientifici hanno evidenziato che fattori come una migliore sorveglianza, accorte misure di pulizia degli ospedali e campagne di educazione e pubblicità possono mitigare il fenomeno delle ICA.

La ricerca nei primi due anni di attività ha evidenziato alcuni risultati di rilievo. In particolare, è stato possibile sfruttare i dati ministeriali per poter analizzare l’intero territorio nazionale. I dati reperiti dal ministero della Salute hanno riguardato gli anni dal 2015 al 2019 per 274 ospedali operanti nelle 19 regioni e 2 province autonome. Secondariamente, le analisi statistiche hanno confermato le ipotesi di partenza, vale a dire come la spesa sanitaria per igiene e pulizie negli ospedali pubblici italiani aggiustata per opportune caratteristiche degli ospedali stessi sia in contrazione. Su tutti gli indicatori considerati a livello di bilancio, la riduzione standardizzata per caratteristiche ospedaliere ammonta a circa il 2%. Inoltre, si è osservato come le variabili considerate dal modello statistico che dovrebbero fungere da proxy della complessità della casistica trattata e del rischio di infezioni ospedaliere non sono correlate con i capitoli di bilancio relativi all’igiene ospedaliera. Questo significa che non vi è una relazione diretta, come ci si aspetterebbe, tra una maggiore presenza negli ospedali di ambienti ad elevato rischio di infezione e la spesa a bilancio per pulizia e igiene.

Il passo successivo ha riguardato la possibilità di osservare una relazione tra i bilanci ospedalieri e l’incidenza delle ICA rilevata dalle Schede di dimissione ospedaliera. Questa analisi ha mostrato che chi dedica maggiori risorse economiche all’igiene e alle pulizie ottiene anche una riduzione statisticamente significativa del tasso di infezioni ospedaliere. In particolare, una diminuzione di 10 milioni di euro della spesa complessiva annua per le pulizie di tutti gli ospedali pubblici italiani evidenzia una crescita delle infezioni del 45 per cento.

Questo risultato è esattamente in linea con quanto atteso dal progetto e costituisce una prima evidenza a conferma del fatto che oltre alle dinamiche di processo presenti nei singoli ospedali che possono in qualche modo spiegare l’insorgenza delle infezioni correlate all’assistenza, esiste anche una maggiore probabilità di osservare un’infezione laddove la spesa per igiene è più bassa.
Si tratta quindi di risultati molto incoraggianti a livello di progetto e che, al contempo, hanno delle ricadute di policy decisamente rilevanti.

Per poter quindi sviluppare delle linee guida che possano coadiuvare i policy maker nel lavoro di riduzione sistematica delle ICA, la Fondazione in accordo con ONBSI (Organismo Nazionale Bilaterale Servizi Integrati) ha coinvolto tre aziende ospedali operanti a livello nazionale. L’obiettivo è confrontare diversi approcci alle ICA e l’applicazione di protocolli consolidati per il trattamento delle stesse. In questo modo sarà possibile capire se un protocollo maggiormente consolidato riesce ad avere un effetto sistematico di riduzione dell’incidenza delle ICA.

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