Michel Santier è stato vescovo prima di Lucon e poi di Creteil fino al 2021 quando rinunziò anzitempo per non precisati motivi. Quei motivi, oggi, sembrano emergere: ci sarebbero due uomini adulti che accusano il monsignore di averli sottoposti – in un’età tra i 18 e i 30 anni – ad un vero e proprio abuso psicologico capace di portarli ad un gioco torbido e terribile: “Davanti al tabernacolo – viene specificato dalle fonti giornalistiche – il penitente sarebbe stato invitato a togliersi un capo di abbigliamento a ogni peccato confessato. Alla fine dell’operazione arrivava l’assoluzione”.

Nessuno può ad oggi verificare con certezza la vicenda e le autorità competenti stanno procedendo in indagini che stanno gettando nel dolore la Chiesa francese. Il tema degli abusi non accenna dunque a smettere di perpetrarsi. Gli avvenimenti raccontati risalgono ad una stagione in cui i riflettori sul tema erano già ben puntati e sembra sempre più difficile non attribuire questi comportamenti a problematiche educative che afferiscono direttamente alla formazione del clero.

Infatti non c’è in gioco soltanto una certa impunità, che sembra caratterizzare la percezione di sé di molti uomini di Chiesa che, giudicandosi in missione per conto di Dio, finiscono per ritenersi esenti o non punibili dalle autorità umane. Quello che questi fatti raccontano è una storia di bisogni non ascoltati, di fragilità non accompagnate, di oscurità non rischiarate dalla saggezza di una parola amica. La Chiesa oggi ha davanti una sfida grande: rispondere al bisogno dell’uomo non con una teoria del passato, ma con una strada che sappia legare quel bisogno all’amore vivificante di Cristo.

Quando Cristo smette di essere una presenza viva, perché ridotto a dottrina, a morale o a prassi giuridica, quello che resta è solo una mancanza, una mancanza che è più forte di ogni certezza perché è una mancanza affettiva. Ed è proprio degli uomini cercare le cose che mancano là dove si crede di averle perse. Ci sono numerosi casi di cristiani, laici o consacrati poco importa, che manifestano nell’educazione ricevuta una carenza di contatto sano con se stessi e con l’altro, un rapporto positivo con il corpo in un’epoca che promette nell’edonismo dei corpi il contatto più vero con se stessi. Se uno non è educato a toccare, a gustare e ad amare non potrà fare altro che cercare di consumare e di usare il proprio potere per procurarsi ciò che gli manca. Il proprio potere o la propria solitudine: giacché è la solitudine lo spazio in cui ogni mancanza diviene insopportabile.

In questi giorni il super telescopio Webb ha inoltrato sulla terra immagini bellissime dei “pilastri dell’universo”: un luogo particolare dove sembra che si formino migliaia di stelle. Quello che ha sorpreso gli studiosi è che la forma di questi pilastri pare essere quella ricordata da una mano tesa e mendicante. O l’uomo si associa e partecipa a questa mendicanza dell’universo oppure, qualunque scelta abbia compiuto, si ritroverà ad odiare se stesso e a cercare un po’ di vita in un vile strip davanti al tabernacolo.

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