Non sognare più Bagnoli

Bagnoli: un non luogo, un sogno che non vuole finire, un simbolo del Sud incompiuto. Ma ora è tempo di cantieri e lavoro

La buona notizia è che Invitalia ha avviato a Bagnoli il completamento delle bonifiche ambientali, dopo la “bonifica giudiziaria” realizzata dal sindaco e commissario straordinario di Governo Gaetano Manfredi, con la chiusura dei contenziosi con soggetti pubblici che hanno consentito al Comune di Napoli di risparmiare 80 milioni di euro. Mesi fa anche la vicenda giudiziaria avviata dalla Procura di Napoli si è conclusa con l’assoluzione dei vertici della vecchia società pubblica Bagnoli Futura, nel frattempo fallita, dall’accusa di aver fatto una bonifica fittizia e provocato un danno allo Stato. Un decennio gettato al vento dopo altri decenni persi dalla chiusura dell’acciaieria nel 1993.

Ora è partita la gara da 269 milioni di euro per la conclusione di un accordo quadro per l’affidamento congiunto di servizi tecnici di progettazione esecutiva, servizi e lavori, per gli interventi di bonifica del parco urbano, bonifica del sedime delle infrastrutture e realizzazione di infrastrutture nel Sito di interesse nazionale di Bagnoli.

Un nuovo inizio sembra, ma che assomiglia alle speranze di anni addietro quando sembrava sempre che la svolta fosse vicina. La storia di Bagnoli somiglia ad una romanzo alla Butor, un flusso di coscienza civica senza punti e senza virgole, un testo apparentemente amorfo, la cui comprensione non può arrivare dalla logica ma solo dalla percezione che se ne ricava. Bagnoli è un non-luogo, deserto di uomini e di imprese, una spianata brulla con i residui della vecchia acciaieria accanto a nuovi splendidi edifici realizzati da poco ma già completamente disfatti e mai entrati in uso. Un sogno del mattino che si trasforma in un incubo per chi lo prende tra le sue mani. Spesso luogo dei desideri di futuro per il Mezzogiorno, Bagnoli è l’icona stessa della storia industriale del Sud del Paese, un luogo che pare non volere, a nessun costo, cambiare se stesso.

Come la società meridionale, impastata da secoli di tradizioni che la rendono unica e a volte feroce, culla di sapere e di violenza allo stesso tempo, le terre di Bagnoli sono impastate di chimica e metalli pesanti, di sassi ferrosi e prati, tanto mischiati tra loro da non rendere comprensibile, neppure ai tecnici della Procura o a quelli del Tribunale fino in fondo, quanto sia davvero irrecuperabile quella terra o quanto sia in realtà innocua se gestita bene. È un luogo fatto di punti di vista e di aspirazioni. Chi vi vorrebbe una marina con un porto canale e chi la vorrebbe immutata e ad uso di chiunque. Chi vorrebbe vederci alberghi e condomini e chi invece rifugi per tartarughe o gabbie per farfalle. Come ogni non luogo che si rispetti, ognuno lo percepisce a modo suo, ne declina il futuro seguendo ciò che ha intimamente in sé, convinto di averne colto la natura. Ma ogni volta che Bagnoli diventa un argomento di discussione la realtà frantuma i progetti, la terra inquinata diventa salubre o le spiagge contaminate adatte ai balli e ai ricevimenti.

Tutto si tiene assieme, le sere nelle discoteche dell’arenile che guarda verso Nisida e Coroglio, con il divieto di transito nelle aree limitrofe perché ancora non bonificate.

Certo stavolta alcune cose si sono già mosse, considerato che già sono pubblicate due gare da 86 milioni di euro per bonificare il Parco dello Sport e il lotto Fondiarie a Bagnoli, il che testimonia (dopo il nulla di de Magistris) che prosegue l’impegno del commissario Manfredi, di concerto con il soggetto attuatore Invitalia, per l’accelerazione del piano di risanamento ambientale e rigenerazione urbana di Bagnoli. Manfredi si è affidato ad accademici esperti come l’ex rettore Filippo De Rossi, docente di ingegneria, gente che sa cosa sia un progetto e che sta provando a mettere del pragmatismo “fattivo” in una storia fatta di sogni. L’anno trascorso è servito a fugare i dubbi della Procura e a ricacciare i fantasmi della giunta uscente, che nel pieno della furia populista aveva visto a Bagnoli reati e ladronerie sconfessate dai giudici. Un sogno anche quello, costato un incubo a decine di politici e professionisti.

Ma si sa, i sogni sono fatti di materia volatile e difficilmente si concretizzano, perciò l’auspicio è che Bagnoli smetta di essere un luogo poetico, un sito narrativo, e prenda invece la forma che deve, in coerenza con i progetti esecutivi e le linee degli ingegneri: modellino loro la terra per creare un luogo utile e produttivo oltre che metaforicamente poetico.

Smettere di essere un sogno è ciò che serve con urgenza, a Bagnoli come al Mezzogiorno. Ora è tempo di cantieri e di lavoro, di trasformazione e di futuro, di betoniere e spazi utili, di cambiare non la narrazione ma l’approccio. Facendo finalmente emergere una cultura dei progetti esecutivi che si contrapponga alla visione del libro dei sogni. Di quelli ne abbiamo già vissuti abbastanza, tanti e tutti diversi, ognuno di essi è rimasto imprigionato nel cielo empireo, ognuno incatenato, un fermo ed immobile pensiero astratto che non si è quasi mai trasformato in realtà.

Far diventare concreta un’idea, far accadere le cose, anche a Bagnoli, anche nel Mezzogiorno è l’unico riscatto possibile. Speriamo basti un gruppo di ingegneri, gli unici davvero convinti che due più due fa quattro. Almeno hanno qualche certezza da cui partire, loro.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI

Ti potrebbe interessare anche

Ultime notizie

Ben Tornato!

Accedi al tuo account

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

Recupera la tua password

Inserisci il tuo nome utente o indirizzo email per reimpostare la password.