Signor Ministro (della Salute), in queste prime settimane da quando ha assunto la carica di ministro, in vari e legittimi modi tanti soggetti hanno preso l’occasione degli ovvi auguri di buon lavoro e di disponibilità a collaborare e le avranno già tirato la giacchetta per sottoporle specifiche problematiche ed esigenze. Sindacati di tutti i generi, associazioni, gruppi di pressione, esperti, commentatori, singoli professionisti, e così via: ognuno ha esigenze che attendono risposta, problemi cui mettere mano, prospettive da indicare, interessi da sostenere, risorse da chiedere, e via elencando per una lista della quale è difficile (perché molto ampia) prevedere la lunghezza.
D’altra parte, l’argomento che le hanno affidato (e da medico lo sa certamente) è difficile, ostico, complesso, e molto vario già di per sé in condizioni “normali”, figurarsi dopo quasi tre anni di una pandemia che, volenti o nolenti, ha cambiato tutto il mondo e non solo la sua materia. La salute è un problema vitale per tutti, coinvolge tantissimi interessi diversi, crea dibattiti accesi e contrasti evidenti tra gli stessi esperti (il Covid docet): è una patata bollente, insomma, dove il rischio di scottarsi è elevatissimo e quotidiano.
Se volessimo anche qui proporre un elenco di cose da fare, di esigenze cui rispondere, di attenzioni da avere, ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta: ma non di cosa evidenziare, bensì di cosa (purtroppo) trascurare di segnalare perché le questioni sono talmente tante che lo spazio che queste colonne ci consentono non sarebbe sufficiente. E allora facciamo una scelta diversa proponendole un solo argomento che pensiamo li raccolga tutti, almeno in termini generali.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS, WHO), nella costituzione adottata nella conferenza che si è tenuta a New York dal 19 al 22 luglio 1946, firmata il 22.7.1946 dai rappresentanti di 61 Stati ed entrata in vigore il 7 aprile 1948, con una terminologia che da allora non è stata cambiata la salute è definita come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente la assenza di malattia o infermità” (“Health is a state of complete physical, mental and social well-being and not merely the absence of disease or infermity”, come recita in lingua originale il primo principio della costituzione della WHO). Molto ci sarebbe oggi da dire sul contenuto di questa impegnativissima definizione, ma non è l’obiettivo di questo contributo, però partendo da lì vogliamo porle una domanda.
Lei è stato nominato Ministro della “Salute” (del resto Ministro della Salute era anche il Ministro che l’ha preceduta, e quindi non è un problema del colore del Governo), e Ministero della Salute campeggia a larghe lettere sulla facciata della nuova sede del ministero all’EUR, ma anche (seppure solo con una modesta targa) su quella dello storico edificio di Lungotevere Ripa dove sta la sede del ministro (e quindi la sua). Bene, come Ministro della Salute si sente in grado di assicurare in toto quello che l’OMS chiede?
Mi rendo conto che la salute in stile OMS è qualcosa che, se presa per tutto quello che la definizione dice, assomiglia alla felicità (o almeno a molti aspetti di una vita ritenuta felice): pensa che sia un obiettivo alla portata di un Ministro della Salute e di un Ministero della Salute? Non v’è dubbio che la sua attività e quella del suo ministero avranno un’influenza (che ci auguriamo benefica) anche sulla salute di noi cittadini, ma quanta parte della definizione dell’OMS potrà essere interessata (o modificata) dal suo intervento?
Non solo. La salute, sempre in ottica OMS, dipende solo da lei e dalle sue attività? Vediamo qualche esempio.
– Da tempo si parla degli effetti negativi sulla salute a causa dell’inquinamento, non solo atmosferico, delle ondate di calore, dei cambiamenti climatici (e annessi), dell’ambiente insomma: non credo si occuperà lei di ambiente.
– È noto l’effetto negativo sulla salute provocato dalla deprivazione, dalle condizioni economiche più disagiate, dalla povertà materiale, dall’ambiente sociale in genere: anche in questo caso non credo che la lotta alla povertà faccia parte dei suoi compiti.
– La salute dipende dall’ambiente produttivo che abbiamo creato e stiamo progettando per il futuro, dalle modalità con cui l’industria e l’agricoltura, ad esempio, partecipano alla costruzione della filiera alimentare: anche per questo ci sono già altri Ministeri.
E gli esempi di attività capaci di modificare lo stato di salute (in meglio o in peggio) ma che non dipendono da lei e dal suo ministero possono continuare a lungo: e allora perché scegliere il termine “salute” per qualificare le sue attività e la sua organizzazione? Non sarebbe preferibile e più adeguato usare il termine “sanità”?
Non crede che suo compito, nel rispetto dell’art. 32 della Costituzione che dice che “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”, sia quello di assicurare il miglior Servizio Sanitario Nazionale (SSN) possibile (compatibilmente con le risorse disponibili), cioè far funzionare al meglio un sistema di strutture e servizi (il SSN appunto) che hanno lo scopo di “garantire a tutti i cittadini, in condizioni di uguaglianza, l’accesso universale alla erogazione equa delle prestazioni sanitarie” e, aggiungiamo, socio-sanitarie? È ovvio che sanità e salute sono strettamente parenti, ma non sono la stessa cosa, ed è altrettanto ovvio che per farsi carico della salute dei cittadini sarà necessaria anche la collaborazione tra diversi ministeri.
Attenzione però. Qui non si sta ponendo un problema di mera terminologia, ma di capacità di raggiungere obiettivi (del resto anche altri Ministeri hanno già cambiato nome e, pensiamo, non tanto per il gusto di farlo): la sanità è un obiettivo che Lei e il suo Ministero possono raggiungere (o almeno provare a farlo), dubitiamo invece che si possa dire lo stesso dell’obiettivo salute. Auguri.
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