“This urge for the truth“, questa urgenza, questo impeto di afferrare la verità… Di qua e di là dell’oceano due anni di Covid hanno appesantito il cuore, rammollito le gambe e impigrito il cervello. Ma hanno anche segretamente riaperto domande di cui nella tranquillità della vita “normale” credevamo di esserci liberati, o che in qualche modo avevamo messo a tacere. A cominciare dal fatto che “all things must pass“, tutto passa, tutto finisce. Anche la vita. I grandi schieramenti che si sono andati creando in questi due anni, i “no mask”, “i no vax”, i “no questo e quest’altro” sono un po’ l’ultima difesa, una maschera che copre un volto che altrimenti sarebbe costretto a mostrare tutto il disagio e lo smarrimento di ritrovarsi addosso quelle grandi domande di sempre.
Ogni tempo porge le sue sfide, e non sempre è un porgere delicato, anzi, più spesso quello che la realtà ci offre è proprio uno schiaffo in piena faccia, una sberla come quelle che ci affibbiavano i nostri genitori quando c’era da chiarire in maniera inequivocabile e inoppugnabile chi comandasse.
Noi, un gruppetto di amici in terra d’America, da 14 anni proviamo ad accogliere la sfida che i tempi ci porgono. Ci proviamo con una scheggia di vita – meglio – un seme di vita che chiamiamo New York Encounter. Dal 18 al 20 febbraio, con tutte le precauzioni possibili, torneremo ad aprire le porte del Metropolitan Pavilion, nel cuore di Manhattan per ospitare cercatori di infinito in un mondo dove tutto sembra finire, per incontrarli (per questo si chiama “Encounter”), per percorrere insieme un tratto di cammino e chissà, forse anche di più.
Certamente per condividere this urge for the truth, questo stringente bisogno di verità di cui non possiamo liberarci e che, ne siamo consapevoli o meno, anima il nostro lavoro, spinge la ricerca scientifica, dà fiato alla creazione artistica, dona energia ai nostri affetti quotidiani. Ogni anno osiamo: bussiamo alle porte di scienziati, artisti, economisti, politici, giornalisti, filosofi, teologi, uomini di Chiesa e miscredenti… invitiamo tanti “cercatori di Infinito” in quella “casa” che è il New York Encounter. Bussiamo per invitarli gratis et amore Dei (nel vero senso della parola) a raccontarci la loro avventura, le loro scoperte, le loro domande e i tentativi di risposta. E la risposta alla nostra richiesta è impressionante, come se tutti questi “cercatori” fossero in attesa di un invito inaspettato. Lo sperimentiamo ogni anno.
Abbiamo imparato che bisogna chiedere e grazie a Dio siamo ancora stupiti dalle risposte che riceviamo e dalla generosità di chi riconosce la grandezza e l’urgenza di questo nostro tentativo e ci aiuta a tenerlo in piedi. Basta dare un’occhiata al programma per rendersi conto di queste cose.
Nemmeno il Covid ha fermato questa dinamica di “encounter“, inviti, risposte, sostegno materiale. Appena si è aperto uno spiraglio di possibilità per un’edizione nuovamente “in presenza” ci siamo messi all’opera. Non per incoscienza, tutt’altro! Per la consapevolezza che questo malefico virus bisogna tenerlo a bada con vaccini e maschere, ma anche trafiggerlo con la vita e che un avvenimento come il New York Encounter è un invito a lasciarsi strappare dall’indolenza esistenziale che ci assedia da due anni.
Non ci aspettiamo certamente le folle (sempre più numerose) delle ultime edizioni. Viaggiare, essere esposti a tanta gente sono comprensibilmente cose che ancora preoccupano, ma siamo consapevoli che oggi più che mai c’è bisogno dell’Encounter, c’è bisogno di incontrarsi, al Metropolitan Pavilion come con i colleghi di lavoro e i vicini di casa, perché siamo tutti come quel viaggiatore senza meta di Nietzsche: “Un giorno il vagabondo sbatté una porta dietro di sé, si fermò e pianse. Poi disse: ‘Questa inclinazione e questo impulso per ciò che è vero, reale, non apparente, certo, come lo odio!’“.
Cosa farsene di questo impulso cosi ingombrante?
Il cammino sta in un incontro.
Vi direi di venire a vedere, “Come and see“, ma è difficile. Potremo comunque tenervi con noi in live-streaming, e che ognuno “incontri” dove è chiamato a incontrare.
God Bless America and the Encounter!
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