Forse, finalmente, tra Russia e Ucraina siamo arrivati al momento delle trattative per concludere la pace.

A tutti, o meglio, a quasi tutti, sembra che a questo punto la Federazione Russa abbia una posizione di forza; che siano i russi a dettare le condizioni.

Hanno invaso l’Ucraina, ne hanno distrutto una parte, hanno costretto alla fuga il nemico. Per la verità hanno costretto alla fuga le donne e i bambini del nemico, almeno quelli che ce l’hanno fatta.

Certo, se al tavolo delle trattative si siedono solo russi e ucraini, con magari come arbitro i cinesi, già noti per la loro imparzialità, l’esito della partita sembra un po’ scontato.

Ma scusate, a questa guerra, cioè a questa “operazione speciale”, non abbiamo partecipato, in modo speciale, anche noi? Forse che le sanzioni dell’Unione Europea e di molti altri Paesi erano uno scherzo, anzi, sono uno scherzo?

Perciò, tovarish Putin, che stai chiedendo la smilitarizzazione dell’Ucraina, non è che adesso tocca anche a te smilitarizzarti un po’?

Tieniti pure le tue bombe nucleari, che oggi forse sono più un rischio per te, ma riduci un po’ le tue forze militari, che, tra l’altro, sono sembrate forti solo con i civili, ma molto meno contro altri militari più motivati e, forse, più preparati dei tuoi.

Credi forse che basti ritirare quello che resta dei tuoi carri armati e dei tuoi ragazzini-soldato perché subito ti riapriamo le forniture di hamburgher e Coca-Cola che ti mancano tanto?

E poi: chi paga le case, gli aeroporti distrutti? Forse pensi che noi siamo tanto durak (non traduco la parola, lascio al lettore il suo termine preferito, comunque volgare, per indicare un imbelle) che la ricostruzione tocchi a noi?

Certo non ci mancherebbero i mezzi e le imprese, ma dopo sì che diventeremmo noi i padroni dell’Ucraina.

Tra i quasi 100mila presenti con te venerdì allo stadio (comunque un gruppetto di fans, se solo a Mosca si calcola che vivano circa 15 milioni di abitanti) non credo che ci fossero anche le mamme di quei tuoi ragazzi che sono “morti per Kiev”.

Stai sicuro, quelle lì non ti dimenticheranno mai, e sarà difficile abbindolarle con un po’ di medaglie alla memoria. Comunque, non troppo perché non si sappia troppo in giro quanti non sono più tornati.

Una cosa è certa: se è vera quella bella canzone russa dedicata ai soldati morti in Manciuria, di cicogne ne stanno già volando più dei vostri Mig dell’ultima generazione.

C’è poi la questione della Crimea e del Donbass. Credo che alla fine si concluderà con un referendum dall’esito scontato. Si sa, un tocco di democrazia non fa mai male. Ma poi come la mettiamo con quelle repubbliche come la Cecenia, il Tatarstan, il Daghestan che oggi fanno parte della Federazione Russa, ma che proprio molto russe non mi sembrano?

Non pensi forse che qualche sceicco, essendo queste popolazioni un po’ musulmane, abbia presto l’interesse a finanziare qualche richiesta di indipendenza?

E pensi forse che i tuoi alleati del Kazakistan, del Tagikistan e dell’Uzbekistan, che in questa “operazione speciale” non solo si sono defilati, ma in molti casi hanno fatto il tifo per l’avversario, vengano ad aiutare te?

Insomma, tovarish Putin, se a ritirarti, finché sei in tempo, non fossi alla fine proprio tu, magari in qualche atollo tropicale, a giocare ai soldatini, quelli di piombo, col tuo amico Lukashenko?

Mi raccomando però; prima di andartene, scegli un successore (così funziona la democrazia da voi) che non solo non intenti, poi, un processo contro di te, ma che soprattutto ci lasci in pace.

Già, la pace. Facci questo regalo per la Pasqua. In fondo Gesù perdona tante colpe per un’opera di bene (lo diceva anche Lucia nei Promessi sposi).

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