Quando per il Covid si dà i numeri 

Non si sa cosa accadrà ai dati della Protezione Civile sulla pandemia, che pure si rivelano più utili di quelli gestiti dall'Istituto superiore di sanità

Il decreto legge che segna il passo verso l’uscita dall’emergenza da Covid-19 prevede che l’Istituto superiore di sanità continui a gestire la piattaforma dei dati sulla pandemia, mentre non nomina il ruolo del flusso di informazioni giornaliero gestito e messo a disposizione dalla Protezione Civile.



È vero che per tanti la diffusione quotidiana dei numeri che riguardano il contagio avrebbe creato più confusione, ansia e incertezza che consapevolezza responsabile.  Ma è in ogni caso necessaria la disponibilità di dati giornalieri, immediati, utili per chi è in grado di elaborarli e interpretarli adeguatamente, come pure per chi deve assumere decisioni rapide e di breve respiro.



A tale necessità non risponde l’attività fino a oggi svolta dall’Istituto Superiore di Sanità.

È quello che stiamo vedendo proprio in questi giorni.

L’indice Rt calcolato dall’ISS sui casi sintomatici è risultato in discesa e inferiore al valore 1 dal 1 febbraio fino al 11 marzo 2022. Pur essendo poi aumentato, è ancora inferiore a 1 al 18 di marzo, segnale che l’epidemia sarebbe in contrazione. Ma questo è in chiaro contrasto con l’andamento del numero di nuovi casi che è invece in aumento almeno dal 7 marzo. Se la frequenza di nuovi casi è in aumento non è possibile che l’epidemia sia in contrazione.



E come si spiega questo paradosso? Si spiega molto semplicemente con il ritardo insito nella metodologia di calcolo di Rt, in quanto questo indicatore non misura la diffusione dell’epidemia “ad oggi” ma la valuta almeno a “due settimane prima”.

Attraverso l’uso dei dati giornalieri della Protezione Civile è possibile invece utilizzare un diverso indicatore di diffusione dell’infezione, chiamato RDt molto più sensibile alle variazioni di andamento dell’epidemia. Esso prende in considerazione la data della diagnosi di positività e non il momento del contagio.

Attraverso questo indice siamo stati avvertiti che già dai primi giorni di marzo l’epidemia aveva smesso la sua curva discendente e si profilava un deciso cambio di andamento, cambio che puntualmente si è verificato (a dispetto delle continue rassicurazioni basate sull’indice Rt dell’ISS che continuava a decrescere) e che ci fa dire che con i valori di oggi dell’RDt (1,40, molto superiore ad 1) la frequenza di nuovi casi sta aumentando del 40% ogni settimana.

Non tutti vogliono essere informati ogni giorno su quanti sono i nuovi soggetti infettati dal virus, i nuovi ricoverati in ospedale e in terapia intensiva, i nuovi deceduti, su quanto siano aumentati o diminuiti l’indice di diffusione Rt o la percentuale di positività dei tamponi effettuati. Ma è comunque utile che ci sia chi se ne occupi.

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