Il Gòlgota, fotografato dall’alto il Venerdì Santo, perde le fattezze d’essere un monte, il Monte Golgota per l’appunto. Assomiglia, invece, ad una riunione di condominio, quelle chiassosissime adunanze che fanno strizzar il cervello a chi, di professione, deve fare l’amministratore. Oggi, nei dintorni della montagna, è tutta una cianfrusaglia di voci e di volti, di dicerie e pestilenze, di rivalse e sfottò, di ripicche, rese dei conti. 

Gli evangelisti, tutti presi dal narrare i fatti che stanno accadendo loro sotto gli occhi, più che un Vangelo – il vangelo della passione – compongono l’album della passione dell’Amico, una sorta di raccolta di voci e suoni, porcherie e beatitudini, misteri e intrighi. Non dev’essere facile nemmeno per loro, attori e spettatori di una prima visione unica della storia, non perdere il senso della misura, senza edulcorare la storia da finire, pure loro, a chiamare la pipì pioggia. “È pipì, non pioggia!” borbottano gli ultimi profeti rimasti vivi sotto la gragnola. Appena dopo la partitella di ping pong tra Pilato e compagnia bella.

L’Uomo, nel frattempo, muore: da solo, come un cane, senza più nessuno a fargli compagnia. Muore con un sospetto cane addosso, che gli morde l’anima e gli abbaia dentro il cuore: “Padremmio, e se avessimo sbagliato tutto?”. Dalla scelta degli amici, alla strategia d’andare disarmati a conquistare i cuori, fin alla certezza – più volte professata – d’andare a dire che per vincere la partita sarà necessario perderla. “E se fossero state solo parole, Padre?” Nel caso, il cristianesimo rimarrà una bell’appuntamento di cruciverba, perché a questo servono le belleparole: a fare i cruciverba, a null’altro serviranno. 

Nemmeno suo Padre, durante la riunione di condominio, risponde: assomiglia, pure Lui, ad uno di quei potentini di turno che lasciano il telefono acceso ma non rispondono. Tu, però, continui a chiamare perché t’hanno sempre insegnato che “anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono” (Lc 5,8). 

Sul Calvario c’è di peggio: che sia un altro a prendere in mano quel telefono che suona e cogliere l’occasione della ripicca. “Pronto, eccomi qui tesoro! Fai così: guarda un po’ giù dalla Croce. Sei davvero sicuro che alla gente (guarda come se la spassano!) tu manchi come dici di mancare?” La voce non è del Padre, è di Satana. Se tutti l’hanno mollato, lui non molla la presa: dopo la Madresantissima, Satàn è il compagno più fedele di Cristoddio in tutta la sua vita terrena. Non l’ha mai mollato un secondo.

Trema dal freddo, Cristo. I chiodi, al confronto del dubbio, sono carezze, e l’aceto pare zucchero. E se avesse ragione quel fanfaluca? “Eloì, Eloì, lemà sabactani?” (Mc 15,34) Rimarrà un urlo senza risposta, l’ouverture di una morte e di una notte piena zeppa di domande senza risposta. Perché il Padre non risponderà affatto alla chiamata del Figlio e il Figlio non risponderà a quella di Satàn. Rimarranno, per tutti, domande in sospeso: come barbari che calano giù dritti dalla montagna. C’è sempre bisogno di far trascorrere del tempo tra la domanda e la risposta: un tempo che permetta a chi ha posto la domanda di far qualche precisazione, se lo ritiene necessario. E a chi deve dare una risposta, il tempo di esaminare bene ciò che gli è stato chiesto. Lo sfottono pure dal basso: gli stessi che domenica urlavano Osanna! adesso gridano Crocifiggilo!. Peggio: lo provocano fin quasi a bestemmiare: “Dai, salta giù se sei davvero colui che ci hai detto d’essere. Salta giù e ti crederemo!”.

Il male è un coccodrillo che chiede sempre e solo di mangiare: non prepara, nemmeno sprepara, anche soltanto una volta la tavola. Lui, comunque, non reagisce: “Tropo facile vincere così – sta confabulando tra sé –. Ovvio che così mi crederebbero, ma li costringerei a credermi. Invece io, l’amore, o è libero o non so che farmene!”.

Venerdì sera finì male: urla straziate, omertà totale. Chi non si arrese, tipo la Madonna, fu perché si ricordò che tra domanda e risposta bisogna trascorresse un sabato di tempo.

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