Non si dovrebbe mai far ritorno nei posti e nei pensieri in cui si è stati felici. Pietro, invece, per smaltire la rabbia d’una storia andata in malora (secondo lui), torna al suo vecchio mestiere, alla sua vita primitiva: “Gente, io me ne torno alle barche – pare di sentirlo –: chissà che, sgobbando, mi passi prima la delusione. Se possibile, quando ci troviamo, non ritiriamo fuori il discorso!”. 

Il discorso non era un discorso qualunque, era una storia, quella maiuscola, la più grande mai più capitata a nessuno: con Cristoddìo, alla fine della fiera, loro avevano scritto una lunga storia d’amore. “Veniamo anche noi con te, (Pietro)”: son Tommaso, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo, più altri due della ciurma. Sono sette fuggiaschi, in direzione del mare: più che della pesca, si sono intestarditi a convincersi di potercela fare da soli, a ripartire. A chi rinfacciò loro di essere stati avvisati ch’era tutta una truffa quella fuffa, risposero con parole degne d’essere tradotte: “Se non ti è successo, non puoi capire cosa vuol dire”. Nel cuore: urla, rumori, lacrime, sussurri, canti. Di notte, sotto le coperte, vedevano ombre un po’ dappertutto: e le ombre che si vedono di notte, lo sanno anche i bambini, sono spaventose. A (ri)guardarli dalla riva, parevano vecchi bufali malati.

Sulla riva, ancora una volta, c’è lui: anche da Risorto torna in un posto che l’aveva reso felice. Ritrova la stessa scena, gli stessi volti, la stessa mestizia di quell’altra volta, la prima: zero pesci, reti vuote, facce da onoranze funebri. E anche stavolta riprende in mano la situazione: “Non avete nulla da mangiare?”. Mancò poco, c’è da crederci, che stavolta si venisse alle mani: “Tutto sì, ma non oltre!” deve aver pensato qualcuno di loro. Che, affranto, gli rigetta il no che più no non si può: “No!”. 

Ci sta che qualcun altro dei sette, a conti fatti, abbia tirato su il naso dal fastidio, sentendosi mettere il coltello nella rete: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. Ancora parole: il bla-bla-bla del bla-bla-bla? La rete, per la cronaca, la gettarono. Sempre per la cronaca, va detto che la rete quasi si spezzò dal quantitativo di pesci pescati. Con l’aggiunta dei pescatori pescati assieme con i pesci! Tanta è l’infelicità che, pur rivedendo una scena loro familiare, manco riconobbero il gran ritorno dell’Amico. Che si reinventò disperatamente, anche di fronte all’evidenza: il suo, a conti fatti, è il sogno tenace e impossibile di un Amore che, anche stavolta, aggiunge un tocco romanzesco alle loro esistenze. Togliendo loro il fiato: “Venite a mangiare!”.

Dopo aver lavato loro i piedi vestendosi da servo, dopo averli fatti cenare a mo’ di padre di famiglia, stavolta esagera: si improvvisa cuoco, per una cenetta a base di pesce arrostito. C’è un qualcosa di singolare nell’aria, quasi che certe persone si fermino (nel cuore) anche quando vanno via. Quell’uomo seduto con loro ha tratti familiari, l’accento è quello, lo sguardo è lo stesso: “E nessuno dei discepoli osava domandargli: ‘Chi sei?’. Sapevano bene che era il Signore”. E sapevano bene che, sotto sotto, l’avevan tradito abbandonandolo al suo destino quella notte. 

L’imbarazzo di ghiaccio lo rompe Lui stesso, (ri)partendo dall’uomo più fragile della compagnia: quello che giurava, tempi addietro, d’esser un gran fenomeno, non specificando in quale disciplina. Eccoli, faccia a faccia, dopo il voltafaccia di quella serata. C’è il fuoco, anche stasera. Al posto della serva, però, c’è l’Amore tradito: “Simone, mi ami?”. Il tradito ritorna a farsi seduttore di cuori. Tre volte rinnegato, tre volte in ginocchio da Pietro: sembra proprio che Cristoddìo abbia ancora bisogno di quello sguardo così friabile da apparirgli affidabile. Non lo rimprovera, non gli rinfaccia nulla, non è uomo da ripicche: ciò che cerca è di ricucire al più presto la ferita. “Tranquillo, Pietro: l’amore è come lo spigolo del letto: sai com’è fatto, ma ogni tanto ci sbatti. Mai capitato?”. E lui, il pescatore, si arrende: “Signore, tu sai tutto” (cfr Gv 21,1-19). Sapeva, il Cristoddìo, che certi amori non finiranno mai: fanno dei giri immensi e poi ritornano (A. Venditti). Amen e così sia.

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