A trent’anni dalla loro nascita – avvenuta nel dicembre 1991 – le Fondazioni di origine bancaria sono ancora vive e in ragionevole salute: almeno nella fascia alta fra le 86 “sorelle” dell’Acri, il segmento che raggruppa gli Enti detentori del grosso dei 40 miliardi di patrimonio di sistema. Nulla è mai scontato: e in pochi , quattro anni fa a Parma, avrebbero pronosticato cosa sarebbe accaduto – anche attorno alle Fondazioni – prima del venticinquesimo Congresso nazionale, che si apre oggi a Cagliari.
L’emergenza Covid non ha trovato impreparati gli Enti: che hanno risposto su entrambi i fronti loro assegnati dalla Legge Ciampi e dalla fondamentale pronuncia della Corte Costituzionale nel 2003. La crisi sanitaria e sociale ha visto le Fondazioni intervenire sia nel provvedere welfare sussidiario supplementare che nel sorreggere le trincee mediche (anche nel settore della ricerca). Ma non è stata rallentata – semmai anzi rafforzata – la proiezione nel “supporto allo sviluppo economico locale” con un’attenzione specifica alla creazione di occupazione e imprenditorialità – soprattutto giovanile – attraverso formazione e innovazioni (cruciale il moltiplicarsi degli acceleratori tecnologici d’impresa in partnership con le università).
Nel frattempo gli Enti non sono arretrati dal presidio delle grandi banche nazionali: neppure quando il valore e la redditività della grandi partecipazioni detenute è stata fortemente erosa da una prolungata congiuntura negativa. Il “fieno” accumulato prudenzialmente dalle Fondazioni negli anni più favorevoli ha consentito di far fronte sia alle svalutazioni patrimoniali, sia alla riduzione dei flussi di dividendi fondamentali per alimentare i flussi delle erogazioni sui territori.
Il “qui e ora” delle Fondazioni – che hanno stanziato in tempo reale due milioni per i profughi ucraini – appare quindi correttamente impostato: nell’accogliere, in particolare, le sfide del Pnrr/Recovery che la crisi di Kiev non sta superando, ma anzi accentuando nella loro strategicità. Il Congresso Acri di Cagliari – il primo presieduto dal leader della Compagnia San Paolo Francesco Profumo, successore di Giuseppe Guzzetti – è chiamato a registrare e affinare l’agenda: che ha già segnalato un importante annuncio nel “fondo per la Repubblica Digitale”, dotato di 300 milioni per spingere sul piano educativo la transizione digitale del sistema-Paese. Si tratta di un esempio realizzativo dell’indicazione titolo del Congresso: “Lungo le strade dell’eguaglianza”.
La promozione di una democrazia evoluta è la missione di lungo periodo che la Corte Costituzionale ha additato alle Fondazioni che una ventina d’anni fa hanno resistito a un tentativo ri-pubblicizzatorio. La loro pretesa di essere considerate soggetti privati – esemplari dell'”organizzazione delle libertà sociali” ridisegnata dalla riforma del Titolo V della Carta – è stata riconosciuta, sebbene non senza condizioni. L’autonomia dalla politica (soprattutto dagli enti locali detentori dei poteri di designazione dei membri degli organi di indirizzo), la sana e prudente gestione dei patrimoni e la capacità di inserirsi in modo efficiente ed efficace in reti socio-economiche territoriali sempre più fitte, complesse e interconnesse, rimangono le materie d’esame che le Fondazioni dell’Acri sono quotidianamente chiamate a superare.
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