Se l’Italia ha potuto aprire in questi giorni canali alternativi di approvvigionamento energetico in Africa lo deve a una sua grande azienda: l’Eni. Lo deve all’eredità del suo fondatore: Enrico Mattei. Non può dimenticare – un Paese oggi premuto su tanti fronti di crisi – le azioni di Mattei, che sono state le sue “lezioni”, talora controverse e scomode, allora come oggi. Ma tutte importanti, tutte ancora vive: nonostante Mattei sia morto da 60 anni, probabilmente vittima di un attentato “geopolitico”.
Mattei è stato uno dei leader della guerra di liberazione in Italia. Non ebbe dubbi sulla scelta democratica, maturata nella genesi di un nuovo impegno politico dei cattolici nel Paese post-fascista. Non ebbe esitazioni – per questo – a combattere il nazifascismo a fianco di forze molto diverse in campo fra il 1943 e il 1945: una celebre foto lo ritrae assieme al leader dei partigiani comunisti, Luigi Longo. Per Mattei (amico fraterno di Giorgio La Pira) la via del futuro – oltre la guerra, nella pace – era nel confronto politico e nella competizione economica. Dentro e fuori l’Italia.
Mattei – imprenditore chimico privato – si ritrovò dopo la guerra a capo di una piccola azienda pubblica che avrebbe dovuto liquidare sul nascere: l’Agip era stata creata dal regime fascista per promuovere un’improbabile autarchia energetica. Mattei ne fece la prima pietra di una multinazionale; ma non cessò mai di trivellare alla ricerca del gas e petrolio in Italia (e lo trovò).
Mattei creò dal nulla – nell’Italia democratica e repubblicana – un’industria di Stato che fin dal primo boom è una scuola di managerialità e ricerca tecnologica a livello globale.
Mattei varcò il Mediterraneo dall’Italia verso l’Africa e il Medio Oriente, stracciando definitivamente le carte di un morente colonialismo imperialista. Il gas “d’emergenza” che nei prossimi mesi giungerà in Italia percorrerà a ritroso il cammino pionieristico del fondatore dell’Eni.
Nel pieno della Guerra Fredda, quando a Berlino veniva alzato il Muro, Mattei volle anche scavalcare la Cortina di ferro e sedersi al tavolo con i vertici dell’Urss per discutere di forniture di petrolio. L’Italia fu contestata per questo nel consiglio Nato. Mattei precipitò con il suo aereo nei giorni della crisi di Cuba. Però l’Eni è cresciuta anche dopo di lui: fino a oggi.
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