La rivoluzione e la gratitudine

Siamo diventati incapaci di perdonare, i valori che trasmettiamo non mettono radici. Solo la gratitudine può cambiare il mondo

Le immagini della polizia israeliana che carica il corteo funebre della giornalista cattolica e palestinese Shiren Abu Akleh, uccisa lo scorso 11 maggio durante un’operazione delle forze speciali di Gerusalemme nel campo profughi di Jenin, aprono la porta a diverse considerazioni. Vedere i soldati che attaccano il cordoglio di amici e parenti fino a far cadere la bara a terra riporta d’un tratto alla mente la scena su cui si fonda tutta la cultura occidentale, l’atto di pietas con cui Achille riconsegna il corpo di Ettore a Priamo, il re di Troia ormai prossimo alla sconfitta.

È in quel gesto che si compie il colpo di scena forse più affascinante della letteratura mondiale: c’è un confine oltre il quale non esistono guerre, schieramenti, idee. E questo confine è quello dell’umano: il rispetto dell’umano, fino al rispetto della morte, è ciò che segna in modo radicale la civiltà nata dal cuore di Atene e dalla mente di Roma, al punto tale che lo stesso cristianesimo avrà successo proprio per l’inaudita notizia di un Dio che sceglie l’umano e che rispetta la morte fino a vincerla.

Eppure oggi di tale rispetto spesso non ne vediamo neppure l’ombra. Colpisce come si chieda con forza alla scuola di inculcare nelle menti dei giovani i valori della civiltà, quasi che l’importanza di una cosa si possa trasmettere in modo meccanico, senza alcun lavoro di appropriazione da parte del discente. Il fallimento di questa cultura, fondata in ultima istanza sul senso di colpa e sul moralismo, è evidente dinnanzi alle prime vere difficoltà dell’esistenza: tutta l’educazione presuntuosamente trasmessa salta per aria come l’etichetta di una banana. Non c’è educatore attento e appassionato che in fondo non si domandi in che modo le cose che prova a comunicare potranno mettere radice nella vita dell’altro.

Certamente aiuta portare l’attenzione a come in questi giorni di Pasqua i Vangeli della liturgia feriale sottolineino con insistenza il rapporto, il legame, tra Cristo e il Padre, quasi a dirci che ciò che veramente doveva stupirci del falegname di Nazareth non era tanto lui quanto la relazione tra Lui e il Padre. Ciò che impressiona e cambia un ragazzo non sono individualità particolarmente dotate, bensì il lavoro che avviene in queste individualità, la loro appartenenza ad altro: quello che educa te è il lavoro che accade dentro di me.

Se io non sono un adulto al lavoro, ma sono un adulto tutto teso al fare o al dire o al polemizzare, niente di quello che dirò cambierà davvero la classe o il gruppo di ragazzi in cui sto. La rivoluzione non sgorga dalla forza di un nuovo padrone, ma dal dolore di un servo in cammino. Il mondo ipocrita in cui siamo oggi, che ripete le cose giuste sperando che accadano e si scandalizza di quelle sbagliate, ha perso il contatto con se stesso, con la fatica che ci vuole a diventare umani. Ma da che cosa nasce questo lavorio interiore? Dove trae la sua origine questo essere davvero adulti in un modo di adolescenti, di persone alle prese con la crisi del percepirsi vivi?

Tutto inizia da una gratitudine: ciò che mi mette al lavoro su di me non è una decisione etica o un trasporto sentimentale, ma la gratitudine per Qualcuno che c’è e che si prende cura di me. La gratitudine per un Altro che è al lavoro da sempre. Solo chi è grato è disponibile a cambiare, solo chi è perdonato è capace di ricominciare. E Dio solo sa quanto tra quegli uomini, palestinesi e israeliani, ma anche russi e ucraini, ci sia bisogno di perdono per tornare a rispettare l’umano. Per tornare a cercare la pace. Non sono gli ammonimenti che educano o cambiano la storia, ma uomini e donne grati che rompono il tabù più grande. Quello di entrare dentro se stessi per abbracciare il bambino che ci abita e che ci aspetta. E che non desidera altro di tornare a parlare.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI

Ti potrebbe interessare anche

Ultime notizie

Ben Tornato!

Accedi al tuo account

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

Recupera la tua password

Inserisci il tuo nome utente o indirizzo email per reimpostare la password.