Kant diceva che l’educazione era la sfida più grande che ci viene posta. Sia a livello nazionale che internazionale, l’educazione continua a essere al centro di molte politiche pubbliche ed è motivo di molte discussioni. L’attualità educativa internazionale può contare su due documenti importanti, Educazione 2030 e Ripensare insieme al nostro futuro: un nuovo contratto sociale per l’educazione. 

Educazione 2030 è un documento promosso dall’Unesco e da altre organizzazioni internazionali, alla cui elaborazione hanno partecipato più di 160 Paesi e centinaia di organismi della società civile. Il suo obiettivo è quello di concretizzare l’accordo politico raggiunto con l’obiettivo 4 della dichiarazione sullo sviluppo sostenibile: “Garantire un’educazione inclusiva, equa e di qualità e promuovere opportunità di apprendimento per tutti per tutta la vita”. Questo obiettivo sostituisce il precedente “obiettivo di sviluppo per il secondo millennio”: assicurare a tutti la formazione primaria. 

Ripensare insieme al nostro futuro è invece un documento prodotto da una commissione internazionale creata dall’Unesco e presieduta dal presidente dell’Etiopia, Sahle Work Zewde, e ha lo scopo di mostrare lo stato attuale dell’educazione, ma soprattutto di centrare il dibattito mondiale sulle caratteristiche che deve avere l’educazione per far fronte alle sfide del futuro, un futuro che sia equo, pacifico e sostenibile. La forza di questi documenti sta nella capacità di catalizzare il consenso permettendo alla comunità internazionale di pensare al futuro insieme, e come famiglia umana. 

Tutti e due i documenti meriterebbero un’analisi approfondita e una lettura articolata, a motivo della quantità dei temi che affrontano: ma vale la pena di sottolineare almeno due temi: l’accento sull’insegnamento di qualità e il superamento del dibattito pubblico/ privato in educazione. 

La qualità dell’educazione non è mai stata così importante. Questi documenti sottolineano che non basta concentrarsi sui tassi di scolarità e sull’alfabetizzazione per far sì che l’educazione sia veramente un diritto umano, e sia capace di trasformazione per affrontare le sfide del XXI secolo. La comunità internazionale esige un salto qualitativo per la realizzazione di questo diritto, un salto qualitativo che tenga presente l’approccio culturale, promuova un apprendimento che permetta un dialogo fra visioni del mondo di pari dignità, e realizzi un’educazione inclusiva che duri tutta la vita. Se l’educazione non è di qualità, il diritto all’educazione non si realizza. 

Da un altro punto di vista, questi documenti avvertono che il dibattito che oppone educazione statale e non statale non serve a far fronte alle sfide educative contemporanee. La comunità internazionale fa sua l’idea del pedagogista brasiliano Paulo Freire “non esiste educazione senza società umana, e non esiste uomo al di fuori di essa”. In questo senso, non si può puntare a un progetto che prevede un accrescimento di politiche verticali “Stato/bambino”, ma si deve pensare all’educazione come a un bene comune in cui tutti gli attori sono parte della soluzione. Si guarda con fiducia a genitori, insegnanti, società civile, scuole non statali: lo Stato ha un compito di garante, ma tutti gli attori sono percepiti come alleati. 

Certamente, come ogni opera umana, questi documenti hanno margini di miglioramento, ma cerchiamo di evitare che il rumore dell’albero che cade ci distragga dal rumore del bosco che cresce. La comunità internazionale può guardare al futuro con un’agenda concordata, cosa sempre più rara, e con un contenuto ragionevole, ambizioso e rispettoso dell’uomo. 

Quasi nello stesso momento, nell’ ottobre 2021, in occasione della Giornata mondiale degli insegnanti ed educatori, papa Francesco ha chiesto di aderire al Patto Educativo Globale, un documento che chiunque abbia rapporti con l’educazione cattolica – genitore, insegnante, amministratore, dirigente – dovrebbe leggere. Il documento è compatibile con l’agenda internazionale, e prevede sette punti: 1) mettere al centro la persona; 2) ascoltare le nuove generazioni; 3) promuovere la donna; 4) responsabilizzare la famiglia; 5) aprirsi all’accoglienza; 6) rinnovare l’economia e la politica; 7) prendersi cura della casa comune. 

Come dice Papa Francesco, “L’educazione è sempre un atto di speranza che, dal presente, guarda al futuro”. Pensiamo di avere altre opportunità che la comunità internazionale si metta d’accordo? E vogliamo perderla?

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