Quelli che… “l’ha detto l’Europa”. Nel giro di una settimana il parlamento europeo ha sentenziato due volte: una sull’auto elettrica e una sull’aborto. La prima direttiva stabilisce che dal 2035 potranno essere vendute nel Paesi dell’Unione Europea solo auto elettriche. La seconda che l’aborto è un diritto umano che anche (addirittura!) gli Stati Uniti dovrebbero guardarsi bene dal togliere dalla costituzione federale. Entrambe sono state sostenute da liberali e socialisti mentre i popolari si sono divisi, un po’ a favore, un po’ contro.
La direttiva sull’auto elettrica, e sulla messa al bando di auto con motore a scoppio o diesel, appare una forzatura in quanto non considera tutti i fattori in gioco. Problemi che chiedono la responsabilità di una risposta. La disoccupazione: 500mila posti di lavoro eliminati e 200mila nuovi posti per l’elettrico, cioè 300mila persi. L’assetto industriale di un Paese: l’Italia potrebbe valorizzare i biocarburanti, che sono fortemente decarbonizzanti, almeno in una ragionevole fase di transizione. Niente da fare. Rischiamo di finire in mano alla Cina? Altroché: oggi tre quarti delle batterie sono prodotte in Asia, metà solo in Cina. Pechino inoltre controlla all’80 per cento le risorse minerarie necessarie. Inoltre: l’energia elettrica non si produce da sé e solo in parte potrà essere prodotta con fonti rinnovabili; dalle nostre parti prevalentemente si produce col gas. Poi c’è il problema dello smaltimento di miliardi di batterie esauste su cui non è ancora stata individuata una soluzione.
Allora perché il parlamento di Strasburgo stressa sull’elettrico? Cerco di scartare le due ipotesi che mi vengono in mente: ossequio ideologico ai dogmi del politically correct, oppure cedimento alle lobby. Cerco di scartarle, ma non me ne viene in mente una terza. Sarà che a pensar male si fa peccato ma si indovina?
Di sicuro questo vale per l’altra, ben più grave e scomposta, performance. La risoluzione sull’aborto. La maggioranza degli europarlamentari avverte l’urgenza inderogabile di sancire l’aborto non come possibilità lasciata alla legislazione ordinaria di ogni Paese, in base alla sua cultura, tradizione e alle sue maggioranze, ma come diritto umano inderogabile. Ammoniti Polonia, Ungheria, Croazia, Malta. Cartellino giallo rinforzato per l’Italia, i medici obiettori non dovrebbero esistere, perché le motivazioni culturali o religiose, dicono da Strasburgo, non possono essere accampate quando si tratta dell’inviolabile diritto “umano” all’aborto.
E il sommo valore, anche illuministico, della libertà di coscienza? Andava bene contro la Chiesa, adesso è acqua passata. L’euro-deliberazione non si dimentica di chiamare i maschi alla par-condicio contraccettiva: se la donna compra la pillola, l’uomo compri i preservativi. E poi la fa proprio fuori dal vaso, abbondantemente, quando travalicando i limiti istituzionali e del senso del ridicolo, “incoraggia” il presidente Biden a garantire negli Usa l’accesso all’aborto sicuro e legale; chiedono al governo del Texas e a diversi altri Stati americani di abrogare rapidamente norme limitative e di allinearsi con “i diritti umani delle donne tutelati a livello internazionale”. Ma il colpo grosso è il monito niente meno che alla Corte suprema degli Stati Uniti a non cancellare la sentenza Roe vs. Wade del 1973 che ha sancito la tutela costituzionale del diritto all’aborto. La Corte, va ricordato, ha una maggioranza repubblicana-conservatrice, un po’ aleggia l’ombra di Trump e Biden ha bisogno di essere incoraggiato.
Anche qui, da parte dell’Europa, furore ideologico oltre ogni buon senso e rispetto delle competenze istituzionali. E, sempre pensando male, subalternità a lobby o interessi o consorterie di obbedienza democratico-statunitense.
Il lato triste di un’Europa culturalmente e politicamente subalterna. Conflitti nel mondo, diritti delle donne putacaso ucraine (ma anche russe), povertà in crescita in Europa, rischi di recessione? Lì non valgono ideologia e lobby. Vale rappresentare il popolo e indicare risposte ai suoi bisogni.
Quelli che… “l’ha detto l’Europa”? Ma mi faccia il piacere!
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