Sono passati quattro mesi da quando Katerina Zavizion è stata arrestata con i suoi figli per aver portato fiori e protestato contro l’invasione russa davanti all’Ambasciata ucraina a Mosca. Quattro mesi dopo la popolarità di Putin rimane intatta, con quasi l’80% dei russi che sostiene la cosiddetta “operazione speciale”. Perché non c’è un’enorme folla di Katerina nel Paese? 

Dopo l’inizio della guerra è stata approvata una legge che prevede fino a 15 anni di carcere per chi diffonde informazioni sul conflitto che non sono quelle ufficiali. Ma non è la legge repressiva ad aver creato una mentalità pro-Putin. La legge può essere applicata perché Putin ha favorito una mentalità che ha quasi distrutto la capacità critica (la distruzione non è mai totale) e con le fake news ha creato una dissociazione tra ciò che viene raccontato e ciò che accade. Questa dissociazione è tipica dei sistemi autoritari e fonda la sua forza sulla messa in discussione dell’esperienza primordiale dei cittadini. Chi controlla le risorse dello Stato nega il valore di quell’esperienza perché proviene da persone non sufficientemente istruite nella “verità ufficiale”. Il sistema alimentato da Putin è un tipico sistema chiuso: il potere viene usato per allontanare dalla realtà, per dissociare il pensiero dall’esperienza. 

Questa dissociazione non è tipica solamente dei sistemi chiusi. Nei nostri sistemi democratici e aperti ci sono poteri, meno facilmente identificabili, che favoriscono la separazione tra vita e verità. Lo fanno omologando le coscienze con meccanismi diversi: l’autosfruttamento del lavoro, il consumo, la colonizzazione dell’attenzione nel capitalismo digitale, le ideologie identitarie ne sono alcuni esempi. Ecco perché è così importante preservare le libertà essenziali, specialmente quella di assemblea, in modo che la coscienza possa risvegliarsi e non essere sepolta, soprattutto, dal dominio economico. 

Ci sono più modelli. Le “democrazie illiberali”, formula a cui l’Ungheria si avvicina sempre di più, hanno la pretesa di creare sistemi chiusi per imporre o facilitare dall’alto la dissociazione tra verità e vita. Questi sistemi non reggono mai nel tempo. È successo con la “verità” dell’homo sovieticus. Non appena il regime creato da Lenin e Stalin vacillò, i cittadini dei Paesi dell’Est abbracciarono appassionatamente il furore capitalista. È successo con la Spagna di Franco, un’altra alleanza tra trono e altare. Non appena la dittatura cominciò a indebolirsi, la secolarizzazione che avanzava da decenni venne a galla. 

Le alleanze tra trono e altare, nella misura in cui rinunciano alla libera adesione, accelerano questi processi di secolarizzazione. È ciò che sta accadendo in Medio Oriente. L’espansione del salafismo e del wahhabismo, grazie al sostegno di alcuni governi nei Paesi a maggioranza musulmana, non rafforza l’Islam, ma lo indebolisce. È una storia antica. Il Sant’Agostino delle Lettere difende, ad esempio, l’uso della paura e della forza coercitiva dell’Impero affinché i donatisti abbandonassero i loro errori eretici. Ancora oggi alcuni pensano che in un sistema aperto la sentenza di un tribunale, i divieti o il diritto penale possano aiutare a superare la dissociazione o a riconquistare verità “evidenti”. Non si può sottovalutare la capacità della legge di favorire aspetti di una certa mentalità o di accelerarne lo sviluppo, ma è un’illusione suprema attribuire alle leggi e alle sentenze un cambiamento delle persone che avviene sempre in un altro modo. 

Conviene essere molto modesti e prudenti quando si valuta la capacità umana di tenere insieme la vita e il pensiero, di riconoscere le cose come sono, di mantenere vive evidenze che una volta erano molto chiare. La storia, la cultura, l’istruzione e molti altri fattori aumentano la dissociazione ed è ingenuo pensare che le leggi consentano di correggerla. Lo Stato non può e non deve ergersi a portatore e garante del senso della vita e di ciò che ne consegue. Lo Stato non può imporre un pensiero unico, anche se è “vero”. La verità, inoltre, è sempre storica, relazionale e vi si accede solo attraverso la libertà. Questo vale per le verità più grandi e anche per quelle più piccole. Sant’Agostino della Città di Dio insiste sul fatto che le leggi umane devono rimanere umane senza pretendere di essere divine. 

L’unico cambiamento reale è quello che nasce dal basso. Per questo Katerina Zavizion è scesa in piazza. Il cambiamento è quello che nasce dalle relazioni tra persone che non sono dissociate, tra persone che non permettono che la propria esperienza primordiale sia messa in discussione. La fretta di rendere questo cambiamento visibile ed efficace non è buona. Pianificare il modo in cui si può estendere è controproducente. La libertà non è calcolabile. In ogni caso sarà lento, con molti passi indietro. L’origine dovrà spesso essere riconquistata. La dissociazione viene superata solo quando qualcosa di non pianificato accade più volte, quando qualcuno lo supporta in un modo che non può mai essere descritto da un algoritmo.

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